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Giovedì 04 FEBBRAIO 2021
Covid. Gimbe: “Si arresta la discesa dei nuovi casi e in alcune Regioni contagi in ripresa” 

Nella settimana 27 gennaio – 2 febbraio si rileva la stabilizzazione dei nuovi casi e un’inversione di tendenza della curva dei contagi in alcune regioni che impongono di tenere alta l’attenzione sulle nuove varianti. Ricoveri e terapie intensive rimangono sopra soglia di saturazione rispettivamente in 5 e 6 region. Con il rallentamento nella consegna dei vaccini sono state somministrate quasi esclusivamente seconde dosi.

Il monitoraggio della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 27 gennaio-2 febbraio 2021, rispetto alla precedente, una stabilizzazione del numero dei nuovi casi (84.652 vs 85.358). Scendono i casi attualmente positivi (437.765 vs 482.417), i ricoveri con sintomi (20.317 vs 21.355), le terapie intensive (2.214 vs 2.372) e i decessi (2.922 vs 3.265).
 
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
• Decessi: 2.922 (-10,5%)
• Terapia intensiva: -158 (-6,7%)
• Ricoverati con sintomi: -1.038 (-4,9%)
• Nuovi casi: 84.652 (-0,8%)
• Casi attualmente positivi: -44.652 (-9,3%)
 
“Esauriti gli effetti del Decreto Natale – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si arresta la discesa dei nuovi casi settimanali, sostanzialmente stabili guardando al dato nazionale, mentre in diverse Regioni s’intravedono i primi segnali di un’inversione di tendenza”. Infatti, rispetto alla settimana precedente, in 9 Regioni risale l’incremento percentuale dei nuovi casi e in 5 Regioni si registra un aumento dei casi attualmente positivi per 100.000 abitanti.
 
“Segnali – ribadisce il Presidente – che invitano a tenere alta l’attenzione sulla diffusione delle nuove varianti, potenziando il sequenziamento del virus ove si rilevano incrementi anomali dei nuovi casi”.
 
“A livello ospedaliero – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – nonostante un’ulteriore lieve discesa di ricoveri e terapie intensive, l’occupazione da parte di pazienti COVID supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive”.
 
I vaccini ai non sanitari. “È stato chiarito – spiega Cartabellotta – che il “personale non sanitario”, ufficialmente non previsto dal Piano vaccinale, include persone che a vario titolo lavorano nelle strutture ospedaliere e sanitarie. Ma, in assenza di un’anagrafe vaccinale nazionale, in questa categoria possono confluire anche soggetti al momento esclusi dalle categorie prioritarie”.
 
Peraltro, rispetto alla media nazionale del 19%, dal database ufficiale risulta una notevole variabilità regionale: dal 2% dell’Umbria al 32% di Basilicata e Lombardia. La Fondazione GIMBE, “al fine di sanare eventuali incongruenze, ribadisce l’invito a Regioni e Province Autonome a verificare ed eventualmente rettificare i dati trasmessi a livello centrale che alimentano la dashboard sui Report Vaccini Anti COVID-19”.
 
“Nel bel mezzo della crisi di Governo – conclude Cartabellotta – stiamo attraversando una delle fasi più critiche della pandemia: da un lato l’inevitabile rallentamento della campagna vaccinale, segnata da continue revisioni al ribasso delle forniture, dall’altro i primi segnali di aumento di circolazione del virus, indubbiamente sottostimata. Ma soprattutto incombe la minaccia delle nuove varianti, già sbarcate in Italia, che rischiano di far impennare la curva dei contagi. Nel frattempo, in un’Italia quasi tutta gialla ci si continua ad appellare, in maniera paternalistica, al buon senso dei cittadini che in realtà non fanno solo che adeguarsi a quanto permesso”.

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