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Lunedì 05 LUGLIO 2010
La telemedicina è realtà. E funziona

Uno studio presentato nel corso del Congresso della European Society of Cardiology’s Heart Failure a Berlino ha dimostrato l’efficacia di un dispositivo che combina il monitoraggio remoto del paziente con il supporto di strumenti educativo-motivazionali.

Per i pazienti cardiopatici bastano un televisore e una connessione a banda larga per ridurre del 68 per cento i ricoveri correlati ad attacchi cardiaci e del 73 per cento i giorni trascorsi in ospedale.A produrre tali risultati non sono i programmi Tv o la navigazione su internet, ma un dispositivo di telemedicina che combina il monitoraggio remoto del paziente con il supporto di strumenti educativo-motivazionali. Il dispositivo (Motiva® di Philips) è stato testato in uno studio (CARME, CAtalan Remote Management Evaluation) che ha coinvolto 92 pazienti infartuati e i cui risultati sono stati presentati nel corso del Congresso della European Society of Cardiology’s Heart Failure tenutosi a Berlino.
Per lo studio i pazienti sono stati divisi in 2 gruppi: uno ha ricevuto video didattici sul programma terapeutico, messaggi di motivazione e questionari, all’altro è stato inoltre richiesto il monitoraggio della loro pressione sanguigna, delle pulsazioni e del peso. Confrontando i valori clinici dei pazienti nei 12 mesi di durata dello studio è emerso, oltre a un decremento del 68% nei ricoveri correlati ad attacchi cardiaci e una riduzione del 73% dei giorni trascorsi in ospedale, un significativo miglioramento della qualità di vita (compreso tra il 62% e il 72% a seconda della metodologia utilizzata per la misurazione).In aggiunta a questi risultati, lo studio ha fatto registrare anche grande soddisfazione dei pazienti nell’utilizzo del sistema di telemonitoraggio, tanto che l’81% dei pazienti ha voluto trattenere il dispositivo.
“L’idea di fornire un supporto didattico educativo a pazienti a rischio cardiaco cronico attraverso il loro televisore ha contribuito in modo significativo al loro coinvolgimento in prima persona”, ha dichiarato Josep Lupon, coordinatore dello studio. “Inoltre, lo studio ha evidenziato che la divulgazione di specifiche informazioni sul paziente e sulla malattia via TV […] aiuta il nucleo familiare a comprendere meglio come supportare adeguatamente il proprio congiunto nell’affrontare la malattia. Questo aspetto sembra avere un forte impatto sui risultati”. 

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