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Mercoledì 20 NOVEMBRE 2019
BPCO. Monitoraggio migliora grazie ad uso combinato di smartphone e pulsossimetro

Tutti i 38 pazienti arruolati nel progetto di sperimentazione Ats/Assl Cagliari, Lanusei e Nuoro sono riusciti ad evitare complicanze causate dalla Broncopneumopatia grazie al rivoluzionario kit basato sull'uso combinato di uno smartphone e di un pulsossimetro per il monitoraggio. In particolare per un paziente si è potuto evitare lo scompenso cardiaco e per gli altri 8 un riacutizzarsi della malattia

Ben 9 pazienti sui 38 (10 donne e 28 uomini) affetti da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), arruolati dal 30 novembre 2018 nel progetto di sperimentazione del rivoluzionario dispositivo che consente di tenere sotto controllo l'insidiosa patologia progressiva (l'Organizzazione Mondiale della Sanità la classifica come terza causa di morte al mondo), hanno evitato un peggioramento del proprio stato di salute e un probabile ricovero in ospedale grazie al kit basato sull'uso combinato di un comunissimo smartphone e di un pulsossimetro, brevettato da BPCOmedia srl, la dinamica start-up, spin off dell’Università Campus Biomedico di Roma capitanata da Giuseppe Capasso, direttore del Laboratorio di Ricerca & Sviluppo afferente ai Laboratori di informatica applicata.

Il progetto, che è stato inserito in un protocollo sperimentale avviato in collaborazione con l'Azienda per la Tutela della Salute della Sardegna/ASSL Cagliari, Lanusei e Nuoro, ha previsto l’utilizzo di un’applicazione per telefonini che elabora i dati raccolti quotidianamente dal paziente con il pulsiossimetro (un piccolo strumento che si applica ad un dito della mano e che rileva quanto ossigeno è presente nel sangue e la frequenza cardiaca) ed è in grado di “prevedere” le riacutizzazioni e segnalarlo al medico di base.

In particolare per un paziente si è potuto evitare lo scompenso cardiaco e per gli altri 8 un riacutizzarsi della malattia. Ma va precisato che tutti i 38 pazienti oggetto dello studio dal titolo “Sistema di auto-monitoraggio basato su un algoritmo predittivo per il supporto alla diagnosi precoce di riacutizzazione di BPCO”, grazie al kit BPCOmedia hanno potuto risparmiarsi tutte le complicanze (incluso il sempre noioso ricovero in ospedale) causate dalla Broncopneumopatia, capace di interferire negativamente non solamente sul benessere respiratorio dei pazienti che ne sono affetti, ma anche sul loro benessere mentale, determinando un importante aumento di quei disturbi d’ansia e dell’umore che rappresentano spesso due tra le più dirette conseguenze.

Il progetto è l’evoluzione di una precedente sperimentazione chiamata Expertise (Sistemi Esperti per la Diagnosi Precoce della riacutizzazione della BPCO), ideata nel 2012 attraverso uno studio di ricerca condotto in collaborazione con il Policlinico dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, il Laboratorio di Sistemi di Elaborazione e BioInformatica (CoSBi) della Facoltà Dipartimentale di Ingegneria della medesima università e la ASSL di Lanusei. L’indagine ha consentito di sviluppare un algoritmo che, attraverso i dati registrati dal pulsiossimetro, su migliaia di rilevazioni ha evidenziato l’insorgere di eventuali riacutizzazioni o di situazioni critiche, assicurando un’accuratezza del 98,4%, anche meglio rispetto a quanto fatto in modo naturale dai medici. Nel 2016 la ricerca è stata presentata alla IEEE-EMBS International Conference on Biomedical and Health Informatics (BHI) di Las Vegas (On the Remote Detection of COPD-Related Worrisome Events”–BHI 2016), conquistando la copertina della rivista Ieee Journal of Biomedical and Health Informatics, (vol. 21, N° 2, marzo 2017). Lo scorso anno il sistema di autocontrollo si è aggiudicato la menzione speciale all’edizione 2018 di UniCredit Start Lab, il programma di accelerazione pensato da UniCredit per le startup, dove BPCOmedia srl è stata premiata tra oltre 600 startup, di cui 76 iscritte nella categoria Life Science.

“E’ stato un nostro obiettivo primario – spiega Giuseppe Capasso - sperimentare, attraverso questo dispositivo, dei percorsi di cura per il paziente complesso con BPCO al fine di restituirgli, per quanto possibile, l’autonomia, e offrirgli un Chronic Care Model (CCM) che, attraverso i Medici di Medicina Generale e gli specialisti, lo mettesse in condizione di acquisire autonomia nell’autocontrollo della propria patologia in qualunque luogo si sia trovato ad essere. Pertanto – sottolinea con comprensibile soddisfazione il Direttore di ricerca –, ritengo che questi primi risultati straordinari rappresentino uno standard di salute importante e ci confortano sull'impatto positivo che il kit ha sulla qualità della vita dei pazienti. Inoltre – conclude Capasso – l'assenza di necessità di ricovero ospedaliero, in tempi in cui si auspica sempre più la necessità di ridurre i tassi di ospedalizzazione, spesso inutile e antieconomica, è un'altra conseguenza positiva, da non trascurare”.
 
Elisabetta Caredda

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