quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 13 MARZO 2012
Censis. Italiani vogliono norme più severe su droga, alcol, cibo, fumo, guida e prostituzione

Tra i vari aspetti dell’identikit degli italiani tracciato dal Censis, spunta un approccio decisamente “punitivo” e “repressivo” verso comportamenti considerati dannosi o pericolosi per sé e gli altri. Prevale la delega all'autorità rispetto a meccanismi autoregolatori del comportamento.

Quali sono i valori degli italiani a 150 anni dall’Unità del Paese? Se lo è chiesto il Censis che ha realizzato un’ampia ricerca presentata oggi che offre molti spunti per un’analisi del “chi siamo” oggi.

Per quanto ci riguarda ci soffermiamo su alcuni aspetti analizzati dal Censis, rimandando al testo della ricerca in allegato per il quadro complessivo di questo identikit socio-valoriale.
In particolare ci ha interessato l’approccio ad alcune problematiche controverse come quelle legate alla droga e all’alcol ma anche alla guida pericolosa e alla cattiva alimentazione e ancora al fumo e alla prostituzione.
Con un’insolita chiave di lettura il Censi ha infatti messo in linea questi sei aspetti verso i quali l’approccio degli italiani è decisamente di stampo proibizionistico-repressivo.

Per il 76,3% degli italiani bisognerebbe infatti adottare un approccio più restrittivo nelle problematiche che riguardano l’alcol. Il 73,7% la pensa così per ciò che riguarda le droghe leggere e l’89% per ciò che riguarda le droghe pesanti. E poi l’87% dei cittadini vorrebbe si adottassero misure più severe per contrastare i fenomeni legati alla guida pericolosa e questa deriva restrittiva si estende alla cattiva alimentazione (sulla quale il 47% vorrebbe si praticassero interventi normativi più stringenti). La spinta restrittiva è meno intensa per il fumo, il consumo di sigarette, con il 32,8% che si dichiara soddisfatto dell’attuale legislazione e il 15% che vorrebbe norme più tolleranti.

Nella postsoggettività - sottolinea il Censis - la società è attraversata da pulsioni autoritarie e di fronte al dilagare di una serie di comportamenti che il libero arbitrio valuta come legittimi e praticabili in modo diffuso, ci si rivolge alla legge sperando in un ripristino d’autorità, dall’esterno, di legge e ordine. E’ quasi un segnale – conclude - a-contrario di impotenza, di incapacità nel generare meccanismi autoregolatori delle pulsioni.
  

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA