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Venerdì 26 FEBBRAIO 2021
Recovery plan. “Centralità medici, potenziamento territorio e emergenza-urgenza, assunzioni e più posti letto”. L’audizione Fismu

E ancora, investire risorse adetuate, puntare sulle assunzioni, stop al precariato e affrontare la questione meridionale. Il segretario nazionale Francesco Esposito alla Commissione Affari Sociali: "Sconfiggere il Covid, più medici, più vaccini e più prevenzione. Ma anche gettare le basi per una seria riforma della sanità pubblica: nuova organizzazione territorio-ospedale, assistenza integrata h24, nuovo status giuridico e più tutele per tutti i medici".

La Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu, in occasione del calendario di audizioni in Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, ha depositato un documento di proposte e osservazioni critiche sul Piano Nazionale di ripresa e resilienza.

Per Fismu con le diverse misure di quarantena attive in tutte le Regioni, non si può passare, ancora una volta “da un’emergenza a un’altra emergenza, servono interventi seri, con tutti gli strumenti economici disponibili, a partire del Recovery, per un’efficace iniziativa sul breve periodo ma anche per mettere le basi per un vero e proprio ‘new deal’ della sanità pubblica italiana.”
 
“In questo senso, già in premessa, - si scrive nel testo - vogliamo segnalare che il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (il capitolo 6), risulta a nostro avviso in diversi punti inidoneo ad affrontare non solo questa emergenza ma anche di raccogliere la sfida di una trasformazione strutturale del nostro servizio sanitario nazionale (Ssn).
Per Fismu, il Ssn allo ‘stress test’ dell’epidemia ha mostrato tutte le sue criticità strutturali, citiamo le principali:

• la decennale assenza di investimenti;

• malinteso federalismo nella governance sanitaria nelle Regioni;

• mancanza di personale, di posti letto, e di unità di cure intensive;

• la fragilità del territorio e della rete di ambulatori di cure primarie e di continuità Assistenziale e dell’emergenza urgenza (118);

• la deficitaria programmazione del fabbisogno di professionisti nell’accesso e la formazione e il cosiddetto imbuto formativo;

• la giungla di contratti e convenzioni che regolano la categoria e spesso la impoveriscono sul piano delle tutele e delle garanzie, (vedi il mancato passaggio alla dipendenza di di molti medici convenzionati del 118 in diverse regioni o il nodo irrisolto delle migliaia di camici grigi);

• il nodo del precariato cronico che attanaglia ogni settore dei nostri servizi sanitari;

• la mancanza di politiche e risorse sull’edilizia ospedaliera e nel territorio, soprattutto nel mezzogiorno, e di messa in sicurezza del personale medico (e non solo) e delle strutture.
 
Per Francesco Esposito, segretario nazionale Fismu “alla base di tutto una storica assenza di politiche sanitarie pubbliche che rispondano alla mutata domanda di salute e alle sfide della cronicità e dell’invecchiamento della popolazione. Questa dirimente questione, prevenzione e programmazione, è stata affrontata troppo spesso in modo frammentario, con iniziative spot, mai guardando a una visione organica che prendesse spunto anche dalle eccellenze (esistenti) della medicina di gruppo nel territorio e nell’ospedalità. Lo slogan è stato: ‘Meno ospedale più territorio’, ma è rimasto tale, solo uno slogan a uso e consumo dei media. Si veda la quasi totale non applicazione della legge Balduzzi, lo smantellamento graduale e inesorabile della medicina dei servizi (medicina scolastica, prevenzione, vaccini...ecc), la marginalizzazione del ruolo dei Distretti. Di fatto, lo stesso schema che ha visto la nostra Italia affrontare il Covid19 con un piano epidemico superato”.

“Oggi, il nostro dovere - continua - nei confronti di tutti i colleghi che lavorano ogni giorno è quello di fare proposte serie, il vero rispetto per tutti i medici morti per covid ma anche per evitare altre ulteriori tragedie nei prossimi giorni, passa per interventi concreti. È fondamentale riprendere l’iniziativa nei confronti del virus cambiando, realisticamente, l’attuale situazione organizzativa sanitaria, soprattutto nella prima linea, oltre che nelle strutture ospedaliere (più posti letto, più personale, più UCI)”.

“È infatti impensabile nel breve termine fare una rivoluzione del Ssn, delle cure primarie e del territorio - conclude Esposito - ma sì è possibile fare alcuni urgenti e concreti interventi per rendere più sicuro ed efficace questo snodo fondamentale della sanità pubblica nella battaglia contro l’epidemia. Queste settimane possono non essere quindi solo di contenimento dell’epidemia di Coronavirus, anche grazie alla campagna di vaccinazione, da implementare e potenziare, ma potrebbero essere usate dallo Stato per prepararsi e mettere in campo tutte le risorse possibili. È strategico cambiare rotta, ne va del futuro del Paese”.
 
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