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Giovedì 26 NOVEMBRE 2020
Perché insisto sulla dipendenza dei Medici di medicina generale

Bisogna insistere perché la medicina generale diventi una specialità identica a tutte le altre, che le modalità di accesso siano le stesse di quelle previste per il restante personale del SSN e che pur mantenendo alcune specificità il contratto sia quello del personale dipendente. Una vera rivoluzione indispensabile per dare risposta i cittadini e prepararci al meglio alle altre emergenze che verranno

Il muro di gomma che da anni impedisce la nascita di un sistema di cure primarie in grado di affrontare le sfide poste dalla postmodernità e dall’avvenuta transizione demografica inizia a sgretolarsi.
 
La drammatica esperienza della pandemia che ha già causato solo nel nostro paese quasi 50.000 decessi ha avuto l’effetto di un catalizzatore che ha fatto emergere con prepotenza le contraddizioni dell’attuale organizzazione della medicina di base.
 
La condizione di solitudine in cui opera il nostro MMG, relegato in studi indovati in condomini in cui al massimo condivide con altri colleghi le spese di gestione, ma non certo il lavoro in team, ha mostrato la sua intrinseca debolezza. Il MMG ha affrontato a mani nude la prima fase della pandemia, pagando un prezzo drammatico in termine di vite perse e nella seconda fase è stato relegato in un ruolo secondario, non riuscendo spesso a fornire l’assistenza di cui spesso necessitavano i pazienti.
 
L’intervento della Vice presidente della commissione Igiene e sanità del Senato Paola Boldrini su QS ha aperto una breccia ponendo il problema, da più parti sollevato, del superamento del regime convenzionale della medicina generale e del passaggio del MMG nella dipendenza, fermo restando il mantenimento ad esaurimento del rapporto convenzionale per i medici già in servizio che non intendano modificare il proprio rapporto di lavoro.
 
L’intervento della vice presidente Boldrini è particolarmente apprezzabile perché rompe anche con una tradizione consolidata nel suo partito di appartenenza, il PD, da sempre molto passivo verso le istanze dell’organizzazione di categoria dei MMG. La sua proposta inoltre si mette, di fatto, in rotta di collisione con quanto deliberato dalla regione Lazio e bocciato da due sentenze emesse a breve distanza una dall’altra dal TAR della stessa regione.
 
La prima relativa alle visite domiciliari dei MMG è già stata oggetto di ampie discussioni;  la seconda invece accoglie  il ricorso del sindacato SNAMI e Cipe nella parte in cui si chiede l’annullamento dell’ordinanza della regione Lazio in cui si ordina alla Direzione Salute della regione  di “valutare l’eventuale attivazione delle Unità di Speciali di continuità assistenziale (USCA)” affermando il principio che la legge istitutiva delle USCA medesime L 27/2020 non conferiva alle regioni la facoltà di “valutare” ma “imponeva” loro di costituirle.
 
La omessa costituzione delle USCA con le modalità previste dalla legge: 1 ogni 50.000 abitanti con collocazione nelle sedi di continuità assistenziale esistenti e reclutamento dei medici di continuità assistenziale, medici frequentanti il corso di medicina generale e, in forma residuale, liberi professionisti, ha obbedito a una chiara scelta politica, in netta contraddizione con quanto previsto in sede nazionale. La regione infatti ha scelto di costituire delle proprie aggregazioni, chiamate USCAR, fortemente volute dalla FMMG regionale.
 
Non entro nel merito della sentenza del TAR, che tuttavia ritengo ragionevole, ma cerco di analizzare le motivazioni, per me inaccettabili, che hanno spinto la regione Lazio a cedere alle pressioni corporative della FIMMG regionale.
 
Su QS il vice segretario della FIMMG, ha dichiarato, senza essere smentito da nessuno che “Così come sono state concepite le Usca sono solo un sistema per fare micro assunzioni. Hanno fatto nascere il germe per il futuro servizio di medicina generale dipendente e i risultati non mi sembra lascino ben sperare”.
 
Quindi non un’idea di servizio, non la necessità di dare un’assistenza migliore ai pazienti con COVID ma semplicemente un’astuta mossa di tipo politico-sindacale per difendere la posizione di rendita che la convenzione conferisce ai MMG: liberi professionisti o meglio dire liberi battitori, con tutto quello che comporta in termini di autonomia e mancanza di rapporto con il distretto, e gestione completa e autoreferenziale delle attività territoriali.
 
Un modello organizzativo che la pandemia ha platealmente dimostrato come fallimentare e che bisogna assolutamente rimuovere per uscire da quella desertificazione assistenziale di cui è vittima il territorio.
 
La posizione della regione Lazio è ancora meno giustificabile se si tiene conto che nel paese sta divenendo sempre più chiara la necessità di un cambiamento del modello organizzativo delle cure primarie e di questo fa fede anche il recente intervento di Silvio Garattini sul Corriere della sera in cui, dopo avere evidenziato il fallimento del modello attualmente esistente,  si domanda per quale motivo medici ospedalieri e medici di base non possano avere un identico contratto.
 
In due precedenti articoli scritti con Saverio Proia abbiamo immaginato anche un tale percorso che non vuole essere una punizione per i MMG ma la possibilità concreta per uscire da quell’isolamento a cui la FIMMG, e non solo, si ostina a condannarli.
 
Il passaggio a dipendenza sappiamo anche che è fortemente voluto dalle nuove leve di MMG che come spesso accade hanno un potere decisionale estremamente limitato ma che è osteggiato dai più attempati vertici che, attraverso il sindacato e la presidenza degli ordini provinciali hanno poi accesso garantito alle cariche che contano in primis quelle della FNOMCEO e dell’ENPAM.
 
Bisogna dunque insistere perché la medicina generale diventi una specialità identica a tutte le altre, che le modalità di accesso siano le stesse di quelle previste per il restante personale del SSN e che pur mantenendo alcune specificità il contratto sia quello del personale dipendente
Una vera rivoluzione indispensabile per dare risposta i cittadini e prepararci al meglio alle altre emergenze che verranno.
 
Roberto Polillo

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