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Sabato 09 NOVEMBRE 2019
L’attuale condizione dei corsi di osteopatia italiani è molto grave



Gentile Direttore,
ho riscontrato con piacere che la lettera sui corsi di osteopatia non autorizzati è stato uno degli articoli del Vostro Quotidiano più letti in quest'ultima settimana. A testimonianza e a sostegno della giusta denuncia riportata, riferisco brevemente la mia esperienza di laureato nella stessa diciplina e alcune semplici considerazioni.
 
Il mio titolo di studio fa riferimento a Decreti legge di una Nazione europea che disciplina la formazione in Ostteopatia. le cui modalità pedagogiche risultano pertanto inquadrate ed espressamente definite da apposite norme. Infatti, nello stesso contesto internazionale il profilo dell'osteopata viene descritto in tal modo: "l'osteopata, mediante approccio sistemico e diagnosi osteopatica effettua mobilizzazioni e manipolazioni [...] allo scopo di conservare o migliorare lo stato di salute delle persone, con l'esclusione di patologie organiche che necessitino di interventi terapeutici medici, chirurgici, farmacologici o attraverso agenti fisici ". Interventi sanitari questi ultimi a cui l'osteopata deve essere in grado di indirizzare i pazienti - ndr.
 
Considerati il ruolo sanitario preventivo e interdiciplinare della stessa professione e la prospettiva terapeutica della specifica formazione, mi chiedo come si possa soltanto immaginare che un siffatto professionista possa essersi formato in corsi che non abbiano avuto alcuna autorizzazione e controllo terzo da parte delle autorità competenti e nel rispetto di leggi vigenti. Neppure l'attuale vuoto normativo italiano in materia di formazione ed esercizio dell'osteopatia potrà consentire il riconoscimento a posteriori di corsi autoreferenziali, la cui attendibilità non fosse stata precedentemente riferita a funzione pedagogica legalmente autorizzata.
 
La legge italiana che identifica l'Osteopatia come professione sanitaria (3/2018) prevede giustamente futuri corsi di formazione integrativi per i non aventi titolo. Questa, tuttavia, non riferisce quali e quanti debbano questi corsi, ovvero il valore che possa essere attribuito alla formazione contestabile della maggior parte degli osteopati italiani. Presumendo che anche gli anni di lavoro e l'esperienza scientifica tracciabile possano rappresentare critiri inclusivi, per molti resterà tuttavia la voragine di studi difficilmente sanabili perchè liberamente interpretati da soggetti privati non controllati nei requisiti e nelle modalità di erogazione.
 
Per tali ragioni credo che sia stato giusto denunciare a voce alta la gravità dell'attuale condizione dei corsi di osteopatia italiani, non essendo a mio avviso sufficiente l'invito di un Albo professionale che ha chiesto ai titolari della stessa formazione di notificare ai propri clienti la presumibile inutilità degli studi da loro stessi erogati. La stessa denuncia che origina da questo autentico paradosso, dovrebbe comportare interventi immediati a tutela della salute dei cittadini e del diritto allo studio di migliaia di studenti nel nostro Paese.
 
Anziché rinviare agli anni a venire la contestazione delle formazioni che sono già contestabili oggi, ci aspettiamo dallo Stato provvedimenti immediati e tutelanti per tutti. Dal mio punto di vista, affinché la professione che molti di noi hanno appreso con sacrifici in corsi autorizzati non venga ulteriormente svilita dall'inerzia delle istituzioni e dall'opportunismo di chi ha beneficiato e ancora beneficia dell'assenza di leggi e controlli.
 
Stefano Margara
Osteopata D.O. laureato all'estero

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