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Venerdì 04 DICEMBRE 2020
Carenza di ferro. Colpisce 1 persona su 3 ma è sottovalutata. Tra i rischi, anche una maggiore esposizione alle infezioni

L’Iron Deficiency Day (26 novembre) è stata l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica a non trascurare questa condizione che può mettere a rischio la salute e aggravare il decorso di malattie croniche sottostanti. Sotto i riflettori le donne in gravidanza e i pazienti con scompenso cardiaco e malattia renale. Al via la campagna "TAKEIRONSERIOUSLY" per fare luce sul problema.

La carenza di ferro, con o senza anemia, è uno dei disturbi più diffusi al mondo. Ne soffre 1 persona su 3, ma molte volte non viene neppure sospettata, anche a causa dell’aspecificità dei sintomi. Astenia, frequenti mal di testa, fiato corto dopo una breve corsa, ma anche scarsa concentrazione, irritabilità e maggiore vulnerabilità alle infezioni sono i segnali più comuni che possono manifestarsi a qualsiasi età, anche se sono più frequenti in determinate fasi della vita (ad esempio in gravidanza) e in presenza di alcune malattie croniche.

È importante non trascurare questi segnali perché senza sufficiente ferro a disposizione l’organismo non può funzionare correttamente. La Giornata della Carenza di Ferro (26 novembre), riaccende i riflettori su questa condizione che può essere molto debilitante e, se prolungata e non adeguatamente trattata, portare a un peggioramento dello stato di salute, della vita relazionale e lavorativa, delle performance scolastiche e sportive. In occasione dell’iniziativa, supportata dalle organizzazioni internazionali Anemia Community, CROI, Global Heart Hub, Heart Failure Policy Network e European Kidney Alliance, è stato lanciato il portale informativo www.takeironseriously.com/it.

Il ferro è un elemento fondamentale per la vita: interviene nella produzione dei globuli rossi, funge da importante cofattore di varie proteine necessarie per il metabolismo dell’ossigeno e dell’energia, rafforza il sistema immunitario e garantisce la resistenza alle malattie. Si trova, inoltre, nel sistema nervoso centrale dove interviene nei processi enzimatici chiave per la sintesi di neurotrasmettitori come la dopamina – che stimola la motivazione, il piacere, il controllo dei muscoli – e la serotonina – che regola il tono dell’umore.

Donne, le più colpite 
Si calcola che 1 donna su 3 sia interessata da carenza di ferro, a causa di mestruazioni abbondanti, problemi di cattivo assorbimento o carenze alimentari. “Particolarmente delicato è il periodo della gestazione, durante il quale raddoppia il fabbisogno di ferro per la crescita della placenta e per lo sviluppo cerebrale e del sistema immunitario del feto - afferma Antonio Ragusa, Direttore UOC di Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Fatebenefratelli di Roma. Tuttavia, almeno il 30% delle future mamme inizia la gravidanza senza adeguate scorte di ferro, aumentando il rischio di parto prematuro e di basso peso del bambino alla nascita. Arrivare al termine della gestazione con riserve di ferro depauperate può essere molto pericoloso per la donna, se si considera che l’emorragia ostetrica è la prima causa di mortalità e grave morbosità materna in Italia. La carenza di ferro può perdurare anche nel puerperio, esasperando lo stress emotivo e la sensazione di stanchezza fisica, e predisponendo ad andare incontro a scarsa produzione di latte e depressione post partum. Per tutti questi motivi è fondamentale identificare le donne a rischio e correggere l’anemia prima o all’inizio della gravidanza”.

Pazienti cardiopatici e nefropatici a rischio
“Fino al 50% dei soggetti affetti da scompenso cardiaco è interessato da carenza di ferro, con o senza anemia, condizione che interferisce con la produzione di energia muscolare, peggiorando la performance dei pazienti e la loro qualità di vita. Per questo motivo, una corretta diagnosi e una gestione appropriata della carenza di ferro sono fondamentali - spiega Fabrizio Oliva, Direttore Cardiologia 1, Cardio Center De Gasperis, Ospedale Niguarda, Milano. Studi scientifici hanno infatti evidenziato come correggendo il deficit marziale è possibile migliorare il metabolismo energetico e la capacità funzionale del paziente, contribuendo a ridurre in maniera significativa le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco”.

“La carenza di ferro è una condizione comune, presente fino nel 60% delle persone affette da malattia renale cronica. Può aggravarne la condizione di anemia – rendendo meno efficace il trattamento con eritropoietina – o addirittura precederla – spiega Pietro Manuel Ferraro, Professore Associato in Nefrologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Poiché l’anemia e la carenza di ferro impattano in modo significativo sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza delle persone con nefropatia, è importante che tali condizioni vengano adeguatamente riconosciute e trattate. In particolare, nelle persone con nefropatia va valutato in modo completo l’assetto marziale, che dovrebbe essere interpretato da uno specialista in considerazione della peculiarità di questa condizione, e laddove indicato instaurata una adeguata supplementazione di ferro”. 

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