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Giovedì 12 DICEMBRE 2019
Incontinenza urinaria. In italia colpite oltre due milioni di donne

È quanto emerso nel corso del convegno organizzato dagli uro-ginecologi della Associazione Italiana di Urologia Ginecologica (Aiug). Per il vice ministro Sileri: “Va riorganizzato il nostro sistema d’assistenza”. E i professionisti sono pronti a collaborare con le istituzioni. “L’obiettivo è definire nuovi percorsi d’assistenza condivisi e uniformi contro una malattia in crescita”

“In Italia l’incontinenza è un problema che va affrontato con molta attenzione, riorganizzando il sistema di prevenzione, cura, riabilitazione e integrazione sociale dei pazienti stomizzati e incontinenti, come previsto nel disegno di legge di cui sono stato relatore al senato della Repubblica. La mia attenzione verso questo problema proseguirà anche nel mio ruolo di Vice Ministro”.
 
È quanto ha dichiarato il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri intervenendo al convegno nazionale Basic Riab - Als Live Surgery organizzato dall’Aiug (Associazione Italiana di Urologia Ginecologica)  oggi a Roma al quale hanno partecipato la Senatrice Paola Binetti, il direttore generale dei dispositivi medici del ministero della salute Marcella Marletta e rappresentanti delle Associazioni dei pazienti Senior ITALIA e Fais, le federazioni delle ostetriche e degli infermieri e i rappresentanti dell’industria.
 
“Per portare avanti questo processo è fondamentale la collaborazione con le società medico-scientifiche come l’Aiug e con le associazioni dei pazienti che possono portare il loro specifico contributo - ha aggiunto Sileri -. Un nostro obiettivo primario, rispetto alla gestione dell’incontinenza, deve essere l’implementazione dei Pdta”.
 
E la società scientifica si è detta pronta collaborare con le istituzioni. “L’incontinenza - ha sottolineato Marzio Angelo Zullo, membro del direttivo nazionale Aiug e presidente del convegno di Roma - non è piccolo disturbo della terza età ma una vera e propria malattia che interessa oltre 2 milioni di donne in Italia. Numeri importanti e in crescita che sottolineano la necessità di definire percorsi d’assistenza condivisi e uniformi”.

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