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Lunedì 28 GIUGNO 2010
Diabete di tipo 2: ecco una nuova opzione terapeutica

Nuovi risultati di studi di fase III dimostrano che linagliptin, sia in monoterapia che in terapia di associazione, migliora il controllo glicemico in modo clinicamente significativo.

Sono stati presentati nel corso della settantesima edizione del Congresso dell’American Diabetes Association i risultati di alcuni  studi di fase III su linagliptin, un nuovo inibitore sperimentale della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4) sviluppato da Boehringer Ingelheim. I dati hanno evidenziato che il farmaco riduce la glicemia in maniera statisticamente significativa con il mantenimento di tali effetti nel tempo. Il controllo glicemico è stato valutato in termini di emoglobina glicata (HbA1c), di glicemia plasmatica a digiuno e di glicemia post-prandiale.
Dagli studi è emerso inoltre un profilo di sicurezza molto positivo, con una percentuale complessiva di eventi avversi paragonabile a placebo. Inoltre, linagliptin ha dimostrato di essere molto ben tollerato, di non avere ripercussioni sul peso corporeo, di non aumentare il rischio di interazioni con altri farmaci e di non aumentare il rischio di ipoglicemia, sia quando assunto da solo che in associazione a metformina o pioglitazone.
“Molti pazienti con diabete di tipo 2 in terapia con antidiabetici tradizionali non riescono a raggiungere il controllo glicemico e a mantenerlo nel tempo”, ha commentato Julio Rosenstock, direttore del Centro di endocrinologia e diabete al Medical City Dallas Hospital. “A ciò si aggiunge l’aumento del rischio di ipoglicemia riscontrato con alcuni di questi farmaci tradizionali che a sua volta incrementa il pericolo di complicanze fra cui le nefropatie, che colpiscono la maggior parte dei diabetici. Benché la compromissione della funzionalità renale sia assai diffusa in questi pazienti, spesso non viene diagnosticata in fase precoce con il rischio di non poter somministrare da subito la migliore terapia”.
“Con linagliptin - ha aggiunto - gli studi ci confermano che solo il cinque per cento di questo farmaco viene escreto per via renale. I dati disponibili a oggi mostrano che con linagliptin non sarebbero necessari aggiustamenti di dosaggio, e questo potrebbe rappresentare un grande vantaggio non solo per i pazienti diabetici di tipo 2, con diagnosi di compromissione renale, ma anche per quei pazienti a rischio di sviluppare tali complicanze, rendendo più semplice per i medici la scelta della terapia ottimale per questi casi”, ha concluso lo specialista. 

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