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Martedì 07 APRILE 2020
Invece d’indennità alle vittime si prevedono immunità per chi potrebbe aver cagionato i danni



Gentile Direttore,
gli operatori sanitari stanno pagando nel Lazio come nel resto d’Italia un prezzo altissimo nell'epidemia del Coronavirus. Non solo sovraccarico di lavoro e stress ma soprattutto l'alto numero di contagi e di danni alla salute sul piano nazionale: 94 i medici morti per il COVID 19 in Italia e oltre 12.700 gli operatori sanitari contagiati ad oggi. Ma anche terribili costi psicologici. La maggior parte dei medici e degli operatori sanitari ha dovuto affrontare l'emergenza senza alcun tipo di assistenza, dovendo gestire in solitudine la responsabilità dei trattamenti e il dolore per la perdita dei pazienti con la paura costante di essere contagiati e contagiare anche i propri familiari.
 
Medici ed infermieri devono essere messi nelle condizioni di lavorare nel miglior dei modi, innanzitutto con dotazioni di sicurezza necessarie per evitare il contagio ricevendo un supporto umano e psicologico.
 
E' preciso dovere delle Istituzioni, datori di lavoro, Regioni e Governo occuparsene. Occorreva ridurre il burnout dei medici e proteggerli dall'infezione, scrivere protocolli aumentando i livelli di sicurezza e favorire i DPI in quantità e qualità adeguate. Invece sono apparsi riprovevoli sciacalleschi inviti di alcuni studi legali che si offrivano di difendere vittime di presunti episodi di malasanità legati ai contagi facendo causa ai medici.
 
I singoli Consigli dell'Ordine, tra cui quelli del Lazio e di Roma in particolare, e le rappresentanze degli Avvocati a livello nazionale hanno censurato tali condotte e manifestato ogni solidarietà nei confronti degli operatori sanitari. I medici chiedevano di non dover rispondere di eventuali danni ai pazienti a loro non ascrivibili. Si è verificata, però, una deprecabile strumentalizzazione del problema. In sede di discussione al Senato sulla conversione del decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 sono stati presentati alcuni emendamenti che con il pretesto di prendere a cuore le preoccupazione dei medici intendono prevedere una totale immunità per le strutture sanitarie, Stato, Regioni, Istituti, Agenzie, soggetti preposti alle scelte e alla gestione della crisi sanitaria in relazione ad eventi avversi occorsi durante la pandemia COVID19, precludendo qualsiasi risarcimento di danni agli stessi operatori sanitari e a terzi. Nessuno sarà mai responsabile di scelte errate, di omissioni, di danni al personale sanitario, ai pazienti, ai cittadini?
 
Appare evidente che sia immorale ed incostituzionale il tentativo di coprire aprioristicamente chi sia chiamato a rispondere esonerandolo da qualsiasi responsabilità e privando medici, operatori sanitari e pazienti ossia qualunque cittadino dal diritto costituzionalmente garantito ed inviolabile di poter adire l'autorità giudiziaria se si ritiene danneggiato. I gravi e censurabili contenuti degli emendamenti non possono essere legittimati dall'eccezionalità della pandemia che impone semmai maggiore attenzione ai diritti dei medici e pazienti e un rafforzamento del sistema delle garanzie e tutele in favore dei sanitari colpiti dal virus, delle famiglie di quei medici che hanno sacrificato la loro vita ed i pazienti che eventualmente ne abbiano risentito.
 
Si chiede pertanto che i pretestuosi testi che mal celano la volontà di creare immunità in danno dei medici e dei cittadini siano immediatamente ritirati in quanto destinati a esonerare aprioristicamente e arbitrariamente da responsabilità lo Stato, le Regioni, Agenzie, Istituzioni e Strutture sanitarie impedendo l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito all'art. 3 e riconosciuto a tutti i cittadini, ossia quello di agire in giudizio a tutela dei propri interessi.
 
Appare assolutamente deprecabile che invece di prevedere risarcimenti o, meglio, indennizzi alle vittime ossia al personale sanitario, ai medici infetti, alle famiglie di medici morti e a pazienti si precostituiscano immunità inaccettabili in favore dei preposti alle decisioni e all'organizzazione e si tenti di sopprimere il diritto di agire in giudizio per danni.
 
Lo Stato deve prevedere indennizzi con fondi ad hoc come in caso delle infezioni nosocomiali o dovrà risarcire i danni. La fornitura di dispositivi di protezione individuale deve essere garantita ai medici e personale sanitario degli ospedali ed estesa ai medici di medicina generale. I medici e i sanitari hanno garantito alti livelli di cura a rischio delle loro vite, con spirito di sacrificio e grande senso di responsabilità che non tollera privilegi e negligenze da parte di chi è preposto a prendere decisioni e provvedere all'organizzazione.
 
Quanto vale per lo Stato la vita di un medico che salva altre vite? Di ben altra portata devono essere gli emendamenti e quelli presentati vanno immediatamente ritirati.
 
Dr. Guido Coen Tirelli
Segretario Regionale
ANAAO Assomed Lazio

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