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Venerdì 20 MARZO 2020
Abolito l’esame di Stato per i medici. Siamo sicuri che sia una buona idea?

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Gentile Direttore,
il recentissimo decreto legge (n.18 del 17.03.20) contiene, tra le altre numerose misure, la norma con cui si abolisce l'esame di stato per l'esercizio della professione di medico. Una norma non molto chiara ma che sembra avere valore definitivo.
Si sono levate molte voci di consenso, alcuni sostenendo che questa norma rispondeva a un'antica richiesta della Federazione degli Ordini. In realtà ricordo che la proposta era di affidare l'esame di stato agli Ordini come terzi giudicanti così da renderlo più idoneo a valutare una conseguita professionalizzazione. Si richiedeva uno strumento di controllo, sia pur minimale, sull'operato dell'Università.
 
Dal momento che l'esame di stato si è risolto nella classica burletta all'italiana è logico che nessuno lo rimpianga tanto più ora quando l'estrema gravità della pandemia rende indispensabile l'immediata utilizzazione di altri medici. Nessun professionista sanitario può stare in panchina e occorrono forze fresche anche di fronte al drammatico aumento di medici costretti a uscire dal campo perché positivi e posti in quarantena quando non ricoverati.
 
Tuttavia ho qualche motivata perplessità. La prima, di ordine generale, riguarda il rischio di decisioni prese sotto il peso dell'emergenza. Annose discussioni non ancora risolte sono troncate da improvvisi (o improvvisati) provvedimenti di legge.
Necessitas non habet legem ma attenti a non esagerare. Potremmo avere altre inaspettate novità. Nel 1935 è bastato un Regio Decreto per abolire gli Ordini professionali.
 
Inoltre la laurea abilitante finora era riservata alle professioni sanitarie non mediche. Il medico prima riceve una solidissima preparazione teorica, quella che gli consente di eccellere fuori d'Italia, poi si sottopone alla professionalizzazione; dopo l'esame di stato può specializzarsi o effettuare il triennio di medicina generale. Con questa legge si rischia di creare un laureato da un lato poco professionalizzato, come finora è successo, dall'altro meno preparato sul piano scientifico.
 
“La difficoltà incontrata dagli studenti Ita¬liani nel rispondere a domande atte a va¬lutare la capacità interpretativa e quella di risolvere problemi (fare prescrizioni) mette in luce un limite non ancora superato nelle metodologie di insegnamento messe in atto nei CLM Italiani, che sono ancora troppo “te-oriche” e sbilanciate a favore dell’acquisizio¬ne di competenze conoscitive rispetto alle abilità interpretative e alle meta-competenze cliniche”. Così si conclude un esame dei test somministrati agli studenti sul quaderno n. 82/19 del Journal of medical education.
 
Il vero problema, a mio avviso, sta nella professionalizzazione, finora malintesa per lo strapotere universitario: le specializzazioni dovrebbero essere rilasciate dal servizio sanitario anche per adeguare la preparazione al modello operativo della sanità. In conclusione il curricolo degli studi medici è ancora assai confuso e questa norma non lo chiarisce affatto.
 
L'esame di stato sta tra la laurea e la specializzazione e rappresenta il legame con l'iscrizione all'Ordine. Ripeto: così com'è nessuno lo rimpiange, tuttavia il ruolo dell'Ordine ne esce deteriorato. Durante il corso universitario non si forniscono allo studente elementi di etica medica né di deontologia né di professione quotidiana, dal consenso informato ai certificati, dal complesso delle norme che regolano la professione alla psicologia clinica e alle basi della relazione col paziente.
 
Questi, come i ragazzi del 99. hanno l'occasione di fare un corso accelerato di vita vissuta. Spero che, ovunque siano chiamati a esercitare, sia loro garantita un'adeguata attenzione e tutela: in pratica questi colleghi si assumono pesanti responsabilità senza l'iter professionale previsto dalla legge.
 
Temo che questa norma dell'abolizione dell'esame di stato celi qualche sequela inaspettata. In pratica lo Stato si impadronisce del tutto della formazione professionale nel mentre che il diritto tende a sostituirsi (vedi le recenti sentenze della Corte Costituzionale) a una deontologia forse troppo timida. Hashtag "andrà tutto bene?"
 
Antonio Panti 

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