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Giovedì 29 OTTOBRE 2020
Dipendenze. Nel 2018 assistiti dai SerD 128 mila pazienti. Per lo più maschi. Tra i vecchi utenti sostanza più usata è l’eroina, tra i nuovi la cocaina. Il report del Ministero

Pubblicata la prima analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze (SIND) del Ministero della Salute. A livello nazionale, ogni utente ha ricevuto mediamente 20 prestazioni di tipo sanitario, 185 prestazioni farmacologiche, 13 prestazioni psicosociali. Nel tempo è aumentata la proporzione di persone che richiedono un trattamento per uso di cocaina, in particolare tra i nuovi utenti per i quali la dipendenza da cocaina rappresenta in assoluto il problema principale. IL RAPPORTO

Nel 2018 in Italia erano presenti 561 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D) che hanno assistito 127.977 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 181.324 contatti) di cui 17.573 sono nuovi utenti (13,7%) e 110.404 sono soggetti già in carico o rientrati dagli anni precedenti (86,3%). Oltre l’85% dei pazienti totali sono di genere maschile. Il 66,0% dell’utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei, tale percentuale scende al 29,6 % tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 71,7. Tra i nuovi utenti la cocaina risulta sostanza primaria d’abuso nel 36,6% dei casi. Con riferimento all’anno 2018 il costo medio annuo per residente dell’assistenza per le dipendenze sia territoriale che ospedaliera, è pari a 19,4 euro. Sono solo alcuni dei dati della prima analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze (SIND) del Ministero della Salute
 
La sintesi del rapporto
 
I servizi. Nel 2018 sono operanti in Italia 561 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D); per rendere il servizio più accessibile a tutta la popolazione, in diverse regioni i servizi sono articolati su più sedi di erogazione delle prestazioni. L’attività principale dei Ser.D riguarda la cura, la prevenzione e la riabilitazione delle persone che hanno problemi di dipendenza. D’altra parte molta altra utenza accede ai servizi per controlli amministrativi previsti dalla legge e non necessariamente per scopi di cura: ad esempio le persone che chiedono un’attestazione di assenza di uso di sostanze a scopo di adozioni.
 
Il personale dei servizi. La dotazione complessiva del personale dipendente all’interno dei Serd.D risulta, nel 2017 (31/12/2017), pari a 6.223 unità. Tra le figure professionali gli infermieri rappresentano il 30,4% del totale (6.516 unità), seguiti dai medici (22,6%), dagli assistenti sociali (14,3%), dagli psicologi (13,6%) e dagli educatori professionali pari al 9,4% e dagli OTA/OSS con l’1,5%. A livello nazionale, il rapporto tra infermieri e medici risulta pari a 1,3, mentre il rapporto tra medici e psicologi è pari a 1,7.
 
L’attività dei servizi e le caratteristiche dell’utenza. Nel 2018 i servizi in Italia hanno assistito complessivamente 127.977 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 181.324 contatti) di cui 17.573 sono nuovi utenti (13,7%) e 110.404 sono soggetti già in carico o rientrati dagli anni precedenti (86,3%). Oltre l’85% dei pazienti totali sono di genere maschile con un rapporto di 1 femmina ogni 6 maschi. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (92,6%), soprattutto le femmine (95,7%). La maggior parte degli stranieri proviene dal continente africano (3,2%) e da altri paesi europei (2,1%). Per gli utenti totali le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni (classe modale 45-49 anni). Nei nuovi utenti le età più rappresentate sono quelle tra i 20 e i 39 anni (classe modale 20-24 anni). Anche l’analisi dell’età media conferma che i nuovi utenti risultano più giovani con un’età media di 32,7 anni rispetto ai 41,4 degli utenti già in carico o rientrati.
 
Relativamente allo stato civile non si riscontrano differenze significative tra le due tipologie di utenza: i nuovi utenti presentano valori lievemente più bassi sia nella percentuale di celibi/nubili (54,0% vs 55,9%) che nella percentuale di coniugati (10,9% vs 13,8%). In riferimento alla condizione abitativa (con chi vivono) la maggior parte degli utenti maschi vive con la famiglia di origine (27,4%) mentre le femmine abitano soprattutto con il proprio partner e i figli (24,5%). La quota di coloro che vivono da soli è relativamente bassa (9%) e simile nei due sessi. Coloro che hanno figli vivono con loro in circa il 60% dei casi. Per quanto riguardo il luogo dove l’utente vive, in circa il 55-56% dei casi ha una fissa dimora, sia nei nuovi che negli utenti già in carico (36% circa dato non noto o non rilevato). Più del 60% degli utenti presenta un livello di istruzione secondario. I vecchi utenti hanno meno frequentemente livelli di istruzione elevati rispetto ai nuovi utenti; parallelamente i vecchi utenti possiedono relativamente di più titoli di studio elementare e secondario Il 32,2% delle persone già in carico e il 30,9% dei nuovi utenti dichiara di avere una occupazione stabile e, rispettivamente l’8,9% ed l’8,6% una occupazione saltuaria. Le persone disoccupate sono il 27,7% negli utenti già in carico e il 26,7% nei nuovi utenti.
 
