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Giovedì 25 FEBBRAIO 2021
Vaccini Covid. Confcooperative Sanità si candida per supportare la campagna: “Mettiamo a disposizione 400mila operatori”

Ma ad oggi il cinvolgimento delle Cooperative avviene, secondo il presidente Milanese, “a macchia d’olio, come storicamente nella storia italiana, e quindi senza una visione di sistema e così le singole ASL stipulano accordi per incrementare le vaccinazioni sui territori”

“C’è un potenziale esercito a disposizione del Servizio sanitario pubblico ed è quello della cooperazione sociosanitaria: oltre 400mila operatori, tra cui infermieri e OSS, – spiega Giuseppe Maria Milanese, infettivologo, Presidente Confcooperative Sanità - che potrebbero rappresentare un fattivo corpo intermedio tra i medici di medicina generale, formalmente già coinvolti nella campagna vaccinale, e i 60milioni di cittadini”.
 
“Eppure oltre non rendere da subito praticabile questa grande compagine sussidiaria – aggiunge Milanese - si insiste anche in una gestione superficiale quando le cooperative vengono coinvolte”.
 
“Il dibattito che affiora tra le colonne della cronaca - prosegue - restituisce un quadro parziale della mancanza di chiarezza su tale questione: eppure già sufficientemente sconfortante. I dati rilevati dalle Aziende Sanitarie del Paese sono, se possibile, ben più preoccupanti. A macchia d’olio, come storicamente nella storia italiana, e quindi senza una visione di sistema, le singole ASL stipulano accordi per incrementare le vaccinazioni sui territori”.
 
“Potremmo affermare praticamente senza timore di essere smentiti - sottolinea il Presidente della cooperative sanitarie -, che ad ognuna di queste attività corrispondono un diverso protocollo d’intesa, diverse tariffe (anche molto dissimili tra loro), diverse modalità”.
 
“Un affresco che - osserva l'associazione - più che rappresentare un nuovo e più fluido ingranaggio, diventa un nuovo inceppo. La casistica è disparata, qualche esempio a campione può servire per coglierne la surrealtà: nel frusinate alle cooperative è richiesto il solo apporto infermieristico mentre nella ASL Roma/1 vengono richiesti medico e infermiere insieme, e per le due prestazioni sono previsti rimborsi radicalmente differenti, nel primo caso stabilendo una tariffa maggiore che nel secondo”.
 
“La soluzione è, ancora una volta, nella regia unica - comclude Milanese - che si faccia carico di un’analisi verosimile dei costi e dei benefici e si assuma la responsabilità di stabilire regole chiare ed univoche, valide dalle Alpi alle Piramidi. L’alternativa, già dietro l’angolo, è il caos: anzi, un caos che, in un frangente già tanto drammatico, ricadrebbe sulle spalle di cittadini vulnerabili e certamente incolpevoli”.

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