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Lunedì 21 DICEMBRE 2020
Covid. Allarme dallo Spi Cgil Fvg: “Nelle Rsa 3.000 contagi fra gli ospiti e 700 fra gli operatori”

La seconda ondata di covid 19 sembra essersi accanita sulle residenze per anziani regionali con ancora più violenza che nella prima ondata. Secondo i dati di metà dicembre circa il 30% degli ospiti è positivo e il contagio ha colpito oltre il 10% degli operatori sanitari. Le cause, secondo il Sindacato dei pensionati Italiani Cgil FVG, sono legate all’inerzia delle istituzioni e alla mancanza di un prioritario e strategico impegno che potenzi la sanità territoriale e di prossimità.

Continuano a pesare i contagi ed i decessi nelle case di riposo in FVG. In queste strutture prevedere le suddivisioni, l’isolamento e le cure fra chi è Covid+ con i Covid free risulta essere molto difficile non solo per carenza di personale ma anche per come sono strutturate le Rsa. Inoltre, secondo i sindacati, dopo quasi un anno da inizio pandemia, manca ancora un piano di potenziamento del servizio sanitario, con l’assunzione del personale e il rafforzamento dei servizi di prevenzione.   

“Le case di riposo nascono come residenze per anziani – illustra Roberto Treu, segretario generale Spi Cgil Fvg – con le soluzioni più bizzarre. Ci sono residenze all’interno di palazzi e ve ne sono altre la cui costruzione risale ad un secolo fa, quando erano concepite come vere e proprie case. Ancora oggi mancano dei protocolli omogenei tra le diverse province e quindi fra le diverse Aziende Sanitarie, sia rispetto allo screening del personale che alla gestione del rischio da contagio. Tutto ciò richiede da subito interventi che siano collegati ad una revisione profonda dei criteri di accreditamento della case di riposo, con particolare riferimento non solo alle strutture in sé, ma anche alla qualità / quantità dell’assistenza socio-sanitaria, dei servizi di presidio medico e del rapporto con i medici di medica generale. E’ necessario anche ripensare ai rapporti di lavoro in queste strutture, per garantire professionalità, ma anche condizioni contrattuali omogenee”.

Altro tema fondamentale che sta sollevando il sindacato dei pensionati è l’alto tasso di contagiosità che nella seconda ondata di pandemia sta colpendo in particolar modo le case di riposo, che registra un aumento, rispetto alla prima ondata,  sia di numero di contagio che di decessi.

“Sommando ai dati forniti dall’assessore alla salute Riccardi Riccardo a quelli quotidiani degli aggiornamenti della Protezione Civile – spiega Treu – il numero complessivo a metà dicembre di casi positivi rilevati nelle case di riposo  risulta essere di quasi 3.000 persone tra gli ospiti, che corrisponde circa il 30% dei posti letto occupati, mentre sono oltre 700 gli operatori contagiati tra i 7.025 operatori totali, corrispondenti a più del 10%. Di fronte al dilagare del contagio, è legittimo chiedersi quando abbia inciso la disposizione della Regione FVG e delle Aziende sanitarie che obbliga le case di riposo a tenere nel loro interno i contagiati, invece di poterli ricoverare in strutture dedicate che la stessa Regione avrebbe dovuto predisporre sin dall'estate scorsa”.

Ma secondo il Spi Cgil nella Regione FVG non sono solo le case di riposo a soffrire di problemi sanitari, tant’è che fa un elenco ben nutrito delle cose che si sarebbero dovute fare in questi mesi e che invece non sono mai state fatte.

“Le case di riposo stanno pagando l’inerzia della scorsa estate – conclude il segretario Spi Cgil -. È incredibile che di fronte alla tragedia che stanno vivendo ospiti e lavoratori delle strutture per anziani, c’è chi pensa soltanto ad ampliare i posti letto e, per lo più, nelle case di riposo private. Non c’è ancora traccia di un prioritario e strategico impegno che potenzi la sanità territoriale e di prossimità, con infermieri di comunità, centri di assistenza primaria, centri diurni, badanti condominiali o con l’abitare solidale, men che meno lo sviluppo della telemedicina, ritenuta da tutte le organizzazioni – dall’Oms in giù – fondamentale per ridurre la pressione sugli ospedali in tempo di Covid e non solo, rispettando il principio fondamentale del benessere delle persone fragili. Di questo passo, la nostra sanità regionale sarà sempre più inadeguata.

Endrius Salvalaggio

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