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Martedì 20 OTTOBRE 2020
Tumore del seno. Da analisi geni riparatori Dna possibile prognosi a tre e cinque anni

Un gruppo di ricercatori cinesi ha identificato otto geni correlati alla riparazione del Dna in grado di prevedere a tre e cinque anni la sopravvivenza nelle donne con tumore del seno. “Ci auguriamo che la questi otto geni possano essere presi in considerazione nelle decisioni sui trattamenti o negli studi come potenziali biomarcatori prognostici del cancro del seno”, osservano gli autori.

(Reuters Health) – Una ‘firma’ prognostica sulla base di otto geni correlati alla riparazione del DNA (DRG) sarebbe in grado di prevedere con precisione la sopravvivenza complessiva nelle donne con tumore del seno. A riferirlo è un team di scienziati guidato da Zhijun Dai, della Zhejiang University, in Cina. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su JAMA Network Open.

I ricercatori cinesi hanno utilizzato i dati raccolti nei database Cancer Genome Atlas e Gene Expression Omnibus per costruire dei modelli prognostici basati sui DRG in grado di predire la sopravvivenza globale a tre e cinque anni delle donne con tumore del seno.

L’analisi multivariata ha consentito di identificare otto DRG: MDC1, RPA3, MED17, XRCC4, CYP19A1 e PARP3, che sono stati incorporati in un punteggio di rischio totale. Le donne con punteggi più alti, secondo i ricercatori, avrebbero una prognosi peggiore.

L’accuratezza del punteggio nel discriminare i casi era del 70,8% per la sopravvivenza a tre anni e del 70,4% per quella a cinque anni. Il punteggio di rischio ha mostrato un’accuratezza simile in due set di dati usati per la convalida, raccolti da donne con tumore del seno. Inoltre, il punteggio è rimasto un fattore predittivo indipendente della sopravvivenza globale anche dopo aver considerato le caratteristiche clinico-patologiche delle pazienti.

Infine, nelle donne con punteggio di rischio elevate, i pathways di regolazione dell’angiogenesi sarebbero quelli maggiormente coinvolti. “Ci auguriamo che la firma 8-DRG possa essere considerata nelle decisioni sui trattamenti o negli studi come potenziale biomarcatore prognostico del cancro del seno”, hanno concluso gli autori.

Fonte: JAMA Network Open

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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