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Mercoledì 28 MARZO 2012
Turismo procreativo: 4.000 coppie in fuga nel 2011, metà senza motivo. Destinazione: Spagna 

Ma le coppie italiane infertili non vanno all’estero solo per sottoporsi ai trattamenti di procreazione assistita vietati in Italia (come la fecondazione eterologa o l’uso di una madre surrogato), ma anche per l’omologa o le diagnosi reimpianto, che potrebbero effettuare in Italia. La causa è la mancanza di informazione.

Quattro mila coppie in fuga dal nostro paese ogni anno, sembra questo il prezzo da pagare per la disinformazione. Questo è infatti il numero di aspiranti genitori italiani che si è rivolto a cliniche all’estero nel 2011 per ottenere trattamenti di procreazione medicalmente assistita (Pma): la metà avrebbero potuto chiederli anche qui. Il motivo? Semplicemente i cittadini italiani non sanno o non hanno capito bene cosa prevede la legge, a causa della scarsa e confusa informazione che è stata fatta riguardo la Legge 40 sulle norme che regolano la Pma. Questi i dati che emergono dalla quarta indagine dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo, presentata oggi a Roma.
 
Perché all’estero
Non sono dunque solo la fecondazione eterologa e la maternità surrogata a chiamare i nostri concittadini all’estero per quello che viene comunemente chiamato turismo procreativo. Per questi due trattamenti, vietati dalla legge italiana, nel 2011 hanno varcato il confine rispettivamente 2000 e almeno 32 coppie; tra le mete più “gettonate” si confermano Spagna, Svizzera e Repubblica Ceca. Ma il dato più preoccupante non è forse questo. Le norme sulla procreazione assistita, che in Italia è regolata dalla Legge 40, vietano il ricorso a gameti – spermatozoi od oociti – esterni alla coppia, in altre parole la cosiddetta fecondazione eterologa. Ma non impediscono invece di ricorrere né alla fecondazione omologa, né alla diagnosi pre-impianto. Se quindi si può comprendere perché le coppie in cui uno dei due partner soffre di sterilità totale si rechino in paesi dove la fecondazione eterologa è permessa, non lo è altrettanto la scelta dei nostri concittadini che si recano all’estero per trattamenti che potrebbero trovare anche nel nostro paese. Eppure in quegli stessi paesi sopra elencati i nostri connazionali vanno anche per trattamenti omologhi, che non necessitano di gameti esterni alla coppia, e quindi permessi anche da noi.

Il motivo, secondo l’indagine dell’Osservatorio, è chiaro: “Le ripetute e diverse sentenze, ultima quella della Corte Costituzionale del marzo 2009, non hanno prodotto un flusso di informazioni tali da garantire ai pazienti la possibilità di scegliere in maniera informata”, si legge nel documento. “Molta è la confusione e l’ignoranza che ancora circonda la norma che regola la procreazione assistita in Italia. Così, anche chi potrebbe scegliere di restare a casa, pensa di essere obbligato ad andare all’estero. Capita, per esempio, a chi ha necessità di eseguire una diagnosi genetica pre-impianto, perché colpito da gravi malattie genetiche, oppure a chi vuole congelare tutti gli embrioni prodotti con un ciclo di stimolazione”.
 
I dati
L’indagine è stata condotta su 39 centri esteri in 21 paesi europei ed extraeuropei. L’Osservatorio ha preso in considerazione le mete più gettonate del turismo procreativo: Spagna, Svizzera, Austria, Belgio, Danimarca, Grecia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Ungheria. Per ogni centro è stata valutata la presenza di italiani fra i pazienti e il tipo di trattamento richiesto (fecondazione omologa o eterologa). Per analizzare le motivazioni delle coppie in fuga, ove non esista indicazione medica perché i trattamenti di cui hanno bisogno sono disponibili anche in Italia, si è poi svolta un’indagine qualitativa sui forum delle associazioni di pazienti. 

