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Lunedì 01 MARZO 2021
Viaggio nelle Professioni Sanitarie. I Perfusionisti, intervista al presidente Salvatore Scali

Sono 1.387 in Italia e il loro utilizzo nei contesti di assistenza nel territorio e a domicilio mediante la telemedicina è in crescita. Attivi in numerose eccellenze i TFCPC si sono rilevati essenziali nella fase pandemica: all’interno delle terapie intensive, dove permettono l’ECMO, la tecnica che supporta le funzioni cardiache e/o polmonari attraverso la circolazione extracorporea a lungo termine. Il numero esiguo, fa sì che  talvolta questa tecnica sia appannaggio di altri sanitari, pur in assenza di una adeguata formazione ed abilitazione

I Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare si dividono in due branche: quella cardiologica, e quella chirurgica. 1387 in Italia, il cui Presidente è Salvatore Scali, che opera al San Camillo di Roma. Dopo la prima puntata sugli Audiometristi, proseguiamo il nostro viaggio tra le 19 professioni rientrate nella Federazione Ordini TSRM e PSTRP.

Presidente Scali, cominciamo dalla vostra storia professionale.
La nostra professione potrebbe essere definita “di nicchia”, ma con quasi 50 anni di storia alle spalle. Si è sviluppata negli anni ’70 e si è evoluta per alcuni decenni secondo due filoni paralleli, contigui ma inizialmente distinti: il tecnico di perfusione cardiovascolare; il tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria. A distanza di quasi 30 anni vi è stata la fusione delle due figure e noi definiamo il 28 luglio del 1998 come “anno zero”.

Da allora?
Operiamo in due grosse branche della medicina: la cardiologia e la cardiochirurgia. In quest’ultimo contesto è nata la figura del tecnico capace di rendere possibile ciò che io definisco “speciale”: la circolazione extracorporea a cuore e polmoni fermi.

In cardiologia di cosa vi occupate?
Nell’area cardiologica ci occupiamo della fisiopatologia cardiocircolatoria. Noi come TFCPC svolgiamo un ruolo molto importante, perché la nostra attività si rivolge a tutti quelle persone che presentano comorbilità cardiovascolari. Tra queste ultime, ce ne sono alcune che prevedono l’impianto di un pacemaker o un defibrillatore, dispositivi salvavita.
Qui entriamo in gioco noi: eseguiamo il controllo dei device, sui sistemi di monitoraggio Holter cardiaci e pressori, sia da remoto che a domicilio. Tale dato viene controllato periodicamente ed inserito in particolari algoritmi che modificano costantemente il funzionamento dei suddetti dispositivi a beneficio dell’assistito.
Il Professionista TFCPC, su indicazione del cardiologo, può recarsi a casa della persona assistita e/o in residenze sanitarie per anziani (RSA) per effettuare esami strumentali fondamentali per monitorare le funzioni cardiocircolatorie in soggetti con patologie croniche quali l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma, attraverso apparecchiature portatili, alleggerendo così le lunghe liste di attesa delle strutture ospedaliere.
Inoltre, collaborara con oncologi e cardiologi nello svolgimento degli screening periodici programmati a domicilio sui malati oncologici con sintomi da chemiotossicità. Per tali ragioni, i TFCPC vogliono giocare un ruolo di primo piano nella trasformazione in atto nella sanità e nel potenziamento delle cure territoriali, con particolare riferimento alla telemedicina.

Ce ne parli.
Sebbene la nostra sia una professione prevalentemente ospedaliera, ben si presta ad affermarsi anche sul territorio e a domicilio, grazie alla telemedicina. Quest’ultima, infatti, consiste nel rimettere al centro la persona decentralizzando l’assistenza, servendosi di attività tecnico-assistenziali domiciliari e da remoto, come quelle di nostra competenza. Con la pandemia si è dimostrato particolarmente necessario ed efficace servirsi di tali strumenti.

E per quel che riguarda invece l’aspetto chirurgico?
In sala operatoria effettuiamo il bypass cardiopolmonare adoperando la circolazione extracorporea in tutti gli interventi al cuore, ma il nostro supporto è fondamentale anche nel trapianto di cuore e polmone. Quando gli assistiti lo necessitano, ci occupiamo anche dell’utilizzo dell’ExtraCorporeal Membrane Oxygenation (ECMO), tecnica che supporta le funzioni cardiache e/o polmonari attraverso la circolazione extracorporea a lungo termine.

L’ECMO si è rivelato vincente anche in questa pandemia.
Esattamente, si è dimostrato un supporto essenziale in questo momento. Sono stati utilizzati ECMO nella quasi totalità dei Dipartimenti cardiovascolari e nelle rianimazioni su tutto il territorio nazionale. A Roma, per esempio, ve ne sono stati impiantati un cospicuo numero, e tutt’ora ci sono persone che necessitano di questo supporto. Vorrei sottolineare che purtroppo in alcune realtà, presenti su quasi tutto il territorio nazionale, queste procedure sono eseguite da personale non idoneo, perché non adeguatamente formato e abilitato, in conflitto con le norme sull’abuso di esercizio della professione. Per risolvere questa situazione, grazie all’aiuto del gruppo giuridico e medico-legale della Federazione nazionale degli Ordini e del relativo Ufficio legale, stiamo intervenendo con specifiche istanze nei confronti di talune Amministrazioni per segnalare queste irregolarità.

