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Venerdì 19 GIUGNO 2020
Nel 2018 calo record degli aborti in Italia: poco più di 76mila. Nei primi anni della 194 si era arrivati a quasi 235mila IVG. Merito anche della pillola del giorno dopo. Ma l’obiezione resta molto alta e riguarda il 69% dei ginecologi

Presentata la Relazione al Parlamento. Un terzo delle IVG a carico di donne straniere. L'aborto farmacologico praticato nel 20,8% dei casi. Speranza: "Sebbene l’analisi dei carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore non sembri evidenziare particolari criticità nei servizi di IVG, le Regioni devono assicurare che l’organizzazione dei servizi e le figure professionali garantiscano alle donne la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, garantendo il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e assicurando l’accesso ai servizi IVG". IL TESTO

Nel 2018 sono state notificate 76.328 interruzioni volontarie di gravidanza, confermando il continuo andamento in diminuzione del fenomeno (-5,5% rispetto al 2017, circa 4mila in meno) a partire dal 1983. È quanto riporta la nuova Relazione al Parlamento sull’attutazione della Legge 194/78.
 
“In Italia – sottolinea il Ministro della Salute, Roberto Speranza -  l’IVG è in continua e progressiva diminuzione dal 1983 e il ricorso a tale intervento (tasso di abortività) del nostro Paese è fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidentali”.
 
Questo è il quinto anno in cui è stato notificato un totale di IVG inferiore a 100mila casi ed è da notare copme il numero delle IVG è più che dimezzato rispetto ai 234.801 casi del 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia.
 
Tutti gli indicatori confermano il trend in diminuzione: il tasso di abortività (N. IVG rispetto a 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia), che è l’indicatore più accurato per una corretta tendenza al ricorso all’IVG, è risultato pari a 6,0 per 1.000 nel 2018, con una riduzione del 4,0% rispetto al 2017 e del 65,1% rispetto al 1982. Il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale
 
Aumenta aborto farmacologico. L’isterosuzione, ed in particolare con le cannule di Karman, rappresenta la tecnica più utilizzata anche nel 2018 (63,6%), sebbene permanga un 10,8% di interventi effettuati con raschiamento. È in aumento l’uso dell’aborto farmacologico: nel 2018 il mifepristone con successiva somministrazione di prostaglandine è stato adoperato nel 20,8% dei casi, rispetto al 17,8% del 2017 e al 12,9% del 2014. Permane elevato (52,8%) il ricorso all’anestesia generale per espletare l’intervento, sebbene in diminuzione negli anni, e molto basso quello all’anestesia locale (3,0%). È aumentato negli anni il numero di interventi effettuati senza anestesia (21,3% rispetto a 17,9% nel 2016 e 5,7% del 2012), come conseguenza del maggior uso dell’aborto farmacologico.  
 
Un terzo delle Ivg riguarda le donne straniere. Un terzo delle IVG totali in Italia continua ad essere a carico delle donne straniere: un contributo che è andato inizialmente crescendo e che, dopo un periodo di stabilizzazione, sta diminuendo, sebbene le cittadine straniere rimangano una popolazione a maggior rischio di ricorso all’IVG. “A tal proposito – rileva Speranza - è importante offrire loro, in occasioni di contatto con il Servizio Sanitario Nazionale, in particolare in occasione del percorso nascita, un counselling sulla procreazione responsabile per promuovere una contraccezione informata ed efficace”.
 
Cresce uso pillola dei 5 giorni dopo. L’aumento dell’uso della contraccezione d’emergenza, Levonorgestrel (Norlevo) - pillola del giorno dopo e Ulipistral acetato (ellaOne) - pillola dei 5 giorni dopo, ha inciso positivamente sulla riduzione delle IVG. “Per tali farmaci – evidenzia Speranza - , per i quali è stato abolito l’obbligo di prescrizione medica per le maggiorenni, è indispensabile una corretta informazione alle donne per evitarne un uso inappropriato”. Dai dati della distribuzione dell’Ulipristal acetato (ellaOne), forniti dal sistema di Tracciabilità del farmaco del Ministero della Salute, che rappresentano una proxy del consumo, nel 2018 continuano a mostrare un andamento crescente (figura 2). Come mostrato nel grafico, i dati registrati negli ultimi 4 anni risultano: 145.101 confezioni nel 2015, 189.589 nel 2016, 224.802 nel 2017 e 260.139 nel 2018.
 