Secondo l’indagine, che viene ripetuta ogni anno, la Spagna rimane la meta preferita per le coppie infertili italiane, analogamente a quanto messo in evidenza il documento dell’anno passato. Sono stati circa 950 i pazienti italiani che nel 2011 si sono rivolti agli 8 centri che hanno risposto al questionario per trattamenti di eterologa. Madrid e Barcellona si confermano le mete preferite per chi deve ricorrere alla donazione di gameti, soprattutto quella di oociti. Pochi, al confronto, i trattamenti omologhi registrati dall’indagine: circa 500.

In seconda posizione si conferma la Svizzera, con un flusso di circa 630 italiani che richiedono la fecondazione eterologa. Qui possono avvalersi di un donatore solo le coppie sposate, e solo per il seme. A giocare un ruolo importante nella scelta di andare a Lugano o Bellinzona, ma anche a Locarno, è la vicinanza all’Italia, soprattutto per i pazienti delle regioni del Nord. La Repubblica Ceca è il terzo paese più frequentato: i 6 centri contattati hanno riferito di 204 coppie in trattamento con l’eterologa. Un dato che conferma quanto rilevato nel 2011, sebbene due centri non abbiano voluto comunicare i propri dati. In questo caso la legge consente la donazione di gameti sia maschili che femminili, e anche quella di embrioni.

In più da qualche  anno gli italiani si recano all’estero anche alla ricerca di un utero in affitto, pratica illegale in Italia. “Purtroppo è un fenomeno in continua crescita”, ha spiegato Andrea Borini, medico e presidente dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo. “E in qualche clinica si è registrato un aumento del 100% di coppie e single provenienti dall’Italia”. Il flusso di italiani che ricorrono alla maternità surrogata  è stato più volte stimato genericamente in un centinaio, ma mai prima d’ora si era tentato di contare le richieste contattando i principali centri che forniscono questo servizio.  Per la prima volta è possibile avere dati precisi  su questo fenomeno: “Sono stati contattati 33 centri/agenzie in 7 paesi: Stati Uniti, Ucraina, Armenia, Georgia, Grecia, Russia e India – si legge nel documento – e dalle risposte pervenute si può affermare che nel 2011 sono state almeno 32 le coppie italiane che hanno richiesto maternità surrogata nei centri contattati.”
 
La mancanza di informazione
Da quanto emerge dai forum e dai siti i pazienti italiani decidono dunque di andare all’estero, dove già a partire dal 2004 molte coppie italiane hanno potuto realizzare il loro desiderio di genitorialità, soprattutto perché non capiscono cosa possono e non possono fare per legge. E per capire cosa fare e come andare si affidano al passaparola.“E’ sicuramente vero che oltrefontiera esistono alcuni centri  di eccellenza, ma molte coppie ritengono di poter scegliere quello più adeguato alle loro esigenze basandosi semplicemente sulle informazioni riportate da altri”, ha affermato Borini. “Il passaparola è un fattore molto importante in medicina, in particolare nel campo della procreazione assistita. Ma in questo caso è fondamentale che i pazienti sappiano orientarsi fra tutte le informazioni che possono ricevere: a volte a ingrossare le fila di recensioni positive c’è anche della pubblicità”.

Ecco perché secondo il presidente dell’Osservatorio è necessario fare chiarezza. “In Italia è possibile praticare tutti i trattamenti di procreazione medicalmente assistita, tranne l’eterologa e la maternità surrogata. Per essere ancora più chiari, su quello che di solito viene forse chiarito meno ai pazienti: si possono fecondare più di tre ovociti, anche tutti quelli prodotti dalla donna; si possono, anzi si devono, congelare gli embrioni prodotti e non trasferiti; si può eseguire la diagnosi genetica pre-impianto. Solo facendo una corretta informazione si può evitare questo massiccio ricorso al turismo procreativo”.
 
Laura Berardi

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