Il 66,0% dell’utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei, tale percentuale scende al 29,6 % tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 71,7%. L’eroina, rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento; tuttavia la proporzione di persone sul totale dei trattati che la scelgono come sostanza di elezione, diminuisce nel corso degli anni. Tra i nuovi utenti la cocaina risulta sostanza primaria d’abuso nel 36,6% dei casi, mentre per gli utenti già noti tale dato è pari al 18,0% (20,6% nei pazienti totali). Nel tempo è aumentata la proporzione di persone che richiedono un trattamento per uso di cocaina, in particolare tra i nuovi utenti per i quali la dipendenza da cocaina rappresenta in assoluto il problema principale.
 
L’accesso ai servizi per uso primario di cannabis riguarda circa il 30,4 % dei nuovi utenti e il 9,0% dei pazienti già in carico ai servizi dagli anni precedenti (11,9% dei pazienti totali). Anche per la cannabis si evidenzia un trend crescente soprattutto nei nuovi utenti. Analizzando gli andamenti temporali (anni 2014-2018) delle età medie al trattamento in corso degli utenti per le principali sostanze d’uso primario si nota un generale aumento, più evidente per gli oppiacei e la cocaina e per i maschi. Se si considera l’età al primo uso per oppiacei, cocaina e cannabinoidi si osserva una sostanziale stabilità temporale soprattutto nell’ultimo triennio mentre per l’età al primo trattamento l’andamento nel periodo osservato è tendenzialmente crescente. Il dato sulla modalità di accesso ai servizi mostra che i pazienti già conosciuti richiedono il trattamento prevalentemente in modo autonomo o attraverso familiari e amici (69,1% dei casi) mentre i nuovi utenti giungono in maniera differenziata: il 45,6 % per accesso diretto o su richiesta dei familiari/amici, il 12,2% per invio dell’autorità giudiziaria, il 16,3% per invio da altri servizi per le dipendenze (10,6%) o da altri servizi sanitari (5,7%).
 
L’analisi dei dati sulla modalità di assunzione della sostanza di uso primario mostra che i pazienti già in carico utilizzano la sostanza prevalentemente per via iniettiva (33,6%) o fumata/inalata (32,5%). Nei nuovi utenti oltre il 50% (52,5%) fuma o inala la sostanza mentre la percentuale di coloro che usano la via iniettiva scende all’8%. In entrambe le categorie di utenti una quota di utenti assume la sostanza sniffandola (nuovi 18,0%; già in carico 12,6%). Tra i nuovi utenti l’uso per via iniettiva è dichiarato dal 26,0 % degli eroinomani e dall’1,6% dei cocainomani, mentre tra gli utenti già noti ai servizi tale modalità di assunzione interessa il 46,6 % degli eroinomani ed il 4,1 % dei cocainomani. Facendo riferimento alla modalità di assunzione “fumata/inalata” risulta che nei nuovi utenti vi si ricorre in maniera simile sia per l’eroina che per la cocaina (38% circa), mentre negli utenti già in carico tale modalità viene utilizzata maggiormente dai cocainomani (37,7% vs 25,0%). Infine la sostanza viene sniffata soprattutto dagli assuntori di cocaina, sia nuovi che già in carico (44% circa). Per quanto riguarda la frequenza di assunzione, pur se il dato è influenzato da una elevata quota di informazioni mancanti, si osserva che oltre un quarto degli utenti, sia nuovi che già in carico, usa la sostanza primaria quotidianamente.
 
Limitando l’osservazione ai soli utenti per i quali è stata rilevata la frequenza di assunzione della sostanza di uso primario e analizzando singolarmente le sostanze più utilizzate (oppiacei, cocaina, cannabis) risulta che gli oppiacei vengono assunti quotidianamente da quasi la metà degli utenti; la cocaina viene assunta più frequentemente 2-3 volte a settimana (28% circa) o quotidianamente (24% circa) ma in eguale percentuale sono coloro che non l’hanno consumata nell’ultimo mese; per la cannabis, anche se oltre il 30% dei pazienti la usa quotidianamente, un altro quarto non vi ricorre da almeno trenta giorni. Esaminando la distribuzione dei pazienti per classe di età e tempo trascorso dalla prima assunzione iniettiva si nota che il 50,9% dei nuovi utenti ha iniettato per la prima volta la sostanza non più di due anni prima dell’arrivo al servizio mentre per il 61,1% degli utenti già in carico tale evento risale ad almeno dieci anni prima.
 
