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Lunedì 11 MAGGIO 2020
Alcune proposte per il dopo Covid



Gentile Direttore,
ome sarà ricordata la lezione del 2020, l’anno del Coronavirus? Certamente per la crisi economica. Passata la paura di morire… i soldi e non la sanità detteranno l’agenda della politica. Ecco perché è adesso che dobbiamo “cementare” il SSN. Di seguito gli errori, a nostro avviso, commessi in questi mesi e alcune improcrastinabili soluzioni.
 
Sono mancati i posti letto. Da anni sosteniamo che la legge Balduzzi (3.7 posti letto/mille ab) fosse sbagliata. Chiediamo di portare il rapporto a 4.7.
 
Valenti colleghi sono stati mandati a mani nude sul territorio ad infettarsi e ad infettare i pazienti. Sono deceduti nell’adempiere al loro dovere! Nel 2021 avrà senso una medicina in cui un medico operi ancora da solo? Le strutture territoriali dovranno avere caratteristiche e funzioni analoghe in ogni Regione, un contratto unico per i medici e una medicina del territorio realmente integrata con Ospedali, strutture convenzionate ed ASL.
 
La paura e l’emergenza, hanno permesso i consulti online, la telemedicina, l’uso di ricette veramente dematerializzate. Un fatto positivo!. In quanti casi (lettura di analisi, referti ed altro), basterebbe un solo consulto video con il paziente? Con la regolamentazione dei consulti video, eviteremo spostamenti ed attese a molte persone. E ciò senza fare l’errore o cadere nel paradosso di ritenere poco utile la visita, la conoscenza diretta del paziente e del suo contesto socio sanitario.
 
La modifica del Titolo V della Costituzione ha concesso molti poteri alle Regioni. Sono nati 21 Servizi Sanitari Regionali diversi creando negli anni un problema che in questi mesi di emergenza è diventato ancor più evidente. E’ necessario rivedere le attribuzioni di poteri e di responsabilità con funzioni centralizzate e altre, di carattere gestionale, decentrate. Per ipotesi, si può pensare che in alcune Regioni del Sud si possa costruire ospedali senza dover subire interferenze malavitose? La soluzione sta nell’aver realizzato in 15 giorni enormi terapie intensive o come nel caso del ponte di Genova che è stato fatto solo pochi mesi fa! E per contro, al Nord, sempre per ipotesi, si può pensare che la politica non subisca le lusinghe dei grandi gruppi privati? Una nuova riforma deve affrontare, oggi, queste incongruenze.
 
L’aver appaltato alle strutture private una buona fetta della sanità ha reso necessario, in epoca Covid19, lo spostamento, per Decreto, di macchinari e presidi necessari alla sanità pubblica. Non deve più accadere. Una legge nazionale dovrebbe indicare ciò che può essere appaltato al privato con una percentuale massima e soprattutto le caratteristiche di tali“cessioni di rami di impresa”. E’ evidente a tutti che grandi strutture, private, hanno erogato una buona sanità in questi mesi. E’ altrettanto evidente che le regole di ingaggio, nel pubblico e nel privato, dovranno essere le stesse [ad es. identico pagamento a DRG, regole identiche per i concorsi primariali (oggi primari in pensione lavorano nel privato senza regole!)]. Dovrebbe essere corale il “no” alla parcellizzazione della sanità regionale! Il ricorso al privato deve essere residuale. I letti nel pubblico possono essere riconvertiti subito in letti per acuti, quando necessario, L’emergenza non è solo COVID-19, la viviamo tutti gli anni dopo l’influenza stagionale.

Le nostre proposte:
Premiare chi oggi ha permesso con le proprie competenze e con il proprio impegno di fronteggiare gli effetti della pandemia nel nostro Paese, è doveroso. E’ personale sanitario che va strutturato tutto e ora nel SSR. Da domani si cambia! E’ chiaro che le attuali norme concorsuali sono vetuste e che la formazione demandata alla sola università è una stortura esclusiva dell’Italia.
 
Promuovere Centri di Ricerca Europei finanziati dalla UE e non dai singoli stati, con risultati delle ricerche a brevetto libero. Si potrebbe iniziare con la ricerca sul vaccino.
 
Formazione universitaria con regole chiare (luoghi e modalità, identico programma di studio, identica durata e remunerazione).
 
Indicazione di linee di produzione indispensabili per la salute (mascherine, ventilatori) con produzioni imposte in Europa.
 
Disporre di strutture e di una task-force europea idonei a fronteggiare le emergenze sanitarie anche in altri Paesi. Programmare la formazione di personale pubblico da chiamare nei momenti di bisogno. Intervenire immediatamente nei casi di disastri ambientali portando nel mondo salute.
 
Un bel modo per unire i popoli della UE in un progetto di civiltà e di cultura, come è per il meraviglioso progetto Erasmus. Portare un messaggio di “salute” agli altri popoli nel momento del bisogno è il modo migliore per essere, sentirci e farci riconoscere Istituzione Europea. 

Per l’Associazione Nazionale Medici e Operatori Sanitari:
Francesco Medici, Dipendente Ospedaliero
Paola Volponi, Assistenza Primaria
Daniela Melchiorre, Ricercatore Universitario
Paolo Marotta, Medico di Medicina Generale (Assistenza primaria e Continuità Assistenziale)
Gianfranco Rivellini, Dipendente Ospedaliero
Luigi Pignataro, Medico del di Distretto
Viviana Ciarrocca, Specialistica Ambulatoriale
Antonio Mignone, Dipendente Ospedaliero
Mario Giusti, Dipendente Ospedaliero
Rossina Boi, Assistenza Primaria
Francesca Perri, Medico Emergenza Territoriale 118
D’Alessio Enzo, Assistenza Primaria
Antonio Pagano, Dipendente Ospedaliero
Lafratta Mario, Assistenza Primaria

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