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Venerdì 12 FEBBRAIO 2021
Omosessualità e vaccinazione Covid. Quanta confusione su quel modulo della Asl Spezzina

Ha fatto scalpore ieri la notizia che una Asl ligure usasse un modulo per la raccolta dei dati dei vaccinandi Covid nel quale l’omosessualità veniva indicata come una categoria a rischio. A seguire ridda di critiche, smentite e chiamata in causa del Ministero della Salute che si scopre essere autore di quel modulo, anche se per altre finalità. Ma come stanno veramente le cose?

La notizia diffusa ieri che la Asl 5 Spezzina distribuiva un modulo da compilare ai cittadini in attesa di essere vaccinati contro il Covid dove veniva richiesto di barrare una o più caselle corrispondenti a 28 categorie a rischio (operatore sanitario, operatore scolastico, detenuto, donna in gravidanza, ecc.), tra le quali figurava anche la casella 10 riferita ai soggetti “con comportamenti a rischio (tossicodipendente, soggetto dedito alla prostituzione, omosessuale)”, ha sollevato un vespaio.
 
Il modulo della Asl 5 Spezzina

 
 
Ma come stanno veramente le cose? Quanto accaduto ieri - con comunicati intrecciati, prima di scuse unilaterali della Regione Liguria, poi di accuse della stessa Regione al Ministero della Salute di essere l’autore di quel modulo e infine del Ministero della Salute stesso (vedi sotto) che pur riconoscendo di aver scritto quel modulo, ne disconosce però il contenuto, promettendone la rapida rimozione dagli atti ufficiali - non contribuisce a chiarire cosa sia effettivamente successo.
 

 
Per capire come nasce la questione bisogna fare un passo indietro fino al Piano nazionale vaccini 2017-2019 frutto dell’intesa Stato-Regione del gennaio 2017 e alla conseguente istituzione dell’Anagrafe nazionale delle vaccinazioni con decreto del ministro della Salute del settembre 2018.
 
Nel Piano vaccini (ricordiamo ante Covid) figura infatti un capitolo dedicato ai vaccini da raccomandare ad “alcune categorie di soggetti (che) presentano un rischio aumentato di esposizione ad alcune malattie infettive a causa di determinate situazioni di vita o comportamenti” e anche a “soggetti affetti da alcune condizioni di rischio che li espongono ad un aumentato rischio di contrarre malattie infettive invasive e sviluppare in tal caso complicanze gravi”.
 
Tra queste categorie figurano, tra gli altri, “uomini che fanno sesso con uomini”, “soggetti dediti alla prostituzione”, “tossicodipendenti”, cui sono raccomandate a secondo dei casi diverse vaccinazioni (anti epatite A e B, vaccino Hpv).
 
Ai fini di segnalare questi soggetti il decreto che istituisce l’Anagrafe vaccinale ha predisposto un modulo da compilare per la raccolta dei dati sul vaccinato che comprende anche le “categorie a rischio del soggetto da vaccinare, per cui la vaccinazione è raccomandata (esposizione lavorativa, stile di vita, viaggi…), coerenti con le categorie previste con il Piano nazionale vaccini”.
 
Le categorie indentificate come a rischio sono 22 (poi salite a 28 in un aggiornamento di ottobre 2020 sulle specifiche funzionali della stessa Anagrafe vaccinale a cura del Ministero della Salute) - tra queste molte tipologie che diamo per scontate come gli operatori sanitari, le donne in gravidanza, i donatori di sangue, gli ospiti delle Rsa, le forze di polizia, i vigili del fuoco, ecc. - mentre al numero 10 del modulo figura anche la dicitura “Soggetto con comportamenti a rischio (tossicodipendente, soggetto dedito alla prostituzione, omosessuale)” che compare anche nel modulo della Asl spezzina.
 
Il modulo dell’Anagrafe vaccinale aggiornato a ottobre 2020

 
 
Quindi il concetto di categoria a rischio è ben strutturato e argomentato nel Piano nazionale vaccini laddove indica precise categorie lavorative o precise condizioni di vita o particolari stili di vita.
 
Il punto controverso è ovviamente quest’ultimo e la domanda da porsi è se è corretto parlare di “categorie a rischio” riferendosi all’orientamento sessuale delle persone.
 
