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Venerdì 31 GENNAIO 2020
E se dopo le elezioni in Emilia Romagna mettessimo in soffitta il regionalismo differenziato?
Sarebbe davvero una grande cosa se all’indomani della vittoria elettorale dell’Emilia Romagna si decidesse di mettere in mora il progetto del regionalismo differenziato accettando di sostenere la politica riformatrice del ministro Speranza. Bonaccini e Speranza strategicamente sono antitetici. Le riforme di Speranza con la controriforma di Bonaccini non avrebbero nessuna credibilità. Sarebbe come lucidare gli ottoni mentre si affonda
Nella battaglia elettorale che in Emilia Romagna ha contrapposto Salvini/Bergonzoni a Bonaccini, mi ha colpito tra le molte stranezze politiche messe in evidenza dal dibattito in corso, una in particolare che ha a che fare con la sanità.
Da una parte la campagna elettorale della Lega contro la sanità della regione Emilia Romagna è stata molto debole, praticamente senza argomenti (a parte la questione dei punti nascita e pochissime altre cose minori) come se il sistema sanitario emiliano non avesse problemi. E questo siccome non è oggettivamente vero dimostra che la Lega non conosce i veri problemi della sanità emiliana.
Persino il controverso “caso Venturi”, ci dice che tra l’economia che gestisce e la deontologia che difende i diritti delle persone, in Emilia Romagna, esistono problemi. Dall’altra parte, sentite da che pulpito viene la predica, Bonaccini che accusa la Bergonzoni di voler privatizzare il sistema pubblico per voler seguire il modello lombardo quando proprio lui è quello che sostiene, attraverso le mani libere sui fondi assicurativi, il sistema multi-pilastro.
Faccio notare che nessuno dei grandi anchorman e commentatori della TV ha rimarcato questa non propria piccola contraddizione. Chissà perché?
Se fossi stato io l’avversario di Bonaccini, proprio sulla sanità, lo avrei accusato, di essere un neoliberista, un nemico dell’universalismo ma amico dell’intermediazioni finanziaria, dimentico del valore della solidarietà fino a rinfacciargli il tradimento contro l’art. 32.
Cioè, Bonaccini l’avrei attaccato sul terreno del regionalismo differenziato. Ma la Lega ha fatto pippa e sul regionalismo differenziato non ha potuto fare un fiato dal momento che su questo terreno Bonaccini e Salvini la pensano esattamente allo stesso modo.
E questo se permettete è già un bel problema. Sono contento per tante ragioni politiche, che l’Emilia Romagna, quindi il PD, abbia vinto la contesa elettorale sulla Lega, ma nello stesso tempo sono preoccupato che questa vittoria possa essere interpretata come un rafforzamento di una strategia del Pd che sulla sanità punta esattamente sullo stesso obiettivo della lega che è quello del sistema multi-pilastro. Insomma, sembra un paradosso, ma allo stato attuale che vinca la Lega o il Pd nei confronti della sanità, non cambia niente, perché entrambi la vorrebbero contro- riformare.
All’indomani della vittoria elettorale di Bonaccini, a partire da Zingaretti si è levata, all’unisono nel dibattito politico, la giaculatoria sul “cambio di passo” che questa vittoria imporrebbe al Pd e al governo di cui esso fa parte.
Ma sulla sanità, da parte dell’Emilia Romagna e del Pd quale cambio di passo sarebbe necessario?
Ricordo solo due cose:
• abbiamo appena visto a Contigliano sulla sanità un PD praticamente senza idee e senza una strategia che sul regionalismo differenziato non ha detto una parola,
• il ministro della salute di questo governo per rilanciare il SSN pubblico ci ha proposto una sfida riformatrice (QS, 20 gennaio 2020).
In ragione di ciò a questo punto sono convinto che il “cambio di passo” di cui parla Zingaretti in sanità debba essere quello che ci sta proponendo Speranza. Cioè se la strada della riforma in sanità è obbligata sarebbe saggio intelligente e opportuno abbandonare quella della contro-riforma di Bonaccini della Lega che, al tempo della Grillo per compiacere la Lega, era anche sotto sotto, quella del movimento 5 stelle.
Sarebbe davvero una grande cosa se all’indomani della vittoria elettorale dell’Emilia Romagna si decidesse di mettere in mora il progetto del regionalismo differenziato accettando di sostenere la politica riformatrice del ministro Speranza. Bonaccini e Speranza strategicamente sono antitetici. Le riforme di Speranza con la controriforma di Bonaccini non avrebbero nessuna credibilità. Sarebbe come lucidare gli ottoni mentre si affonda.
Del resto, chiedo al PD, con la Lega appena sconfitta quindi costretta sua malgrado all’opposizione, con tre anni di governo davanti ma chi ve lo fa fare di impelagarvi, di dividervi, di sputtanarvi, sul regionalismo differenziato?
In più ricordo che l’idea del regionalismo differenziato, nella testa di Bonaccini, all’inizio nacque come una risposta ai problemi di definanziamento e di incapacità dei governi Renzi e Gentiloni, ma oggi con Conte, quindi con Speranza l’aria è cambiata non solo si torna a rifinanziare la sanità ma Speranza non mi pare politicamente come la Grillo e men che mai come la Lorenzin.
Vorrei anche ricordare che le sconfitte elettorali su cui riflettere sono due quella:
• della Lega e del movimento 5 stelle in Emilia Romagna,
• del PD e del movimento 5 stelle in Calabria.
Cioè la Lega perde nella regione più forte e il Pd perde nella regione più debole. Come dire che di fronte alle grandi diseguaglianze perdono tutti.
In conclusione proprio perché l’Emilia Romagna ha vinto, la questione del regionalismo differenziato oggi andrebbe accantonata.
Tre anni di governo non sono pochi, di cose buone, a Dio piacendo, per la sanità se ne possono fare tante.
Ivan Cavicchi
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