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Venerdì 09 OTTOBRE 2020
Aree e percorsi ‘Covid free’ negli ospedali sono un “salva vita”



Gentile Direttore,
organizzare aree e percorsi ‘COVID-19 free’ negli ospedali per i pazienti chirurgici potrebbe salvare delle vite durante la seconda ondata della pandemia, riducendo il rischio di morte da infezioni polmonari associate al coronavirus, secondo lo studio condotto su scala globale recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology(https://ascopubs.org/doi/full/10.1200/JCO.20.01933?af=R), la più prestigiosa rivista scientifica internazionale di oncologia.

Coordinato da ricercatori dell’Università di Birmingham, il network di ricerca COVIDSurg Collaborative comprende esperti da oltre 130 nazioni. In questo studio, i ricercatori, che hanno collaborato insieme da diverse parti del globo, hanno scoperto che i pazienti  operati e curati durante il ricovero in ospedale in aree ‘COVID-19 free’, nei primi mesi della pandemia, hanno migliori risultati. I percorsi intraospedalieri ‘COVID-19 free’ hanno migliorato la sicurezza per i pazienti chirurgici grazie a una rigorosa politica di distinzione di spazi tra pazienti ricoverati per COVID-19 e pazienti sottoposti a chirurgia. Le aree ‘COVID-19 free’ sono state organizzate sia in piccoli ospedali indipendenti sia nei grandi ospedali con dipartimenti di emergenza.

I sottoscritti Francesco Pata [chirurgo presso l’ospedale Nicola Giannettasio di Corigliano-Rossano (CS), Direttore dott. Guglielmo Guzzo] Gaetano Gallo [assegnista di ricerca in Chirurgia, Università degli Studi “Magna Graecia di Catanzaro”, direttore Prof. Giuseppe Sammarco], Marco Fiore [chirurgo oncologo presso Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano] e Salomone Di Saverio [Direttore f.f. della Chirurgia I dell’Ospedale di Varese, Professore Aggregato di Chirurgia, presso il dipartimento di Chirurgia dell’Università dell’Insubria di Varese, diretto dal Prof. Giulio Carcano] hanno coordinato lo studio in Italia (FP, GG, SS) e partecipato al gruppo di scrittura del lavoro pubblicato (MF).

Per timore che i pazienti potessero contrarre il COVID-19 in ospedale, milioni di operazioni nel mondo sono state cancellate nella prima ondata della pandemia. Nel momento in cui la seconda ondata si avvicina, altri pazienti potrebbero sperimentare dei ritardi. Quando le operazioni per cancro o per altre condizioni non dilazionabili vengono ritardate, vi è un rischio concreto di progressione della malattia fino all’incurabilità. Questa ricerca ha mostrato, per la prima volta con una robusta base di dati scientifici, che gli ospedali nel mondo possono continuare ad operare in sicurezza laddove sia garantita una organizzazione di aree ‘COVID-19 free’, minimizzando i rischi di complicanze correlate all’infezione da SARS-CoV-2.

I ricercatori hanno esaminato dati provenienti da 9171 pazienti oncologici operati in 55 nazioni da 5 continenti, dall’inizio della pandemia fino alla metà di Aprile 2020. Gli esperti hanno scoperto che le complicanze polmonari (2.2% contro il 4.9%) e i tassi di mortalità postoperatoria (0.7% contro l’ 1.7%) sono stati significativamente più bassi per i pazienti che hanno ricevuto il trattamento ospedaliero in aree ‘COVID-19 free’. È, comunque, importante sottolineare che, in questo studio, solo il 27% dei pazienti ha potuto ricevere cure in queste aree protette.

È stato stimato che circa 4 milioni di operazioni hanno luogo ogni anno in Italia, della quali circa 619.239 di chirurgia oncologica.  Organizzare aree ‘COVID-19 free’ negli ospedali potrebbe prevenire circa 7000 morti non necessarie correlate a complicanze postoperatorie da COVID-19 solo in Italia nel prossimo anno.

Si tratta di una sfida significativa per molti ospedali nel mondo. I governi e coloro che erogano servizi ospedalieri devono aiutare a sostenere economicamente questo cambiamento radicale nell’organizzazione dei servizi chirurgici, per promuovere la protezione dei pazienti. Le aree ‘COVID-19 free’ potrebbero salvare molte vite durante le future ondate, consentendo agli interventi chirurgici di proseguire in sicurezza per le indicazioni non differibili, nonostante i possibili alti tassi di infezione nella comunità.

I nostri dati hanno mostrato che le aree ‘COVID-19 free’ negli ospedali sono state di beneficio sia in condizioni di alto che di basso tasso di infezione COVID-19 nella comunità.  

Raccomandiamo che le aree ‘COVID-19 free’ siano realizzate in tutte le nazioni attualmente colpite dalla pandemia, incluso quelle che probabilmente saranno soggette a future ondate.

Per la prima volta, la riorganizzazione maggiore dei servizi ospedalieri per creare aree ‘COVID-19 free’ per la chirurgia elettiva è giustificate da solidi dati scientifici: evidenze necessarie per giustificare la redistribuzione di spazi e risorse a scapito di altri servizi.

I risultati del suddetto studio possono essere riassunti in 4 punti essenziali:
Milioni di pazienti nel mondo hanno visto il loro intervento chirurgico ritardato a causa del coronavirus;
La chirurgia per patologie oncologiche o di gravità paragonabile deve proseguire nonostante la minaccia di una seconda ondata;
Aree ‘COVID-19 free’ negli ospedali devono essere realizzate per consentire che gli interventi chirurgici si svolgano in sicurezza, indipendentemente dei tassi di infezione nella comunità;
E’ necessario un investimento da parte dei governi a livello globale per organizzare percorsi ‘COVID-19 free’ negli ospedali per proteggere i pazienti.

Francesco Pata
Dirigente Medico, UO Chirurgia Generale, Spoke Corigliano-Rossano (Cs)
 
Gaetano Gallo
Consiglio direttivo Società Italiana di Chirurgia Colorettale (SICCR)
Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro.

Marco Fiore
Dirigente Medico, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

Salomone Di Saverio
Professore Aggregato di Chirurgia Generale, Università degli Studi dell’Insubria, Varese.
Direttore f.f. Chirurgia I, Ospedale di Circolo Fondazione Macchi, Varese

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