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Lunedì 16 NOVEMBRE 2020
50 anni fa l’Italia diventa malaria free: due convegni scientifici e un video dell’Iss per ricordarlo

Brusaferro: “L’Italia celebra oggi questo successo senza dimenticare però che la malaria è tutt’altro che scomparsa: metà della popolazione mondiale è tuttora a rischio di essere infettata”. Il primo convegno, il 19 novembre ha l’obiettivo di superare il concetto che la malaria sia una malattia relativamente lieve. Il secondo, il 24 novembre, farà invece il punto della lotta alla malaria con le altre istituzioni

Era il 17 novembre del 1970 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità certificava ufficialmente che l’Italia si era liberata dalla malaria, dopo essere stata per secoli un paese endemico per questa malattia infettiva.
Per celebrare i cinquant’anni di libertà dalla malattia, l’Iss ha organizzato due convegni scientifici internazionali e un video. In collaborazione con l’Università La Sapienza, inoltre, ricercatori dedicano un documentario per ripercorrere alcuni momenti della storia italiana della lotta alla malaria.
Non solo, l’Istituto proprio in questa occasione ha voluto ricordare anche Giancarlo Majori, malariologo di fama internazionale da poco scomparso, che ha avviato programmi di lotta alla malaria in Burkina Faso, Isole Comore, Madagascar, Tanzania, Sudan, Tunisia e vari altri paesi.
 
Il primo convegno che si terrà il 19 novembre ha l’obiettivo di superare il concetto che la malaria da Plasmodium vivax sia una malattia relativamente lieve. La crescente evidenza di manifestazioni gravi della malattia da P. vivax fa emergere la necessità di ridefinire e rafforzare le strategie efficaci per il controllo specifico del vivax. Il secondo appuntamento che si terrà il 24 novembre sarà invece l’occasione per fare il punto con altre istituzioni sulle sfide attuali di lotta alla malaria, in particolare in Africa. Interverrà anche il Direttore del Global Malaria Program dell’Oms, Pedro Alonso.
 
Il video, invece, prodotto dall’Iss e dall’Università Sapienza, è un viaggio nel tempo e nello spazio che si scopre varcando il Museo dell’Iss e rappresenta il dialogo impossibile tra due malariologi, in Italia e in Africa, a 100 anni di distanza. Il primo è Giovan Battista Grassi, interpretato da un ricercatore Iss, mentre il ricercatore in Africa è Umberto D’Alessandro, Direttore dell’Unità Gambia del Medical Research Council, UK. Il confronto tra i due malariologi, ha l’obiettivo di far emergere quanto sia ancora attuale il problema della malaria in Africa e comunicare anche l’impegno della ricerca scientifica per eliminare questo flagello.
“Il nostro Istituto, fondato nel 1934 proprio per combattere la malaria, ha avuto un ruolo centrale nel raggiungere questo traguardo storico – ha detto il Presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – l’Italia celebra oggi questo successo senza dimenticare però che la malaria è tutt’altro che scomparsa: metà della popolazione mondiale è tuttora a rischio di essere infettata dal Plasmodio trasmesso dalle zanzare Anopheles”.
 
Soltanto nel 2018 l’Oms ha stimato 230 milioni di casi di malaria con oltre 400 mila morti, per lo più bambini sotto i 5 anni in Africa subsahariana. Ciò significa che questa infezione uccide un bambino ogni due minuti. L’Europa conta ogni anno circa 8mila casi di malaria importata da viaggiatori, di cui 800 solo in Italia. “Solo pochi anni fa, nel 2011, la vicina Grecia, dichiarata libera dalla malaria nel 1974, è stata afflitta da diversi focolai di malaria trasmessa dalle zanzare locali – ha spiegato Carlo Severini, malariologo dell’Iss – è indispensabile vigilare costantemente contro i rischi di reintroduzione di questa malattia”.
 
L’Oms registra negli ultimi quattro anni non solo un costante incremento dei casi diffuso in diversi Paesi ma anche una situazione che si è aggravata dall’impatto della pandemia di Covid-19 sulle strutture sanitarie dei Paesi endemici. Un motivo di allarme è la diffusione di ceppi di zanzara resistenti agli insetticidi, documentata in oltre 65 Paesi. “La comparsa nel Sud Est Asiatico di parassiti resistenti ai moderni trattamenti con più farmaci antimalarici – ha aggiunto Pietro Alano, malariologo dell’Iss – avrebbe effetti devastanti se tracimasse in Africa considerato che oggi non abbiamo ancora un vaccino protettivo davvero efficace”.
 

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