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Martedì 17 MARZO 2020
Coronavirus. Fimmg Lombardia diffida Ministero e Regione: “Entro 72 ore dotare i medici di famiglia dei dispositivi di protezione”

La segretaria regionale Paola Pedrini diffida anche “a sottoporre tutti i medici, infermieri e personale di studio e, nel caso di positività, famigliari e conviventi ad adeguato test di valutazione dell’avvenuto contagio nonché a concordare con le OO.SS. rappresentative di categoria le modalità di arruolamento dei professionisti, di organizzazione e di operatività delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale” stabilite dal Dl 14/20. LA LETTERA

“Diffido le Aziende di Tutela della Salute della Lombardia, la Regione Lombardia nonché il Ministero della Salute a provvedere, entro 72 ore a provvedere all’immediata erogazione a tutti i medici di medicina generale e medici di continuità assistenziale, di kit completi ed in numero adeguato di dispositivi di protezione di qualità idonea a contenere sia il rischio di contrarre il virus che di esporre la popolazione ad involontario contagio”. È quanto scrive la segreteria della Fimmg Lombardia, Paola Pedrini in una lettera di diffida inviata a Regione e Ministero della Salute.
 
Nella diffida si chiede poi che sempre entro 72 ore si provveda “a sottoporre tutti i medici, infermieri e personale di studio e, nel caso di positività, famigliari e conviventi ad adeguato test di valutazione dell’avvenuto contagio”.
 
Inoltre il sindacato chiede al più presto di “concordare con le OO.SS. rappresentative di categoria le modalità di arruolamento dei professionisti, di organizzazione e di operatività delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA)”.
 
“Si fa presente – scrive Pedrini - che i medici non opereranno e non potranno proseguire senza idonei dispositivi di protezione e senza protocolli predefiniti. Ritengo, fin da ora, i destinatari della presente responsabili dei danni che il sopra richiamato comportamento omissivo ha prodotto agli operatori sanitari e alla popolazione. E’ nostro compito assistere la popolazione rispettando il dettato deontologico del dovere di protezione nei confronti dei cittadini che serviamo e che vogliamo servire, soprattutto in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo ma per farlo dobbiamo essere, prima di tutti, protetti per non divenire noi stessi fonte di contagio”.

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