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Lunedì 23 DICEMBRE 2019
Piano nazionale prevenzione. L’importanza di avere abitazioni sane, sicure ed ecocompatibili

Il nuovo Piano nazionale per la Prevenzione 2020-2025 punta sulla sinergia tra governance delle aziende sanitarie e Comuni al fine di orientare opportunamente rispetto alla domanda di salute che ci viene dalla popolazione l’elaborazione dei regolamenti di igiene edilizia.  In una specifica linea di azione viene poi chiaramente declinata la necessità di avere abitazioni sane, sicure ed ecocompatibili.

Siamo alla vigilia dell’approvazione del Piano nazionale per la Prevenzione 2020-2025 e in questo contesto è determinante la sinergia tra governance delle aziende sanitarie e Comuni al fine di orientare opportunamente rispetto alla domanda di salute che ci viene dalla popolazione l’elaborazione dei regolamenti di igiene edilizia, sviluppando le competenze degli operatori sanitari dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl sul tema degli ambienti confinati e dell’edilizia residenziale. In una specifica linea di azione, presente nella bozza dell’importante strumento programmatorio finalizzato alla salvaguardia e al miglioramento della salute, viene chiaramente declinata la necessità di avere abitazioni sane, sicure ed ecocompatibili.

“È opportuno, ha precisato Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità, fare squadra con gli enti territoriali per una adeguata pianificazione territoriale per la prevenzione primaria delle malattie, convinti che solo la intersettorialità e la multidisciplinarietà possono avviare a soluzione le questioni legate al binomio salute e ambiente”. I regolamenti comunali di igiene ed edilizia costituiscono per i Comuni, come sottolinea Vittorio Carreri, il “pretesto” di aggiornare leggi e regolamenti nazionali, senza stravolgerne i contenuti, alle esigenze del territorio, declinando standard igienici-sanitari per contesti assimilabili alle indicazioni generali, integrando percorsi per la profilassi e la denuncia delle malattie infettive, eliminando o semplificando denunce, certificazioni, accertamenti, attivando procedure virtuose per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e per la gestione di manifestazioni pubbliche legate ad indirizzi autorizzativi prescritti da provvedimenti generale come nel caso dell’applicazione della cosiddetta “Circolare Pantedosi” del Ministero dell’Interno finalizzata alla security e safety nei pubblici eventi.
 
Sono 4 le aree in cui i Regolamenti di Igiene “possono dire la loro”: l’Igiene Pubblica, l’Igiene Edilizia e Ambientale, otdoor e indoor, l’Igiene degli Alimenti e la prevenzione delle Malattie Infettive. Con questo strumento, con l’intervento degli specialisti della Sanità Pubblica dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL è possibile “adeguare e migliorare” regole e procedure apparentemente ingessate. I futuri Regolamenti di Igiene dovranno puntare al benessere degli individui e delle città.

Secondo l’Organizzazione mondiale di sanità (OMS) un’abitazione può essere definita “sana” se è in grado di promuovere il benessere fisico, sociale e mentale dei suoi occupanti attraverso una progettazione, costruzione, manutenzione e collocazione territoriale in grado di supportare un ambiente sostenibile e una comunità coesa.

La Società Italiana di Igiene, a tal proposito, ha elaborato un documento d’indirizzo per l’ambito residenziale. In esso emerge che, per garantire la salute, risulta indispensabile orientare le scelte al miglioramento delle condizioni complessive del sistema ambientale (area urbana) e dell’edilizia in esso inserita. Diviene, quindi, importante realizzare e gestire l’ambiente costruito secondo un nuovo approccio in cui l’edificio deve essere pensato in relazione al contesto urbano in cui è collocato, non solo ambientale, ma anche sociale e storico. Nel concreto, anche per la costruzione dei nuovi fabbricati, non basta parlare genericamente di sostenibilità o di efficienza energetica, ma è necessario puntare a una progettazione integrata che valorizzi e incentivi stili di vita coerenti con questi principi. In pratica, un insieme di azioni che generino una cultura diffusa del vivere e dell’abitare sostenibile. Alcuni di questi principi sono ribaditi anche in un recentissimo documento del National Center for Healthy Housing e in altre pubblicazioni prodotte a più riprese.

