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Lunedì 18 NOVEMBRE 2019
Hiv: “Non rilevabile-non trasmissibile”. Nessun pericolo di contagio tra i partner se la persona sieropositiva è in terapia da almeno 6 mesi e con viremia non rilevabile. Il documento di consenso di infettivologi e pazienti

Predisposto da Simit in collaborazione con le organizzazioni di lotta all’Hiv, un documento di consenso con le fattispecie di rischio/evidenza e che sarà alla base di messaggi e campagne mirate alla diffusione del concetto U=U undetectable=untrasmittable (Non rilevabile = Non trasmissibile). “Un principio che combatte discriminazione e pregiudizi e favorisce l’accesso al test per l’Hiv, negarlo o ignorarlo crea un danno sociale gravissimo a partire dalle troppe diagnosi tardive che ancora si registrano nel nostro Paese”

Una persona Hiv positiva in terapia da almeno sei mesi e con carica virale non rilevabile (< 200 copie/ml), non può infettare il/la proprio/a partner.
 
È questo il messaggio che arriva dalla “Consensus Conference Italiana su UequalsU” (U=U undetectable = untrasmittable, U=U NON rilevabile = NON trasmissibile) organizzata nella capitale, lo scorso 12 novembre al Ministero della Salute, promossa da Simit (Società di malattie infettive e tropicali), Icar (Italian Conference on Aids and antiviral Research) e dalle associazioni di lotta all’Hiv (Anlaids, Arcigay, Asa, Arcobaleno Aids, Cica, Cnca, Comitato per i Diritti civili delle prostitute, Lila, Mario Mieli, Nadir, Nps Italia, Plus, I Ragazzi della panchina).

Un incontro che ha dato vita a un documento di consenso. Con la collaborazione delle organizzazioni di lotta all’Hiv, Simit ha predisposto un corposo documento che elenca le fattispecie di rischio/evidenza e che anche in Italia sarà fonte di messaggi e campagne mirate alla diffusione del concetto U = U.
 
L’evidenza della non contagiosità nella sfera dei rapporti sessuali è frutto di solidissime ricerche che definiscono a rischio zero un rapporto sessuale senza preservativo con una persona in trattamento efficace e viremia soppressa. Dalla prima affermazione di questo dato scientifico dalla Coorte Svizzera nel 2009, la ricerca ha fornito dati rilevati su migliaia di persone fino al 2018, anno della definitiva conferma di U = U con la pubblicazione degli studi PARTNER.
 
Ugualmente l’assenza di infezioni da Hiv a seguito di incidenti con scambio di sangue in contesti lavorativi sanitari tra pazienti/operatori con Hiv, ma in terapia efficace e carica virale non rilevabile, e pazienti/operatori Hiv -negativi fornisce l’evidenza che, anche in ambito diverso da quello sessuale, una persona con Hiv in terapia da almeno sei mesi e con viremia non rilevabile (< 200 copie/ml) non deve essere oggetto di precauzioni particolari o di limitazioni alla propria attività lavorativa
 
“Tutte le persone che vivono con l’Hiv hanno diritto a informazioni accurate sulla loro salute sociale, sessuale e riproduttiva – ha detto Carrie Foote alla Conferenza sui retrovirus e le infezioni opportunistiche (CROI 2019) a Seattle – Inoltre, U=U incoraggia l’accesso al test e alle cure precoci fornendo una forte argomentazione di salute pubblica per eliminare gli ostacoli all’assistenza universale”.
 
La netta presa di posizione di Simit e del panel di esperti che ha partecipato ai lavori lancia le basi per diffondere il messaggio di U = U, concetto scientifico che assume valore sociale, politico e giuridico in favore della prevenzione, del test e della terapia, contro la discriminazione e la criminalizzazione delle persone con Hiv, permettendo alla popolazione generale di conoscere e approfondirne il concetto e la sua validità contribuendo quindi al superamento di paure e stigma ancora molto forti nel nostro paese.
 
“Affermiamo quindi in modo chiaro e fermo – hanno sottolineato le Associzioni – che il principio UequalsU combatte la discriminazione e pregiudizio e favorisce l’accesso al test per l’Hiv, negarlo o ignorarlo crea un danno sociale gravissimo a partire dalle troppe diagnosi tardive che ancora si registrano nel nostro paese”.

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