Potenziare i consultori. Il consultorio familiare rappresenta un servizio di riferimento per molte donne e coppie per quanto riguarda l’IVG, come negli auspici della Legge 194/78. “È indispensabile – evidenzia il Ministro - rafforzare e potenziare i consultori familiari, servizi di prossimità che grazie all’esperienza nel contesto socio-sanitario e alle competenze multidisciplinari dell’équipe professionale riescono a identificare i determinanti di natura sociale e a sostenere la donna e/o la coppia nella scelta consapevole, nella eventuale riconsiderazione delle motivazioni alla base della sua scelta, aiutarla nel percorso IVG e ad evitare future gravidanze indesiderate ed il ricorso all’IVG”.
 
Tempi di attesa in calo. Sono in diminuzione i tempi di attesa tra rilascio della certificazione e intervento (possibile indicatore di efficienza dei servizi). La percentuale di IVG effettuate entro 14 giorni dal rilascio del documento è infatti leggermente aumentata: 70,2% nel 2018 rispetto a 68,8% nel 2017, 65,3% nel 2015 e 59,6% nel 2011.  Contemporaneamente nel tempo è diminuita la percentuale di IVG effettuate oltre le 3 settimane di attesa, anche se il valore del 2018 è quasi identico a quello del 2017: 10,8% nel 2018 e 10,9% nel 2017 rispetto a 12,4% nel 2016, 13,2% nel 2015 e 2014 e al 15,7% nel 2011. Pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le Regioni si registra un aumento delle interruzioni nelle prime 8 settimane di gestazione, probabilmente almeno in parte dovuto all’aumento dell’utilizzo della tecnica farmacologica (Mifepristone+prostaglandine), che viene usata in epoca gestazionale precoce.
 
Mobilità regionale stabile. Nel 2018 il 92,3% delle IVG è stato effettuato nella Regione di residenza, di cui l’87,0% nella Provincia di residenza, valori simili al 2017 e corrispondenti ad una bassa mobilità fra le Regioni e in linea con i flussi migratori anche relativi ad altri interventi del SSN. Va considerato che tali flussi possono mascherare una falsa migrazione, come nel caso in cui motivi di studio o lavoro temporaneo giustificano il domicilio in Regione diversa da quella di residenza, e ciò riguarda principalmente le classi di età più giovani.
 
Differenze regionali. La tipologia di intervento e la durata della degenza evidenziano una variabilità regionale che suggerisce la necessità di un approfondimento da parte degli organi regionali, anche attraverso un confronto interregionale, per capirne le motivazioni e uniformare i protocolli terapeutici, al fine di assicurare un’offerta efficiente e di qualità. Il numero totale di sedi fisiche (stabilimenti) delle strutture con reparto di ostetricia e/o ginecologia, nel 2018, risulta pari a 558, mentre il numero di quelle che effettuano le IVG risulta pari a 362, cioè il 64.9% del totale. Solo in due casi (P.A. Bolzano e Campania), abbiamo un numero di punti IVG inferiore al 30% delle strutture censite. In 9 Regioni la percentuale di punti IVG risulta superiore al 70%. Nelle restanti Regioni e P.A. il valore medio dell’indicatore è pari al 58%. Si conferma, anche per l’anno 2018, l’adeguata copertura della rete di offerta.
 
Cresce ancora l’obiezione di coscienza. Nel 2018 le Regioni hanno riferito che ha presentato obiezione di coscienza il 69% dei ginecologi, il 46,3% degli anestesisti e il 42,2% del personale non medico, valori in leggero aumento rispetto a quelli riportati per il 2017 e che presentano ampie variazioni regionali per tutte e tre le categorie. “Sebbene l’analisi dei carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore non sembri evidenziare particolari criticità nei servizi di IVG, a livello regionale o di singole strutture, - rileva Speranza - le Regioni devono assicurare che l’organizzazione dei servizi e le figure professionali garantiscano alle donne la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, come indicato nell’articolo 9 della Legge, garantendo il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e assicurando l’accesso ai servizi IVG, minimizzando l’impatto dell’obiezione di coscienza nell’esercizio di questo diritto”.
 
Luciano Fassari

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