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Giovedì 16 LUGLIO 2020
Bene su screening oncologici e trend vaccinazioni. Male appropriatezza Tac e risonanze. I “bersagli” Sant’Anna di 10 Regioni

Regioni pronte ad accettare nuove sfide di carattere clinico e organizzativo. Presentati in un seminario online, i risultati del “Network delle Regioni”: 300 indicatori per valutare le performance dei sistemi di otto regioni e due province autonome nel 2019. Speranza: “ l lavoro sui sistemi di valutazione delle performance è uno dei pezzi di un puzzle che dovremo costruire”. IL DOCUMENTO DI SINTESI

Buone coperture per gli screening oncologici e un trend di miglioramento per le vaccinazioni, anche se è necessario uno sforzo ulteriore soprattutto alla luce dello stop imposto dal lockdown. Tempi di attesa nei Pronto soccorso in miglioramento anche se permangono differenze tra regione e regione: la percentuale di accessi con codice giallo visitati entro 30 minuti va dal 48% delle Marche al 93% della provincia autonoma di Trento. Bisogna ancora lavorare sul fronte dell’appropriatezza: se, per la prescrizione di farmaci, i segnali sono incoraggianti, per Tac e risonanze magnetiche c’è ancora da fare per evitare esami inutili. In alcune regioni i risultati sono comunque visibili: in Veneto, ad esempio, dall’8% dei pazienti che nel 2017 aveva ripetuto una risonanza magnetica si è al 5.9% del 2019.

Sono questi in sintesi i dati del lavoro del “Network delle Regioni” - collaborazione promossa dal 2007 dal Laboratorio MeS Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - che include otto regioni italiane (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) e le due province autonome di Trento e di Bolzano.

Dai tempi di attesa al pronto soccorso, alla durata dei ricoveri, alla capacità di prendere in carico i pazienti con patologie croniche, senza ricorrere all’ospedalizzazione, ai vaccini, agli screening oncologici: sono 300 gli indicatori che valutano le performance riferite al 2019 per i sistemi sanitari di otto regioni italiane e di due province autonome.

I risultati variano da un sistema sanitario regionale e provinciale all’altro, ma di fondo confermano un dato comune: la capacità di accettare nuove sfide di carattere clinico e organizzativo.

I risultati 2019 del Sistema di valutazione della performance dei rispettivi sistemi sanitari regionali sono stati presentati oggi, durante un evento online, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza, di Domenico Mantoan (commissario dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), direttore generale della Sanità della Regione Veneto e presidente del Consiglio di amministrazione dell’Aifa) e di Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Dalle Regioni e dalle Province Autonome che aderiscono al Network è arrivato un segnale forte: nonostante l’emergenza sanitaria, è deciso il rilancio sulla scommessa della responsabilità (accountability) e della valutazione dei servizi, per affrontare le proprie criticità e valorizzare le migliori pratiche organizzative. La fotografia offerta dai circa 300 indicatori del Sistema di valutazione rappresenta il punto di partenza per individuare gli investimenti organizzativi più appropriati per rilanciare il sistema sanitario italiano.

I risultati del 2019 confermano che le regioni del Network sono sistemi, per quanto complessi, in movimento e in miglioramento. Sono stati numerosi gli ambiti di analisi e i temi di interesse riferiti alla valutazione del 2019 e venuti alla ribalta, con forza, durante l’emergenza da Covid-19. Anzitutto la prevenzione, dove le analisi confermano le buone coperture per gli screening oncologici e il trend di miglioramento per le vaccinazioni, anche se è necessario uno sforzo ulteriore. Per questo motivo è necessario che i servizi regionali si impegnino a rilanciare subito l’attività, interrottasi quasi ovunque durante il lockdown.

I risultati mostrano anche come i sistemi regionali siano sempre più capaci di prendere in carico sul territorio, senza dover ricorrere all’ospedale, i malati meno gravi e, in particolare modo, quelli cronici. Quando si può focalizzare sui casi cosiddetti “acuti” e sull’alta complessità, l’offerta ospedaliera migliora, sia nella gestione dei percorsi interni, sia nella capacità delle strutture di essere nodi di percorsi assistenziali trasversali, come quello oncologico, per portare un esempio. Per citare altri due casi concreti: si riduce la durata delle degenze e diminuiscono coloro che si dimettono in maniera volontaria dall’ospedale. Questo è infatti un evidente segnale di scarsa soddisfazione rispetto al servizio ricevuto.