In questo senso il Ministero della Salute ha fatto bene a specificare nella sua nota di ieri sera che “sono solo i comportamenti a determinare il rischio, non certo l’orientamento sessuale delle persone”, ma poi ha fatto molta confusione nel merito della querelle sostenendo che “il modulo interno della Asl 5 di La Spezia riporta erroneamente un vecchio documento usato per le donazioni di sangue”.
 
Abbiamo visto che in realtà il modulo della Asl spezzina è sostanzialmente quello contenuto nel documento di ottobre 2020 curato dal ministero della Salute che fornisce le specifiche tecniche dell’Anagrafe nazionale vaccini e quindi tutt’altro che obsoleto, anche se effettivamente appare opportuna la rimozione di quella parte in cui si inseriscono gli omosessuali tra le categorie a rischio, essendo palese che il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, sta nel sesso non protetto fatto da persone di qualsiasi orientamento sessuale.
 
Ma il punto che il ministero non ha sollevato e sul quale vorremmo invece porre particolare attenzione è un altro: perché mai la Asl spezzina ha usato quel modulo per raccogliere informazioni sul vaccinando anti Covid? Ha seguito una disposizione ministeriale o regionale o ha preso una sua iniziativa?
 
E sì, perché in realtà non sono state ancora emanate specifiche indicazioni - né dal ministero né, a quanto ci risulta, dalle Regioni - per raccogliere i dati dei vaccinandi Covid ai fini dell’Anagrafe nazionale vaccini, tant’è che tra i compiti del Gruppo di lavoro intersettoriale su vaccini e vaccinazione anti COVID-19 (GdL) istituito da un decreto del ministero della Salute il 19 novembre scorso figura proprio quello di “integrare l’Anagrafe vaccini nazionale con le vaccinazioni anti COVID-19”.
 
A quanto sappiamo tale integrazione non è stata ancora attuata o quanto meno non è stata resa nota e al momento gli unici moduli “ufficiali” da compilare per i vaccinandi Covid sono quelli allegati al consenso informato.
 
E quindi l’iniziativa spezzina, di adottare il modulo dell’anagrafe vaccini (ante Covid), per quanto certamente in buona fede, non appare supportata da un’indicazione nazionale o regionale condivisa.
 
A rendere però ancor più ingarbugliata la vicenda è infine la notizia emersa ieri sera dell’esistenza di un incontro che si sarebbe svolto in webinar il 4 febbraio scorso per “l’avvio del flusso AVP - prenotazioni vaccini anti-Covid19 e aggiornamento selezione categorie a rischio”, convocato dalla Direzione Generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica del Ministero della Salute.
 
Ebbene da questo incontro sarebbe emerso un “nuovo” modulo di segnalazione delle categorie a rischio da usare per la vaccinazione Covid dove la casella 10 è sparita (vedi sotto).
 
Il modulo per le categorie a rischio da usare per la vaccinazione Covid

 
Non è però dato sapere chi ha partecipato a quell’incontro e con chi siano state condivise le eventuali deliberazioni adottate (tra l’altro in armonia o no con il sopra citato Gruppo di lavoro ministeriale?).
 
In conclusione, quanto accaduto a La Spezia, appare frutto di una evidente carenza (o quantomeno incertezza) nelle indicazioni alle Asl e ai centri vaccinali su come raccogliere i dati dei vaccinandi Covid ma un merito alla fine l’ha avuto, quello di far emergere il non sense (questo sì obsoleto) di considerare l’omosessualità una categoria a rischio quando è ormai acclarato che il rischio è nel sesso non protetto da parte di chiunque lo faccia, omo od etero che sia, come testimonia chiaramente il caso dell’HIV-Aids dove la possibilità di trasmissione per via sessuale del virus, che costituisce l’84,5% di tutte le segnalazioni, è equamente suddivisa tra eterosessuali (42,3%) e uomini che fanno sesso con gli uomini (42,2%).
 
E, in ultimo, tornando al presunto rapporto Covid-Sesso, è bene comunque sottolineare che al momento, come ci ricorda la Fnomceo nella sua rubrica “Dottore, ma è vero che?”: “fermo restando che le più comuni pratiche sessuali sono sconsigliate in caso di contagio da SARS-CoV-, nel periodo di quarantena e nel sospetto di malattia, non c’è nessun motivo per limitarsi nelle attività sessuali in coppie presumibilmente sane e che non presentano segni di contagio”.
 

 
Cesare Fassari

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