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Venerdì 24 APRILE 2020
Inail fissa il livello di rischio per la fase 2: sanità, servizi sociali e farmacie restano a rischio “alto”

L'istituto ha pubblicato una serie di indicazioni sulle misure di contenimento del contagio nei luoghi di lavoro in vista della fase di riapertura delle attività produttive. Per quanto riguarda la sanità la griglia Inail prevede 4 riferimenti diretti: uno all'assistenza sanitaria per la quale è indicato un rischio "alto"; uno per i servizi di assistenza sociale residenziale con un livello di rischio "medio alto"; uno per l'assistenza sociale non residenziale per la quale è indicato un rischio "alto" e uno specifico per la farmacia, inserita tra le categorie del commercio, e unica tra queste ad avere un rischio "alto". IL DOCUMENTO.

I servizi sanitari e sociali e i farmacisti sono tra le categorie a rischio alto di contagio secondo le ultiem tabelle di rischio legate al Covid messe a punto dall'Inail in un Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro
e strategie di prevenzione
 che contiene indicazioni sulle misure di contenimento del contagio da nuovo Coronavirus nei luoghi di lavoro in vista della fase di riapertura delle attività produttive.
 
Il documento, approvato dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) istituito presso la Protezione Civile, hanno precisato Giuseppe Lucibello e Franco Bettoni, Direttore Generale e Presidente INAIL, “è frutto di un lavoro tecnico di ricerca condotto dall’Istituto anche in qualità di organo tecnico scientifico del Servizio Sanitario Nazionale”.
 
Il documento è composto da due parti: la prima riguarda la predisposizione di una metodologia innovativa di valutazione integrata del rischio che tiene in considerazione il rischio di venire a contatto con fonti di contagio in occasione di lavoro, di prossimità connessa ai processi lavorativi, nonché l’impatto connesso al rischio di aggregazione sociale anche verso “terzi”.
 
La seconda parte si è focalizzata sull’adozione di misure organizzative, di prevenzione e protezione, nonché di lotta all’insorgenza di focolai epidemici, anche in considerazione di quanto già contenuto nel “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” stipulato tra Governo e Parti sociali il 14 marzo 2020.”
 
Al fine di contribuire a fornire elementi tecnici di valutazione al decisore politico per la determinazione di livelli di priorità progressiva di interventi, viene precisato nel documento, è necessario tenere in considerazione le specificità dei processi produttivi e delle modalità di organizzazione del lavoro che nell’insieme possono contribuire alla caratterizzazione del rischio.
 
Il rischio da contagio da SARS-CoV-2 in occasione di lavoro può essere classificato secondo tre variabili:
• Esposizione: la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle specifiche attività lavorative (es. settore sanitario, gestione dei rifiuti speciali, laboratori di ricerca, ecc.);
• Prossimità: le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento sociale (es. specifici compiti in catene di montaggio) per parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità;
• Aggregazione: la tipologia di lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre aimlavoratori dell’azienda (es. ristorazione, commercio al dettaglio, spettacolo, alberghiero, istruzione, ecc.).
 
Tali profili di rischio possono assumere una diversa entità ma allo stesso tempo modularità in considerazione delle aree in cui operano gli insediamenti produttivi, delle modalità di organizzazione del lavoro e delle specifiche misure preventive adottate.
 
In una analisi di prioritizzazione della modulazione delle misure contenitive, va tenuto conto anche dell’impatto che la riattivazione di uno o più settori comporta nell’aumento di occasioni di aggregazioni sociali per la popolazione.
 
È evidente, infatti, che nell’ambito della tipologia di lavoro che prevede contatti con soggetti “terzi”, ve ne sono alcuni che determinano necessariamente la riattivazione di mobilità di popolazione e in alcuni casi grandi aggregazioni.
 
Per quanto riguarda la sanità la griglia Inail prevede quattro riferimenti diretti: uno all'assistenza sanitaria (voce 86 della griglia) per la quale è indicato un rioschio "alto"; uno per i servizi di assistenza sociale residenziale (voce 87 della griglia) con un livello di rischio "medio alto"; uno per l'assistenza sociale non residenziale (voce 88 della griglia) per la quale è indicato un rischio "alto" e uno specifico per la farmacia, inserita tra le categorie del commercio, e unica tra queste ad avere un rischio "alto".
 
Il modello di analisi di rischio proposto evidenzia tre aspetti valutativi di interesse:
• l’analisi di processo lavorativo nell’ottica del distanziamento sociale fra i lavoratori;
• il rischio di contagio connesso con la tipologia di attività specifica;
• il coinvolgimento di terzi nei processi lavorativi e il rischio di aggregazione sociale.
 
Vengono proposte nel medesimo documento delle soluzioni organizzative in attività produttive con rischio basso o medio-basso che potrebbero avere priorità in un processo graduale di rimodulazione delle misure contenitive, unitamente ad una adeguata e partecipata strategia di prevenzione anche mirata al contenimento del rischio di aggregazione correlato.
 
Al fine anche di ridurre il contatto sociale nell’ambiente di lavoro si suggeriscono nuove articolazioni dell’orario di lavoro limitando anche la necessità di trasferte ridefinendola con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti all’entrata e all’uscita con flessibilità di orari.
 
È essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa (commuting), con particolare riferimento all’utilizzo del trasporto pubblico e perciò è necessaria un’azione integrata per mitigare questa tipologia di rischio tramite misure organizzative dedicate, ad esempio adottando piani di mobilità adeguati, misure specifiche per disciplinare l’uso dei mezzi pubblici o incentivando forme di trasporto sul luogo di lavoro differenti, anche con il mezzo privato.
 
In ogni caso, all’interno dei mezzi pubblici oltre al distanziamento sociale è raccomandabile l’uso di mascherine per tutti gli occupanti.
Tenendo altresì conto della commisurazione della produttività rispetto alla reale disponibilità dei lavoratori nella fase di transizione, ove alcuni lavoratori suscettibili, previa valutazione del medico competente, potranno essere ricollocati in altra mansione o essere temporaneamente non idonei a riprendere il lavoro, va effettuata un’analisi dei processi con distribuzione dei compiti, articolazione dei turni, nonché valorizzando, ove possibile, le forme di lavoro a distanza e modulando, anche con utilizzo di tecnologie innovative, l’articolazione stessa del lavoro.
 
Tra le misure organizzative già ampiamente utilizzate nella prima fase, si richiamano le diverse forme di lavoro a distanza, ove compatibili, soprattutto per le attività di supporto gestionale/amministrativo rivelandosi quest’ultima, pur nelle sue complessità ed in attesa di più specifici indicatori di monitoraggio - una soluzione efficace che, nell’ambito dei servizi ed in molti settori della pubblica amministrazione, ha permesso la continuità dei processi lavorativi e, allo stesso tempo, ha contribuito in maniera sostanziale al contenimento dell’epidemia.
 
L’utilizzo di tali forme di lavoro a distanza, si sottolinea nel documento, necessita tuttavia di rafforzare le misure di supporto per la prevenzione dei rischi connessi a questa tipologia di lavoro, in particolare fornendo assistenza nell’uso di apparecchiature e software nonché degli strumenti di videoconferenza, incoraggiando a fare pause regolari; in aggiunta, il management dovrà tenere conto della necessità di garantire il supporto ai lavoratori che si sentono in isolamento e a quelli che contestualmente hanno necessità di accudire i figli.
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali Università degli Studi Salerno

 

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