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Martedì 17 APRILE 2012
Le farmacie secondo gli italiani. "Sono una casta, ma anche un servizio indispensabile"
Liberalizzazioni a parte, cosa pensano gli italiani delle farmacie? La risposta arriva da un’indagine Ispo commisionata da Federfarma che rileva il forte apprezzamento per il servizio e per la competenza dei farmacisti, anche se resta forte la convinzione che la categoria sia una "casta".
Le farmacie raccolgono una vera ovazione di consensi: voti positivi dal 94% della popolazione e dall’89% degli opinion leader. E questo anche dopo le fortissime polemiche sollevate dalla categoria contro le liberalizzazioni. Il dato arriva oggi da un’indagine condotta a fine marzo dall’Ispo e promossa da Federfarma, che sottolinea come le farmacie siano fortemente apprezzate dagli italiani, anche da coloro che più spesso le hanno messe in discussione, accusandole di essere una "casta", cioè giornalisti, accademici, associazioni e imprenditori.
Questi ultimi, infatti, raccolti dall'Ispo nella categoria "opinion leader", nell’85% dei casi continuano a definirla una casta, ma nell’81% ammette di recarsi in farmacia perché sa di trovare sempre un buon consiglio di una persona che, per il 93% degli opinion leader, è molto competente e specializzata. Non solo. Per il 97% degli opinion leader le farmacie offrono un servizio utilissimo di cui non si potrebbe fare a meno, in particolare per anziani e malati cronici, perché le farmacie offrono a queste categorie di cittadini fragili un aiuto importante e facilmente raggiungibile. Ma non finisce qui. Nonostante se ne parli come una casta, il 69% degli opinion leader considera i farmacisti titolari di farmacia una categoria in genere onesta e la quota sale al 76% tra la popolazione generale. Ed è minoritaria, anche se consistente, la quota di quanti ritengono che “invece di essere al servizio dei cittadini pensano solo ai propri interessi” (41% popolazione e 34% opinion leader).
“La valutazione positiva da parte di quella categoria di persone che più volte l’ha definita casta è un aspetto particolarmente rilevante”, ha commentato Renato Mannheimer, presidente Ispo, secondo il quale ancora più importante è il fatto che “la farmacia non sia solo apprezzata come servizio, ma sono i farmacisti stessi ad essere apprezzati per la loro capacità di consigliare e di aiutare anche a capire meglio quanto detto dal medico” (elemento apprezzato dall’73% degli opinion leader e dall’81% della popolazione generale). Addirittura, dall’indagine emerge che per chiedere consigli e informazioni a volte si preferisce la farmacia al medico (perché non serve un appuntamento, perché non c’è coda, perché sono sempre aperte…). Ha risposto così il 65% del campione di popolazione e il 64% degli opinion leader intervistati dall’Ispo. Il 50% degli italiani e il 25% degli opinion leader si sente inoltre più a suo agio a chiedere consiglio in farmacia che non al suo medico.
“Peraltro – ha osservato ancora Mannheimer – se sulle caratteristiche positive attribuite alle farmacie tutti concordano, gli intervistati hanno dato risposte molto diversificate quando abbiamo chiesto loro di elencare i difetti delle farmacie”, a dimostrazione che non esiste una precisa connotazione negativa della categoria.
Unico punto debole emerso con chiarezza da parte di tutte e due i campioni intervistati, è quello dei prezzi, considerati troppo elevati e vittime di un regime di monopolio. Ma si tratta, secondo la presidente di Federfarma, Annarosa Racca, di un’immagine falsa e da sfatare. “I cittadini non percepiscono che i prezzi sono già bassi e continuano a scendere ogni mese, e ora il decreto liberalizzazione ha introdotto anche la possibilità di sconto su tutti i farmaci e prodotti. I cittadini questo devono saperlo e sapere che possono trovare sconti anche in farmacia”. In riferimento al decreto liberalizzazioni, Racca ha ribadito che la categoria “non è mai stata contraria all’aumento del numero delle farmacie, ma chiedevamo che ci venissero date le condizioni per realizzarlo, come l’introduzione dei farmaci innovativi in farmacia. Perché i punti di dispensazione aumentano, i prezzi diminuiscono e con loro anche i fatturati”.
Nel complesso, comunque, l’immagine delle farmacie che emerge dallo studio è indubbiamente quella di un centro di eccellenza, dove la professionalità del personale si unisce alla certezza del servizio e alla vicinanza al pubblico. E questo bilancio, secondo Racca, “ci incoraggia a progettare il nostro futuro”. D’altra parte, i cittadini e gli opinion leader hanno già apprezzato le evoluzioni degli ultimi 10 anni: il 45% della popolazione e il 59% degli opinion leader ritiene che la qualità del servizio offerto dalle farmacie sia migliorata nell’ultimo decennio, mentre è inferiore al 5% la quota di quanti ne intravvedono un peggioramento.
Non stupisce quindi che tra le caratteristiche della farmacia emerga anche la sua capacità fidelizzante: il 71% della popolazione dichiara di avere una farmacia di fiducia in cui si reca regolarmente.
Alla presentazione dell’indagine sono intervenuti anche Massimo Corsaro (Pdl), vice presidente vicario della Camera, e Lionello Cosentino, senatore Pd. Nel ricordare la lettera inviata al Giornale in cui si definiva lui stesso il “lobbista” per la sua battaglia contro la liberalizzazione della vendita di farmaci, Corsaro ha anzitutto sottolineato la necessità di spiegare ai cittadini “come le diverse parti della filiera del farmaco, e non solo i farmacisti, intervengano, e con che peso, alla determinazione dei prezzi dei farmaci”. Corsaro ha anche espresso la sua contrarietà sulla norma del decreto Liberalizzazioni che obbliga il farmacista a lasciare la direzione al compimento del 65mo anno di età e si è detto convinto che “su alcuni aspetti il governo dovrebbe rimettere presto le mani” per apportare dei correttivi. Infine, sull’opinione che i politici hanno dei farmacisti, Corsaro ha commentato: “Non è un caso se in vista delle elezioni, si vadano a cercare farmacisti da mettere in lista. I politici sanno bene quanto sono apprezzati e che godono di quel credito che aiuta ad avere consenso”.
Consentino ha quindi evidenziato come la farmacia sia apprezzata perché “considerata una parte importante del sistema salute”. Dal senatore, infine, un “basta” al fiorire di “ddl e contrapposizioni. La farmacia si faccia lobby per davvero, ma per chiedere di riaprire il tavolo delle trattative sulla convenzione scaduta ormai da 13 anni. È questo che non funziona nel sistema, la mancanza di regolamentazione da oltre 10 anni”. Una regolamentazione che, per Cosentino, dovrà essere “nazionale” e non lasciata alla discrezione delle Regioni. Un’osservazione che ha trovato in accordo Racca, che ha chiesto l’aiuto della politica per riaprire le trattative per il rinnovo della convenzione.
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