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Martedì 09 FEBBRAIO 2021
Chi non si vaccina, non cura



Gentile Direttore,
leggo con soddisfazione che il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, ha dichiarato pubblicamente e con grande chiarezza che i medici hanno l’obbligo morale di sottoporsi alla vaccinazione anticovid e che, ove avessero rifiutato, avrebbero dovuto essere allontanati dal servizio di cura.
 
L’ovvia conseguenza di questa decisione, adottata dalle ASL perché suffragata dall’evidente inidoneità alla mansione a causa della possibilità di nuocere proprio a chi si affida alle cure del personale sanitario, comporterebbe l’assegnazione a compiti lontani dal rapporto col paziente.
 
Questa forte e doverosa posizione che onora la Federazione, si fonda su basi inoppugnabili, riconosciute e esposte anche su QS in varie occasioni.
 
I più importanti costituzionalisti hanno già rilevato la costituzionalità di una legge che prevedesse l’obbligo vaccinale per alcune categorie, i giuslavoristi e i medici legali hanno ampiamente dimostrato il fondamento giuridico di una norma che riconosca l’esigenza di essere vaccinati per il personale del SSN quale onere di servizio che dimostra l’idoneità alla mansione. Il personale sanitario non vaccinato è semplicemente inidoneo a operare a contatto con i malati.
 
Aggiungo a questo quadro una sola annotazione. La dichiarazione del Presidente della Fnomceo ha una fortissima rilevanza deontologica.
 
E lo dico perché, a mio avviso, gli Ordini debbono farsi carico di valutare caso per caso la renitenza vaccinale dei propri iscritti. L’articolo 1 del vigente Codice Deontologico “in armonia con i principi etici di umanità e solidarietà, impegna il medico nella tutela della salute individuale e collettiva…”; il testo è chiarissimo e è sufficiente a chiamare il medico in audizione. Il medico è obbligato a tutelare la salute di tutti in base al principio etico della solidarietà che già è richiamata nell’articolo 2 della Costituzione come dovere di ogni cittadino.
 
Il medico non può non sentire questa doverosità come essenziale alla professione e ove mancasse questa sensibilità, è chiara l’infrazione disciplinare. Inoltre il medico ha l’obbligo in base all’articolo 14 del CD, di “garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente”, il che ovviamente non potrà fare se, ad esempio, non ha provveduto all’opportuna copertura vaccinale personale durante la pandemia.
 
In conclusione, ci sono gli estremi per valutare i medici renitenti alla vaccinazione sul piano deontologico. Mi auguro che non ce ne sia mai bisogno e che il richiamo del Presidente Anelli sia sufficiente, ma ove ciò non fosse, gli Ordini debbono essere garanti di fronte alla cittadinanza del rispetto da parte dei medici degli obblighi morali insiti nella professione.
 
Antonio Panti

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