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Venerdì 22 MAGGIO 2020
Ripensare la sanità con il ‘P Model’

L’attuale pandemia può costituire un’ulteriore occasione od opportunità di ripensamento e/o calibrazione delle diverse componenti, nell’ottica di definire percorsi stabiliti (possibilmente condivisi), ma rigorosamente ed estesamente applicati nell’intero SSN. Il tema è quello dello sviluppo di un piano di protezione (P model), ovvero di un framework all’interno del quale implementare le necessarie azioni di contrasto all’evento pandemico attuale ed alle minacce future

Certamente il contesto pandemico, legato alla diffusione del virus Sars-Cov-2 impone una riflessione generale sulla capacità dei sistemi sanitari di assolvere il proprio compito di protezione e salvaguardia dei cittadini.

Sulle idee da sviluppare e strumenti da mettere in atto, non solo in campo sanitario, ampio è il dibattito che investe i principi fondamentali su cui sono fondati gli Stati e i diversi sistemi sanitari e/o di welfare oggi presenti nella scena internazionale. Ai fini del nostro ragionamento però, ci sembrerebbe utile e pragmatico prescindere dalle differenze e soffermarsi sui fattori comuni.

Il massimo comun denominatore di ogni sistema sanitario è senz’altro costituito dalla lotta “alle” anzi “alla” malattia e, al di là degli strumenti di assistenza, diagnosi e cura (in primis ospedaliera e spesso ad alta intensità e complessità), si intravede sempre di più la necessità di una possibile evoluzione dei sistemi sanitari in chiave di intervento attivo sulla salute (e a partire da essa) dei propri cittadini.

Quali che ne siano i principi ispiratori e la declinazione operativa dei diversi sistemi (da quelli universalistici come il nostro, a quelli assicurativi, basati sull’azione dei privati o derivati da una programmazione pubblica, solo per citare degli esempi), crediamo si possa essere tutti d’accordo sulla necessità di implementare azioni coordinate e congiunte (in cui addirittura la dimensione nazionale sembra inadeguata e poca cosa) volte ad intercettare sul nascere stati di alterazione della salute dei propri cittadini, contemperando le esigenze individuali e le necessità di tutela dell’intera popolazione.
 
Da questo punto di vista, il Servizio Sanitario Nazionale è in posizione di relativo vantaggio, in quanto la propria mission trova fondamento su assunti costituzionali ed in particolare sull’articolo 32, sulla la tutela della salute dell’individuo e della collettività. Si tratta di un sistema maturo e variegato, che può contare su organi di senso capillari, definiti e ben formati, anche se spesso scarsamente raccordati (a partire da uno dei patrimoni propri della nostra sanità rappresentato dai MMG e dai PDLS), collegati con gli altri apparati vitali costituiti dalla rete delle strutture sanitarie più o meno complesse. Proprio proseguendo in questa metafora del SSN come organismo antropico, è indubbio che il rapporto, la comunicazione e, potremmo dire, l’interdipendenza tra i diversi apparati e funzioni costituisca un problema non da poco e sostanzialmente irrisolto; se a ciò si aggiunge la spinta entropica dei diversi SSR, si ottiene l’attuale fotografia nitida, proprio perché caratterizzata da luci e ombre.

L’attuale vicenda può costituire un’ulteriore occasione od opportunità di ripensamento e/o calibrazione delle diverse componenti, nell’ottica di definire percorsi stabiliti (possibilmente condivisi), ma rigorosamente ed estesamente applicati nell’intero SSN. Il tema è quello dello sviluppo di un piano di protezione (P model), ovvero di un framework all’interno del quale implementare le necessarie azioni di contrasto all’evento pandemico attuale ed alle minacce future.

Il P model è un modello concettuale (una matrice, una griglia) che prevede l’individuazione delle attività necessarie allo sviluppo di un Protection Plan e che sono rappresentate dalle dimensioni di: Preparedness, Prevention, Proximity, Partnership, Precision.
 
Protection Plan: identifica il complesso di quelle attività volte sì allo sviluppo della tutela della salute, ma in un’ottica di rafforzamento delle attività di sorveglianza attiva e di intervento precoce in funzione di una minaccia estesa.
 