Le prestazioni erogate nei servizi per le dipendenze. A livello nazionale, ogni utente ha ricevuto mediamente 20 prestazioni di tipo sanitario, 185 prestazioni farmacologiche, 13 prestazioni psicosociali. Il 79,8% dei pazienti ha avuto prestazioni di tipo medico infermieristico, il 74,0% ha avuto un intervento psicosociale, il 56,8% è stato sottoposto a trattamenti farmacologici. A livello nazionale, il 34,9% degli utenti è sottoposto a 3 tipologie di prestazioni diverse e il 32,6% ad almeno 4 tipologie di interventi.
 
Patologie concomitanti, malattie infettive e comportamento a rischio. Nel 2018 presentano almeno una patologia psichiatrica 8.413 assistiti pari al 6,6% degli assistiti in trattamento presso i Ser.D. Il 59,4% è affetto da disturbi della personalità e del comportamento, il 15,8% da sindromi nevrotiche e somatoformi, l’11,3% da schizofrenia e altre psicosi funzionali, il 2,9% da depressione e l’1,8% da mania e disturbi affettivi bipolari. Nel 2018 gli assistiti testati per HIV sono stati 38.222, pari al 29,9% del totale dei soggetti in trattamento. Sono risultati positivi 1.620 soggetti, corrispondenti all’1,3% del totale dei trattati, con un range di valori compresi tra lo 0% e il 3,5%. I soggetti testati per HBV sono stati 27.655, il 21,6% dell’utenza totale: per lo 0,4% degli utenti trattati (529 soggetti) il test ha avuto esito positivo, con una considerevole variabilità interregionale. La proporzione di utenti positivi ai marker per HBV varia tra lo 0% e l’1,3%. Sono stati 26.138 gli assistiti testati per HCV, pari al 20,4% del totale degli utenti in trattamento. L’8,6% dei trattati (11.066 soggetti) è risultato positivo, con una sostanziale variabilità territoriale: la proporzione di utenti positivi per HCV è compresa tra 0% e 33,3%. Nel complesso, tra i soggetti testati il 4,2% è risultato HIV positivo, l’1,9 % HBV positivo e il 42,3% HCV positivi, con una ampia variabilità interregionale. I consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva figurano tra i soggetti che corrono un rischio elevato di contrarre malattie infettive (HIV, epatiti). Se si considerano coloro che hanno usato la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita, risulta che oltre il 50% non è stato mai testato per l’HIV (56,5%); la stessa percentuale nei non iniettivi è pari al 68,2%.
 
L’attività ospedaliera. Nel 2018 si registrano 18.665 dimessi (17.900 in regime ordinario e 765 in regime diurno) con diagnosi correlate all’uso di droghe dalle strutture ospedaliere italiane: 96% in regime ordinario, 4% in regime diurno per un totale di 207.721 giornate di degenza con una degenza media di 11,6 giorni e 5.912 accessi in day hospital con un numero medio di accessi pari a 7,7.
 
Il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per i gruppi diagnostici correlati all’uso di droghe ammonta a 7.224, che rappresentano lo 0,034% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale. Il 15,3% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi correlati all’uso di droghe esita in ricovero, di cui il 36,1% sono accolti nel reparto di psichiatria. Inoltre il 54,5% dei ricoveri registrano una diagnosi di Psicosi indotte da droghe.
 
Costo dell’assistenza alle persone con dipendenze patologiche. Con riferimento all’anno 2018 il costo medio annuo per residente dell’assistenza per le dipendenze sia territoriale che ospedaliera, è pari a € 19,4 calcolato dividendo il costo complessivo dell’assistenza per le dipendenze per la popolazione residente nel 2018.
 
Per quanto riguarda l’assistenza territoriale il costo complessivo ammonta a 1.141.132 (in migliaia di euro), di cui 758.595 (in migliaia di euro) per l’assistenza ambulatoriale, 48.763 (in migliaia di euro) per l’assistenza semiresidenziale e 333.774 (in migliaia di euro) per l’assistenza residenziale. Per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera, la remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero è nel 2018 pari a 49.693 (in migliaia di euro).

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