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Giovedì 21 MAGGIO 2020
Tetti senza “tesoretti”



Gentile Direttore,
ho letto con (inizialmente)  speranzoso interesse l’articolo “Farmaceutica. Dai fondi Covid e dalla “vecchia” legge di Bilancio spunta un tesoretto di 736 milioni” pubblicato il 19 maggio dalla sua testata. Purtroppo da una prima lettura delle norme non mi sembra di poter condividere l’ottimistica analisi ivi riportata.
 
Tolto infatti il maggior finanziamento al FSN disposto dalla Legge di Bilancio 2020, che come è noto ha segnato un pregevole cambio di rotta al tradizionale taglieggiamento dei fondi destinati alla Sanità pubblica, le somme importanti profuse dai diversi decreti legati all’emergenza Covid recano precisi, espliciti  e comprensibili “vincoli” alla realizzazione di interventi di potenziamento del servizio sanitario nazionale troppo a lungo trascurati dalla politica. Obiettivi elevati per il nostro depotenziato SSN, pertanto sacrosanti e da cui non sembrerebbe possibile (e francamente neanche lecito) sottrarre neanche uno spicciolo.
 
Sorvolando su ipotetici (e per ora a mio avviso non confermati) tesoretti vorrei viceversa attirare la peraltro vigile attenzione della sua testata su un “tesoretto” che ogni anno, ormai da diversi anni, resta puntualmente nella “disponibilità” delle Regioni. Parlo ovviamente dei fondi tradizionalmente sottoutilizzati della farmaceutica territoriale, che - ben lungi dall’essere un “tesoretto” extra - fanno parte a pieno titolo di quanto messo a disposizione dal legislatore a supporto della farmaceutica  pubblica. Sono stati 803 milioni nel 2018; oltre 900 nel 2019, secondo l’ultimo monitoraggio di AIFA da voi puntualmente riportato.
 
Ebbene,  disdegnando curiosamente tutte le regole del “buon padre di famiglia” -  cui invariabilmente tutti i Governi di questo curioso Pese dichiarano di rifarsi volersi rifare -  non  un centesimo dello spazio di budget della territoriale è mai stato utilizzato per rafforzare l’esangue budget degli acquisti diretti.
 
Caro direttore, il “buco” della spesa per acquisti diretti ha almeno il merito di offrire ogni anno l’occasione di un “titolo” sulle testate di settore…
 
È forse è per questo che la Politica non ha ancora deciso che la compensazione o il riequilibrio dei tetti sarebbe la prima e più opportuna scelta da mettere in campo in questa situazione?
 
O forse è perché fa comodo un po’ a tutti poter qualificare  come “savings” soldi che viceversa avrebbero ottimi motivi per essere spesi nel capitolo cui – beninteso a norma di legge  - sono correttamente destinati?
 
Da antico stakeholder del settore ho l’impressione che in questo Paese la farmaceutica continui ad essere affidata al famoso  buon padre di famiglia che esce di casa dicendo alla moglie che va all’angolo a comprare le sigarette e non fa più ritorno!
 
Sarebbe un’ottima cosa se una volta tanto – colto da tardiva resipiscenza – il legislatore cogliesse al volo l’occasione di uno dei tanti veicoli legislativi per inserire al suo interno le poche facili misure che la filiera farmaceutica reclama inutilmente da anni.
 
E mi permetta, Direttore, di fare una piccola annotazione  al servizio che ha dato spunto a questo mio intervento.
Quelle che vengono definite “visioni divergenti” tra il presidente Fofi, Andrea Mandelli, e il presidente Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi,  sono in realtà “convergenze parallele” su cui credo, onestamente, possa convergere tutto il nostro frastagliato settore.
 
Non ha alcun senso né logica alcuna, stanziare fondi per rafforzare un’assistenza territoriale per anni “depredata” senza correggere le storture della distribuzione diretta e per conto, che hanno progressivamente spogliato la farmacia dei prodotti titolati a figurare nel bagaglio terapeutico di qualsiasi medico di famiglia.
 
Così come non  ha senso continuare a quotare l’ospedaliera senza tenere in alcun conto le esigenze che fortunatamente derivano dai progressi della ricerca ma anche senza tener conto del miracolo di assistenza, cure e guarigioni puntualmente messe a segno dal Servizio sanitario nazionale.
 
Nella pandemia si è parlato tanto di medici - ospedalieri e non - costretti a fronteggiare il virus “disarmati”. L’auspicio è che nella gestione corrente del SSN non ci ritrovi ancora a fare i conti con lopacità di gestioni economicistiche che hanno tutto il sapore dell’incompetenza nella allocazione delle risorse. Sarebbe imperdonabile.
 
Enrique Häusermann
Presidente Assogenerici
 

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