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Mercoledì 03 FEBBRAIO 2021
Recovery Plan. Assistenti sociali: “Infrastrutture sociali non garantite, l’Italia resta una somma di regioni”
Il presidente dell’Ordine in audizione alla Camera: “Il PNRR, grande sfida. Intervenire su assenza di servizi, professionisti e formazione. In quello che potrebbe essere un bel libro dei sogni mancano capitoli fondamentali: dimenticata la salute mentale, le dipendenze, le risorse educative per i nostri giovani che hanno pagato un prezzo enorme, la semplificazione normativa, la governance”.
“Garantire le infrastrutture sociali e i diritti costituzionali per fare dell’Italia un solo Paese e non la somma di 20 regioni: l’occasione del PNRR e alcuni impegni scritti nero su bianco possono farci recuperare anni di ritardo, di mancata programmazione e di scarsa attenzione che questa pandemia ha soltanto aggravato. Ma in quello che potrebbe essere un bel libro dei sogni mancano capitoli fondamentali: dimenticata la salute mentale, le dipendenze, le risorse educative per i nostri giovani che hanno pagato un prezzo enorme, la semplificazione normativa, la governance. Per colmare il grande gap e garantire i diritti della nostra Carta, previsti dagli artt. 3 e 32 della Costituzione, non si possono più seguire logiche assistenzialistiche e risarcitorie come bonus o assegni, ma vanno ascoltate le esigenze di tutti i soggetti garantendo l’accesso ai servizi e alle cure mettendo al centro le donne e gli uomini, la loro unicità e dignità”.
L’intervento del presidente del Cnoas, Gianmario Gazzi, in audizione sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di fronte alla Commissione Affari Sociali di Montecitorio, parte dall’analisi del PNRR e suggerisce le integrazioni e gli impegni necessari per permettere di garantire insieme e non ognuno per la sua competenza i diritti delle persone”, per non mortificare l’occupazione femminile, per dare al Sud quei livelli essenziali che aspetta da 20 anni.
“Abbiamo assistito in questi mesi al progressivo aumento di povertà materiale, di solitudine ed esclusione – ha spiegato - Povertà educativa e difficoltà relazionali continueranno nei prossimi anni a incidere nelle vite delle nostre ragazze e de nostri ragazzi. Le ferite di questa pandemia rimarranno per molto tempo nella mente di chi già soffriva prima. Vent’anni di tagli hanno lasciato in eredità situazioni che non hanno trovato risposta o che si è cercato di risolvere seguendo strategie di semplice controllo o di mero ordine pubblico”.
Gazzi ha sottolineato l’importanza di investire nei servizi anche perché si interviene in questo modo, direttamente o indirettamente sull’occupazione femminile: “Sono per la maggior parte le donne a lavorare in campo e, come abbiamo ancor meglio capito in questo anno di pandemia, sono loro a dover rinunciare alle loro carriere quando c’è bisogno di accudire qualcuno”.
E sul Sud: “Ci sono intere regioni che mancano di infrastrutture sociali, di professionisti – ha aggiunto – Mancano, per garantire i livelli essenziali 4000 assistenti sociali”.
“La salute, non è soltanto assenza di malattia, come stiamo sperimentando sulla nostra pelle, ma si investono sette milioni nel sociale e 130 nel sanitario – ha concluso – serve integrazione e semplificazione normativa o il PNRR resterà un libro dei sogni e per giunta incompleto”.
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