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Giovedì 11 FEBBRAIO 2021
Lettera a un giovane medico: un libro sull’ambiguo rapporto tra sanità e politica



Gentile Direttore,
il rapporto tra sanità e politica è il tema del mio ultimo libro: “Lettera ad un giovane medico; Il sottotitolo: Uno sguardo sul futuro della sanità dopo la pandemia da COVID-19”, (pagine 157) pubblicato da Ledizioni, disponibile sia in formato elettronico che cartaceo, in libreria e in internet (Epub € 6,99; Brossura €12,20).
 
Il libro è pensato come una lettera scritta da un vecchio medico alla giovane figlia che sta per laurearsi in medicina con lo scopo di orientarne le scelte future. Il padre spiega che oggi il medico si trova di fronte a un Moloch, un mostro di burocrazia, difficile da evitare e impossibile da sconfiggere. Di questo ne dovrà tener conto la giovane quando dovrà decidere sul suo futuro. Il mostro ha tante teste ma, il corpo, è dato dalla politica. Il libro si svolge quindi con argomentazioni fondate sulla descrizione dei meccanismi di funzionamento e sui numeri del sistema sanitario. Il mittente cerca di spiegare l’ambiguità con la quale la politica gestisce la sanità.
 
Piccoli e grandi conflitti di interesse fanno sì che non si capisca più se il medico lavori per il paziente o per il politico. La politica esercita infatti sulla sanità una sorta di potere feudale che brevemente riassumerei qui di seguito.
 
I simboli del potere: il totem dell’azienda sanitaria

1. Se la sanità è gestita come un’azienda, allora i cittadini sono dei “clienti” e, a loro, non è mostrato il retrobottega ma solo la vetrina;
 
2. Azienda è un termine che implica un profitto. La salute è un bene primario e applicare questo termine alla salute non ha alcun senso. Tantomeno, il risparmio non può essere considerato alla stregua dell’efficienza;
 
3. In una cultura dove si dà per scontata la superiorità etica e morale di tutto ciò che è privato rispetto a ciò che è pubblico, allora i manager possono assumere atteggiamenti padronali che comprendono anche il ricatto e l’intimidazione.
 
L’oligarchia tecnico/politica: il club esclusivo di chi comanda in sanità
1. Il Governatore sceglie i DG da una lista di idonei. Se in una regione vince sempre lo stesso partito, allora i DG sono sempre i soliti noti e, finita la musica, cambiano solo la sedia. Se ne conclude che Il governo della sanità regionale è affidato ad una oligarchia tecnico politica;
 
2. Oggi la politica sembra essere perennemente in campagna elettorale. C’è un estremo bisogno di comunicazione fondato sulla personalizzazione dei ruoli. Il Governatore, i DG, i DS appena possono calcano la scena e s’intestano il merito di qualsiasi cosa;
 
3. In politica il cosiddetto rapporto fiduciario implica appartenenza, fedeltà, complicità, segretezza, ovvero i DG non sono dei tecnici indipendenti ma dei commissari politici come quelli dell’URSS;
 
4. La partecipazione democratica dei cittadini è inesistente in quanto intermediata dagli organi di rappresentanza politica (Collegio dei sindaci) che, per ignoranza o per appartenenza politica, hanno un ruolo didascalico. Lo stesso dicasi per gli organi tecnici aziendali come il Collegio di direzione. L’utilità di questa struttura è proporzionale alle volte con le quali è convocata.
 
5. Anche volendo assumere che i primari siano assunti sulla base della competenza, di fatto, con il contratto che scade ogni 5 anni, sono perennemente sotto ricatto;
 
6. I medici sono imbavagliati da un contratto di natura privata che prevede il licenziamento nel caso denuncino malfunzionamenti e disorganizzazione.
 
Il microclima nelle aziende sanitarie
1. Nelle aziende il clima sociale è influenzato da due gruppi sociali: da una parte la dirigenza che esprime accondiscendenza, compiacimento, reticenza. C’è un diffuso consociativismo in quanto vi è un forte legame al DG che, a sua volta, è legato al potere politico. Tutti gli altri operatori sanitari sono passivi. Nel tempo, si è affermata un’attitudine all’adattamento e all’obbedienza. Si gira la testa e si tace. Il lavoro è diventato un lavoro alienato;
 
2. C’è un controllo ossessivo della comunicazione. Nulla deve andare sui giornali. Quando un fatto finisce sui giornali comincia la caccia al capro espiatorio e la sua testa è esibita ai cittadini. La responsabilità organizzativa non esiste. Esiste solo la responsabilità del medico.
 
3. Il presenza del leader politico, con i suoi valori, i confini del suo ego, il suo paternalismo sono palpabili. La catena del comando è corta. Ad esempio: un sindaco chiama il governatore (per favori o lamentele); costui chiama il DG che chiama il primario che, a sua volta, chiama il medico che deve giustificarsi a priori nel caso di lamentele o prestarsi come un utile servo nel caso vi sia la richiesta di favori.
 
L’idea di scrivere un libro sul rapporto tra sanità e politica mi ha posto il problema del metodo. L’ideologia politica alla base del SSN è stata analizzata per mezzo del confronto con sistemi sanitari appartenenti ad altre culture. Si è descritto il quadro istituzionale per mezzo del rapporto Stato–Regioni; si è esaminato il ruolo delle Regioni e i compiti della burocrazia regionale e ministeriale.
 
La parte più significativa del lavoro è stata comunque la stesura di un glossario che comprendesse le parole più significative di quella neo lingua sviluppatasi negli ultimi anni in sanità. Le parole sono importanti perché, ogni parola, lascia sempre dietro di sé un alone nella cultura in quanto, ogni parola, ha memoria dei suoi significati etimologici e delle sue possibili verità. Le parole sono come bandiere, sono simboli e, l’insieme di tali simboli, il linguaggio per l’appunto, è la politica stessa.
 
Il glossario si compone di parole quali, ad esempio, eccellenza, appropriatezza, azienda, equità, qualità, eccetera. Di queste parole è stato analizzato il senso retorico col quale sono usate dai politici e il diverso significato che possono avere per chi pratica la medicina.
 
Volutamente non si è approfondito il rischio di corruzione che un tale consociativismo determina. Rimane in sospeso la domanda fondamentale: quali sono i vantaggi per i cittadini nel disporre di una tale sanità? Chi avrà la compiacenza di leggerlo non troverà soluzioni ma risposte sufficienti a spiegare il pensionamento anticipato di molti medici, l’emigrazione all’estero dei giovani, il passaggio di molti specialisti dal pubblico al privato.
 
Andrea Tramarin

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