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Lunedì 07 SETTEMBRE 2020
Apnea ostruttiva del sonno moderata o grave. Utile chirurgia su palato e lingua 

Negli adulti con apnea ostruttiva del sonno (OSA) moderata o grave in cui la terapia convenzionale non funziona, un intervento chirurgico combinato al palato e alla lingua contribuisce a ridurre il numero di eventi di apnea e ipopnea e sonnolenza diurna riferita dai pazienti. A questa conclusione è giunto uno studio pubblicato da JAMA e presentato al Congresso virtuale della European Respiratory Society

(Reuters Health) – Per confrontare chirurgia e trattamento medico nei pazienti con apnea o ipopne, I ricercatori della University of Wollongong e della Illawarra Head & Neck Clinic – coordinati da Stuart MacKay– hanno randomizzato 102 adulti a ricevere il trattamento medico o uvulopalatofaringoplastica modificata e riduzione della tonsilla linguale con radiofrequenze. L’età media dei partecipanti era di 44,6 anni. 99 pazienti hanno completato lo studio.
 
Con la chirurgia il numero di eventi di apnea e ipopnea all’ora si è ridotto di quasi la metà, mentre con il trattamento medico è stato osservato una flessione pari a meno di un quarto.
 
“La chirurgia prevede la rimozione delle tonsille, il riposizionamento del palato e radiofrequenze a basso rischio sulla lingua”, spiega. MacKay. “Queste tecniche aprono le vie aeree senza rimuovere porzioni di tessuto utili alla funzione”.

I pazienti nel braccio di controllo sono stati gestiti con diversi trattamenti basati sulle evidenze, tra cui perdita di peso, riduzione del consumo di alcol, modifica della posizione in cui si dorme, trattamento medico dell’ostruzione nasale, uso della CPAP o di terapie con dispositivi di avanzamento mandibolare.

Nel gruppo della chirurgia, l’indice di apnea-ipopnea (AHI) al basale era pari a 47,9 e a sei mesi era di 20,8 (una riduzione del 56%). L’AHI per il gruppo non trattato con la chirurgia era 45,3 al basale e 34,5 a sei mesi (una riduzione del 23%). Il punteggio medio sulla Epworth Sleepiness Scale (ESS) era di 12,4 al basale e di 5,3 a sei mesi nel gruppo della chirurgia. Nell’altro gruppo, l’ESS era 11,1 al basale e 10,5 a sei mesi.

Due partecipanti (4%) nel gruppo della chirurgia hanno manifestato gravi eventi avversi: uno ha avuto un infarto del miocardio il quinto giorno dopo l’intervento e uno è stato ricoverato per osservazione a seguito di ematemesi.

Fonte: JAMA

Linda Carroll

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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