quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 29 OTTOBRE 2020
Riparte l’emergenza e riparte sfruttamento medici in formazione



Gentile Direttore,
il rettore dell’Università del Piemonte Orientale ha inoltrato, su richiesta della Regione Piemonte, un invito agli studenti di medicina, contenente la proposta di collaborazione, a titolo volontario e gratuito, per l’esecuzione di tamponi rapidi nelle scuole. Non è la prima volta dall’inizio della pandemia, che ci giungono proposte simili: a Torino, nel marzo scorso, era stato proposto agli studenti universitari di dedicarsi volontariamente, senza alcuna retribuzione, alle operazioni di triage.

Allo stesso modo in altri atenei agli studenti è stato chiesto di svolgere sempre gratuitamente attività di raccolta dati, di centralino telefonico e di gazebo per lo smistamento dei pazienti davanti agli ospedali, tutte attività che senza il lavoro degli studenti  (non pagato, ma pur sempre lavoro) non si sarebbero svolte. Inoltre nella quasi totalità dei casi, agli studenti coinvolti non sono stati forniti nè i DPI adeguati nè alcuna preparazione per le mansioni assegnate.

Le modalità sono sempre le stesse: si cerca di sottolineare l’importante compito di chi si è iscritto alla facoltà di medicina, cercando di suscitare il sentimento di devozione alla “missione”, di “vocazione”, di corsa alle armi e sacrificio personale nel momento dell’emergenza.

Peccato che non siano altro che escamotage per reclutare personale non qualificato e destinarlo a mansioni a rischio che, normalmente, sarebbero eseguite da addetti adeguatamente tutelati, formati e retribuiti.

Ecco che dietro al ricorso improprio ad un linguaggio bellico, si cela l'ennesima scusa per non assumere personale sanitario, fallendo su tutta la linea nel garantire un valore didattico alle attività svolte dai medici in formazione.

Tale situazione si innesta sulla ben nota carenza di personale, emergenza cronica in cui versa il nostro SSN da ben prima della pandemia ed imputabile ai tagli decennali alla sanità pubblica e al blocco delle assunzioni. L'emergenza ha reso ancora più evidente tali carenze, soprattutto a livello territoriale. Qui i servizi vengono tenuti in piedi per lo più da medici liberi professionisti, per i quali un tampone positivo significa rinunciare reddito per un lungo periodo di tempo.

Non è bastata la prima ondata della pandemia per convincere dell’urgenza di assumere lavoratori della salute. Ancora una volta sono gli studenti e le studentesse di medicina, insieme a tutti gli altri medici in formazione, a pagare il prezzo di una programmazione fallimentare della filiera formativa in medicina.

Siamo stanchi di essere considerati solo come tappabuchi, e di essere, invece, ignorati durante i tirocini formativi, costretti il più delle volte a “sorreggere i muri”. Siamo stanchi di denunciare queste, purtroppo sempre più frequenti, situazioni di svilimento professionale.
Rivendichiamo dignità e tutele per medici in formazione e per tutto il personale sanitario!

Chi si cura di te?, CollettivaMente, Link - Area Medica

© RIPRODUZIONE RISERVATA