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Martedì 10 DICEMBRE 2019
Chi salverà le professioni sanitarie (medici “doc” compresi)?



Gentile Direttore,
premetto subito di non avere nessuna intenzione di alimentare una discussione, di per sé irrimediabilmente sterile, basata sui conflitti interprofessionali, le funzioni e le competenze. Non intendo insomma cadere nella trappola innestata dalla dottoressa Barbara Balanzoni, evidentemente vittima dell’imperante cultura dell’odio, frustrata da un Sistema Sanitario Nazionale che non riconosce adeguatamente e non ricompensa come dovrebbe la Professione Medica e, forse, condizionata negativamente dal comportamento poco opportuno di qualche professionista che si ha sempre la sfortuna di incontrare nella vita.
 
Mi chiamo Paolo De Vescovi e sono, da 40 anni, un esponente di una delle varie professioni sanitarie usurpatrici, di cui parla la dottoressa. Non importa quale professione, mi preme ora soltanto ribadire che queste professioni sono state individuate e sono regolamentate dallo Stato Italiano, probabilmente in risposta  ad una reale esigenza organizzativa, e non per sottrarre autorità professionale ai Medici.
 
Tutte le circostanze riportate dalla dottoressa Balanzoni potrebbero essere, con estrema facilità, rivoltate specularmente per ottenere il punto di vista di quell’infermiere che si trova da solo, sull’ambulanza, senza il medico,  a dover somministrare morfina ad un malcapitato, perché così è stato deciso da qualcuno, nell’ottica del risparmio delle risorse.
 
Invito la dottoressa Barbara Balanzoni, e chiunque la pensa come lei, a rivedere queste opinioni. Le strutture pubbliche del Sistema Sanitario Nazionale sono ad un passo dal baratro dello sfascio totale. Incapacità di programmazione sanitaria, sussistenza e radicamento di enormi interessi economici, sensazionalismo mediatico negativo, approssimazione delle scelte politiche ed amministrative, questi sono i nemici da aggredire, queste sono le fonti del malessere che pervade tutti gli operatori sanitari che, come me, vorrebbero essere in pace con se stessi e con il prossimo.
 
La mia pluridecennale esperienza mi induce ad essere convinto che l’equipe medica che funziona è l’equipe medica che si avvale dell’esperienza e della professionalità di tutte le figure necessarie all’ottenimento del risultato, la cui composizione deve essere concordata nell’ottica di ottenere presto, bene ed economicamente il risultato voluto, e non per far prevalere una figura professionale sulle altre.
 
Ho voluto provare ad essere il più sintetico possibile nell’esternare questa mia irrefrenabile opinione, inopinatamente determinata dalla lettura delle lamentele della dottoressa Balanzoni.
 
Chiudo facendomi e facendovi la domanda già indicata nel titolo: chi salverà le professioni sanitarie se prevarrà l’idea di rivendicazione professionale auspicata dalla dottoressa?
 
Dr. Paolo De Vescovi
AORN Santobono-Pausilipon, Napoli

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