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Mercoledì 05 AGOSTO 2020
Approvato in Stato-Regioni il Piano nazionale prevenzione 2020-2025. Si punta su coordinamento e integrazione tra ospedale e territorio. Per attuarlo solo 200 mln, stessa cifra di 15 anni fa
Il nuovo documento punta tutto su un “riorientamento del sistema di prevenzione” in chiave di un maggior coordinamento tra i vari attori in campo e integrazione delle politiche. Per l'attuazione delle molteplici iniziative e attività previste lo stanziamento resta però lo stesso previsto dall'intesa Stato Regioni del 2005, vale a dire 200 milioni annui vincolati all'interno del budget del Ssn. Quindi aumentano compiti e obiettivi ma non i finanziamenti. IL PIANO
“Sostenere il riorientamento di tutto il sistema della prevenzione verso un ‘approccio’ di Promozione della Salute” con l’obiettivo di favorire “il collegamento e l’integrazione tra le azioni previste da leggi, regolamenti, Piani di settore” perché “l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19 ha mostrato che gli interventi di Sanità Pubblica sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale di un Paese e che la salute di tutti dipende dalla salute di ciascuno”.
Sono queste le linee guida del nuovo Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 del Ministero della Salute approvato oggi in Conferenza Stato-Regioni dopo un mese di rinvii. Tra le novità rispetto alla prima versione tempi più lunghi per il recepimento da parte delle Regioni.
Il nuovo Piano, un documento corposo di circa 200 pagine, “rappresenta la cornice comune degli obiettivi di molte delle aree rilevanti per la Sanità Pubblica”.
Come dicevamo uno dei capisaldi sarà l’integrazione delle policy. “Anche alla luce delle recenti esperienze legate alla pandemia da COVID-19 – si legge - , e in un contesto di conseguente crisi economica, è necessario che il SSN si ponga nuovi obiettivi organizzativi del sistema in cui esprimere i valori professionali dei diversi operatori. È indispensabile programmare e progettare sempre più in modo integrato e in termini di rete coordinata e integrata tra le diverse strutture e attività presenti nel Territorio e gli Ospedali, i quali se isolati tra di loro e separati dal territorio che li circonda non possono rappresentare l’unica risposta ai nuovi bisogni imposti dall’evoluzione demografica ed epidemiologica”.
In questo senso “il PNP 2020-2025 rafforza una visione che considera la salute come risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell’essere umano, della natura e dell’ambiente (One Health) che, riconoscendo che la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi sono interconnesse, promuove l'applicazione di un approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra ambiente-animaliecosistemi”.
“La riduzione delle principali disuguaglianze sociali e geografiche rappresenta una priorità trasversale a tutti gli obiettivi del Piano, che richiede di avvalersi dei dati scientifici, dei metodi e degli strumenti disponibili e validati, per garantire l’equità nell’azione, in una prospettiva coerente con l’approccio di “Salute in tutte le politiche”. Lo svantaggio sociale - si legge nel Piano - rappresenta il principale singolo fattore di rischio per salute e qualità della vita. Le persone, le famiglie, i gruppi sociali e i territori più poveri di risorse e capacità sono anche più esposti e più vulnerabili ai fattori di rischio che sono bersaglio del Piano e ai fattori di stress che minano la resilienza delle persone, soprattutto nelle finestre temporali cruciali per il loro sviluppo (es. infanzia e adolescenza)”.
Il Piano indica poi cinque “macro obiettivi”: Malattie croniche non trasmissibili; Dipendenze e problemi correlati; Incidenti domestici e stradali; Ambiente, clima e salute; Malattie infettive prioritarie e per ognuno di questi prevede dettagliate azioni di sensibilizzazione individuale e sociale.
“Fondamentali nella governance – prosegue il Piano - della prevenzione, per tutti i livelli (centrale, regionale e locale), sono il monitoraggio e la valutazione del PNP e dei PRP (Piani regionali della prevenzione) per misurarne l’impatto sia nei processi sia negli esiti di salute”.
Le principali aree dove si richiede una efficace integrazione di ruoli e prianificazione degli interventi riguardano:
- cronicità e connessione con il relativo Piano Nazionale;
- malattie trasmesse attraverso gli alimenti
- malattie trasmesse da vettori
- gestione delle emergenze epidemiche umane ed animali, incluso il COVID-19;
- igiene urbana veterinaria;
- produzione, commercio ed impiego di prodotti chimici tra cui i fitosanitari;
- prevenzione del “rischio chimico”
- rapporti con la rete oncologica, i registri tumori, i Distretti e i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta (MMG e PLS);
- promozione della salute in gravidanza e nei primi 1000 giorni;
- integrazione delle tematiche ambientali con quelle relative alla promozione della salute
- relazioni con l’INAIL riguardo l’esposizione dei lavoratori a rischi chimici o fisici.
Il cronoprogramma. Entro il 31 dicembre 2020, le Regioni e le Province autonome recepiscono la presente Intesa
Entro il 31 maggio le Regioni inseriscono nel Piano regionale di prevenzione le informazioni relative alla pianificazione regionale.
Entro il 31 luglio 2021, il Ministero valuta la pianificazione regionale, anche richiedendo eventuali integrazioni alle Regioni, e conclude il processo di valutazione dei PRP ai fini della certificazione per l'anno 2020.
Entro il 30 settembre 2021 le Regioni adottano i Piani regionali. Entro il 31 marzo di ogni anno (2023-2026) le Regioni documentano lo stato di avanzamento del Piano.
Per l’anno 2020 la valutazione ha esito positivo in presenza dell’atto regionale di recepimento dell’intesa. Per l’anno 2021 la valutazione ha esito positivo se la pianificazione regionale risponde agli obiettivi prefissati. Per gli anno 2022-2025 la valutazione ha esito positivo se una proporzione crescente (60% nel 2022, 70% nel 2023, 80% nel 2024, 90% nel 2025) del totale degli indicatori.
Le risorse. Le Regioni e le Province autonome convengono di “confermare per gli anni 2020-2025, per la completa attuazione del Piano Nazionale della Prevenzione, come previsto dall'articolo 4, comma 1 lett e) dell'Intesa del 23 marzo 2005, la destinazione di 200 milioni di euro annui a valere sulle risorse che costituiscono il livello di finanziamento corrente al Servizio sanitario nazionale cui concorre lo Stato per il periodo di riferimento”. Insomma, per intenderci, lo Stato, ancora una volta non mette un euro in più per la prevenzione.
La verifica dell’attuazione. Entro il 31 marzo di ogni anno (2023-2026) le Regioni documentano lo stato di avanzamento del Piano. Per l’anno 2020 la valutazione ha esito positivo in presenza dell’atto regionale di recepimento dell’intesa. Per l’anno 2021 la valutazione ha esito positivo se la pianificazione regionale risponde agli obiettivi prefissati. Per gli anno 2022-2025 la valutazione ha esito positivo se una proporzione crescente (60% nel 2022, 70% nel 2023, 80% nel 2024, 90% nel 2025) del totale degli indicatori.
II coordinamento dell'attuazione del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 è affidato al Ministero della salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria, che assicura il necessario raccordo operativo con le altre Direzioni generali del Ministero coinvolte.
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