Registrate altre problematiche o criticità in Italia, se si quali?
Nonostante le nostre competenze abbraccino diversi settori, abbiamo ancora delle realtà in cui vengono utilizzate in modo arbitrario figure professionale non abilitate e quindi con competenze che non permettono di assicurare gli standard minimi di qualità e sicurezza nella gestione della procedura. Al contrario il TFCPC, unica figura abilitata, con le sue competenze trasversali può effettuare il recupero del sangue perioperatorio per evitare inutili trasfusioni con tutti i rischi associati, gestire la plasmaferesi intraoperatoria, preparazione di gel piastrinico e colla di fibrina, utilizzare le metodiche extracorporee normotermiche e ipertermiche per terapia antiblastica, pelvica, peritoneale, toracica, arti e fegato.
Siamo, inoltre, indispensabili nei diversi ambiti cardiologici sia diagnostici che interventistici, oltre che competenti nelle tecniche di dialisi extracorporea. Potremmo essere tranquillamente ricollocati anche noi, mentre le nostre peculiari competenze non possono essere vicariate da nessuna altra figura professionale.
Inoltre, al momento gli iscritti al nostro albo sono 1387, con forti concentrazioni a Roma e nelle regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. Un numero troppo esiguo rispetto alle reali necessità, soprattutto considerato che ci sono tanti tecnici neolaureati che potrebbero rispondere positivamente ai bisogni dei centri ospedalieri.

Sono sufficienti?
Assolutamente insufficienti! Il vero problema è che la nostra professione non è conosciuta bene, anche tra i professionisti sanitari. Ad esempio, un’altra attività che noi svolgiamo è quella del ricondizionamento d’organi come fegato, reni, polmoni, permettendo così di rispondere alle necessità di trapianto. Nonostante le criticità, ci sono molte eccellenze riconosciute, una di queste è l’ospedale di Legnago, in provincia di Verona, dove sono stai assunti 4 TFCPC nell’ ambulatorio di Elettrofisiologia, i quali controllano 2000 assistiti da remoto in collaborazione con il Cardiologo. Noi vorremmo far capire a decisori sanitari il vantaggio della qualità assistenziale offerta dai TFCPC e quanto ne gioverebbero in termini sanitario-economici. Non le sembra intuitivo comprendere quanto sarebbe conveniente permettere ad un cardiologo di monitorare 2000 persone attraverso l’impiego di 4 tecnici?
Una delle problematiche che più lamentano gli iscritti è proprio lo sconfinamento di altri professionisti in ambiti invece propri del Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. Per tali ragioni ci teniamo particolarmente a salvaguardare i nostri confini assistenziali, al fine di assicurare un’adeguata quota di assunzione, di risposta al mercato e soprattutto ai bisogni di salute del cittadino.

Ce ne sono altre di eccellenze?
Certamente, noi operiamo in ogni fascia d’età e a tal proposito vorrei citare le straordinarie competenze dei colleghi che svolgono le attività in ambito cardiologico e chirurgico nelle strutture sanitarie pediatriche in tutta Italia, infine non vorrei dimenticare nei centri dove vengono impiantati supporti meccanici al circolo che grazie al nostro know-how clinico e tecnico, possiamo partecipare al follow-up ambulatoriale, domiciliare o da remoto dei portatori di assistenze ventricolari meccaniche (VAD o cuori artificiali). Ma io vorrei soprattutto arrivare nei territori: ci sono tante Provincie scoperte.

In che modo?
Il ruolo dei TFCPC nella medicina territoriale può andare oltre i controlli in telemedicina ai soggetti ed operare nel contesto dell’emergenza. Tutti i grandi centri ospedalieri sono collegati con una serie di centri più periferici (modello hub and spoke). Noi possiamo intervenire a livello locale in situazioni di shock cardiogeno o arresto cardiaco refrattario andando in ambulanza ad impiantare l’ECMO. Laddove, infatti, non c’è un centro avanzato di cardiologia, con una rianimazione completa, una cardiochirurgia, ecc. si può andare, in team con i medici specialisti, direttamente sul posto stabilizzando la persona che è in una situazione critica attraverso un supporto cardiorespiratorio che gli consente di essere trasferito in sicurezza presso un centro più attrezzato. Questa rete “hub and spoke” dovrebbe essere senza dubbio implementata a livello regionale con la creazione di percorsi ad hoc ben definiti. Inoltre, l’utilizzo di queste metodiche e lo sviluppo delle reti territoriali potrà giocare un ruolo chiave per la diffusione della donazione a cuore fermo, con le sue specificità legate al trasporto ed al ricondizionamento degli organi.

Con la FNO TSRM e PSTRP qual è il rapporto?
Molto cordiale e di intensa collaborazione per questo motivo vorrei ringraziare la Federazione per il supporto che offre a tutte le Commissioni di albo nazionali, sono convinto che pur nel rispetto delle proprie identità sia fondamentale lavorare in sinergia con le altre professioni sanitarie con cui condividiamo questo percorso.

Lorenzo Proia

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