Preparedness: ovvero la preparazione dello sviluppo di piani di risposta di emergenza per la salute pubblica a livello nazionale, intermedio e di comunità, oltre che la mappatura di potenziali fonti di pericolo e la identificazione di risorse e scorte per affrontarli. È la componente generale entro cui si articola l’impianto, che vede lo sviluppo di una integrazione funzionale e comunicativa delle varie parti del sistema.
 
Prevention: fa riferimento a tutte le attività di prevenzione che se opportunamente sviluppate e targettizzate, possono limitare in misura più che proporzionale l’insorgenza successiva di patologie acute o croniche.
 
Proximity: rappresenta tutte le attività territoriali e socio-sanitarie che si caratterizzano per la vicinanza al manifestarsi dell’evento di salute e che hanno un ruolo determinante nella sua intercettazione non solo individuale, ma anche nel riconoscere con rapidità l’insorgenza di un fenomeno aggregato.
 
Partnership: riguarda l’integrazione delle attività e delle fonti informative di attori diversi, anche con mandati differenti (Istituzioni sanitarie, statistiche, scientifiche, amministrative, etc) in funzione di una completezza informativa e rapidità di intervento, altrimenti difficilmente raggiungibile agendo in maniera isolata.
 
Precision: fa riferimento ad un approccio volto alla maggior declinazione in chiave individuale nell’erogazione dei servizi e del coinvolgimento dei destinatari, oggi realizzabile grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali e che potrebbe avere uno sviluppo ancora maggiore al crescere delle competenze dei destinatari.


Le “colonne” rappresentate dalle cinque “P” sopra sinteticamente descritte, sono intersecate da componenti trasversali al modello che rappresentano delle prospettive funzionali alla cui implementazione si intende ambire. Si tratta di diverse declinazioni dell’approccio alla salute (health), oggi offerte dall’evoluzione delle tecnologie di comunicazione-informazione (ma anche di intervento e frutto di nuovi orientamenti al contesto).

Queste componenti sono individuate in: Digital health, Tele health, Urban health, One health, Health literacy
Digital health: la riduzione del digital divide, l’aumento della capacità di accesso ai servizi digitali, la diffusione dei servizi di sanità digitale rappresenta una delle condizioni determinanti sia per lo sviluppo di servizi integrati, sia per la rapidità di esecuzione degli stessi.
 
Tele health: lo sviluppo dei servizi di Telemedicina rappresenta una rivoluzione di portata copernicana nella fruizione dell’assistenza sanitaria, modificando in maniera importante le modalità di erogazione e fruizione dei sistemi di salute e del concetto stesso di prossimità e di capillarità di diffusione dei servizi
Urban health: la necessità di un approccio integrato verso problematiche specifiche legate alle determinanti di salute che lo sviluppo delle urbane comporta è legato alla sempre maggiore rilevanza che le aree metropolitane rivestono nello scenario socio-economico e di salute pubblica.
 
One health: la necessità di intervenire in maniera integrata sul piano individuale-ambientale-animale, oltre che esser stata resa evidente dall’attuale pandemia, viene ulteriormente accentuata dall’incremento di zoonosi che deriva dalle moderne abitudini e condizioni di vita
 
Health literacy: l’alfabetizzazione alla salute è la componente che agisce a livello più profondo e basilare di tutte le altre e rappresenta l’investimento da compiere in tema di formazione, diffusione culturale e di conoscenze a tutta la base dei destinatari del sistema salute, di tutte le età. Vuol dire coinvolgere il fruitore ed aumentarne la capacità sinergica di collaborazione con l’erogatore, mettendolo in condizione di avere confidenza con operatori e servizi messi a disposizione; conoscenza delle potenzialità offerte dal sistema salute; conoscenze ed abilità di self-care.

Quella qui rappresentata è quindi una proposta di raccolta delle diverse attività e priorità che sfidano oggi il SSN italiano, nei suoi molteplici livelli (ed i vari sistemi a livello internazionale), in una visione innovativa ed orientata ad un approccio integrato alle questioni di salute pubblica.
 
Duilio Carusi
Economista sanitario, referente progetto ISS It.DRG, Adjunct professor LUISS Business School
 
Marino Nonis
Dirigente medico, referente progetto ISS It.DRG
 
Silvia Surricchio
PhD Candidate in Economics

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