Confermando la stretta relazione esistente tra ambiente di vita indoor e livello di salute della popolazione, riporta il documento Siti, appare evidente come il vivere in unità abitative edificate in modo inappropriato o con materiali e/o tecniche costruttive scadenti o degradate spesso si associ ad altre forme di deprivazione o di iniquità sociale, che facilitano un effetto cumulativo di danno per la salute della popolazione esposta, ad oggi peraltro difficilmente quantificabile.

Riportiamo ad ogni buon fine, uno stralcio di quanto pubblicato da Quotidiano Sanità il 10 dicembre scorso.

La realizzazione (dal progetto alla gestione) di edifici sani, sicuri e sostenibili prevede un ampio coinvolgimento della collettività e richiede interventi non solo di tipo strategico-legislativo, ma anche pratico-costruttivo. Le professionalità coinvolte a vario titolo includono pianificatori, progettisti, costruttori, autorità locali, professionisti dell’area sanitaria, amministratori condominiali, gestori di edifici e impianti, nonché gli stessi occupanti/ proprietari dell’abitazione. I provvedimenti legislativi, in parte già disponibili a vari livelli riguardano: criteri costruttivi necessari al raggiungimento di standard igienico-sanitari adeguati (sito di costruzione, progetto, materiali eccetera); strategie/programmi per il controllo dell’effettiva messa in atto di tali criteri; n programmi periodici di controllo o manutenzione delle strutture architettoniche e degli impianti; programmi per la messa in regola degli edifici esistenti secondo criteri temporali di priorità, in base alla gravità dei rischi esistenti; aspetti economici, con eventuale istituzione di fondi statali o contributi agevolati dedicati alla messa a norma o all’eventuale manutenzione di edifici esistenti non adeguati; politiche per la casa a sostegno delle fasce economiche più svantaggiate, per ridurre le disuguaglianze.

A riguardo risulta imprescindibile l’effettivo rispetto da parte di architetti, costruttori, proprietari/occupanti, amministratori condominiali delle norme e risulta fondamentale la diffusione di informazioni ai cittadini, affinché acquisiscano consapevolezza circa quei comportamenti che possono mettere a rischio la salute, come ricambi d’aria inadeguati, uso scorretto degli impianti, abitudine al fumo eccetera.5 Per tale ragione, tra gli interventi strategici rientrano le campagne informative/formative sui rischi per la salute connessi all’edificio malato (sick building syndrome), rivolte non solo alla popolazione generale, ma anche alle figure professionali coinvolte a diverso titolo, alle quali dedicare interventi diversificati nell’impostazione in base alle esigenze specifiche. Un ruolo fondamentale spetta, infine, alla ricerca capace di identificare risultati basati sull’evidenza scientifica (evidence-based).

In particolare è indispensabile colmare il divario che si è creato tra l’avanzamento delle conoscenze nel settore tecnico-costruttivo e le ancora insufficienti conoscenze relative all’impatto su ambiente e salute. Per esempio, andrebbero approfondite le valutazioni inerenti a: nuovi materiali utilizzati in edilizia (per esempio, nanomateriali), n soluzioni per contenere i consumi energetici (per esempio, serre solari, tetti verdi, pareti ventilate, isolamento a cappotto) e favorire la corretta relazione tra clima (igrotermico, luminoso, acustico, elettromagnetico) e ambiente costruito; applicazione della domotica ai fini della sicurezza e della sostenibilità degli edifici residenziali; impatto sanitario del recupero edilizio, delle nuove soluzioni abitative e delle politiche abitative del territorio in generale.
 
Domenico Della Porta
Referente Nazionale Federsanità per la Prevenzione, Igiene e Sicurezza 

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