Il pronto soccorso rappresenta per tanti versi la “cartina di tornasole” del buon funzionamento del sistema: sembra essersi, almeno in parte, arrestata la dilatazione dei tempi di attesa che aveva caratterizzato le valutazioni degli scorsi anni, per quanto le differenze regionali restino marcate. La percentuale di accessi al pronto soccorso con codice giallo visitati entro 30 minuti varia dal 48 per cento delle Marche al 93 per cento della provincia autonoma di Trento.
Appropriatezza resta una parola chiave e se, per la prescrizione di farmaci, i segnali sono incoraggianti, per Tac e risonanze magnetiche occorre ancora impegnarsi per evitare esami inutili. In alcune regioni i risultati comunque sono visibili: in Veneto, ad esempio, l’8 per cento dei pazienti ripeteva una risonanza magnetica entro l’anno, nel 2017; questa proporzione passa al 6.8 per cento del 2018 al 5.9 per cento del 2019.
 
I primi e ancora provvisori confronti sulla capacità di risposta dei sistemi sanitari alla crisi sanitaria suggeriscono come i diversi sistemi regionali abbiano saputo dare prove diverse di resistenza e di resilienza di fronte all’emergenza sanitaria. La presentazione ha anche offerto l’opportunità per presentare e per riflettere su esperienze assai innovative di coinvolgimento(engagement) con i pazienti e con la popolazione per la gestione e il miglioramento della qualità assistenziale, di analisi sperimentali sulle scelte decisionali dei professionisti, sul confronto tra modelli organizzativi e sulle relative performance.

“Il lavoro del Laboratorio MeS Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna è prezioso – dichiara il ministro Roberto Speranza - così come l’impegno in questo senso delle regioni del Network Più prezioso ancora, e ancora più decisivo in questa fase in cui c’è l’occasione irripetibile di immaginare una politica economica espansiva che metta al centro il tema della salute: dobbiamo avere la capacità di misurare le performance, le reazioni dei pazienti, delle famiglie, lo stato dell’arte anche delle azioni legislative e amministrative che si mettono in campo ai vari livelli. Il lavoro fatto negli ultimi anni ha segnato passi avanti rispetto alla capacità di costituire un sistema di valutazione adeguato e proprio la valutazione è l’elemento fondamentale per costruire politiche più adeguate”.

“Ringrazio il Laboratorio MeS Management e Sanità e la Scuola Sant’Anna – aggiunge Speranza - per il lavoro avviato da tempo e per questa discussione, che va inserita nel contesto di un paese che ha adesso bisogno di un grande ‘patto salute’, in cui tutti i soggetti in campo condividano strategie e strumenti per realizzarlo. Il lavoro sui sistemi di valutazione delle performance è esattamente uno dei pezzi di un puzzle che dovremo costruire”.
 
“I risultati della valutazione per il 2019 – commenta Milena Vainieri, responsabile del Laboratorio Management e Sanità – mostrano come il sistema sanitario nazionale, nelle sue declinazioni regionali, sia sempre più capace di rispondere in modo efficace ed efficiente alle sfide alle quali i paesi sviluppati sono stati chiamati nell’ultimo decennio. Il Covid-19 ha rappresentato di certo una cesura storica, ha cambiato le carte in tavola, chiamando il Sistema sanitario nazionale prima a rispondere a una situazione pandemica senza precedenti, almeno nel recente passato, quindi a fare un ulteriore sforzo per riattivare in sicurezza e in tempi rapidissimi i servizi, per rispondere ai bisogni rimasti inespressi o insoddisfatti durante i mesi del lockdown”.
 
“In questo senso – commenta Federico Vola, ricercatore del Laboratorio MeS e coordinatore del Network delle Regioni - la valutazione della performance può dare un importante contributo, sia per valorizzare quelle strutture e quei professionisti che hanno saputo reagire con prontezza all’emergenza, sia per ridisegnare i servizi e per rilanciare la nostra offerta. Ancora una volta ribadiamo l’impegno della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nel supportare quelle Regioni che vogliano accogliere la sfida di aderire, su base volontaria, lo ricordo, al Network, per confrontarsi su evidenze solide e tempestive e rispondere così – conclude Federico Vola – con velocità e in modo efficace alle sfide sanitarie che ci siamo trovati e che ancora ci troveremo davanti”.

 

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