quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 24 MARZO 2021
Garante Concorrenza: “Alla sanità serve più privato”. E sui farmaci: “Liberalizzare gare biosimilari,  nuovi prezzi per fascia C e meno vincoli per generici e galenici”

È quanto propone il presidente dell’Authority per la concorrenza Roberto Rustichelli in un lungo documento titolato “Proposte di riforma concorrenziale” inviato ieri al premier Mario Draghi. Per il garante, infatti, persistono ancora troppi vincoli alla realizzazione di un sistema “concorrenziale” in sanità. Vincoli che andrebbero rimossi soprattutto in due settori: quello della sanità privata e quello del farmaceutico. Ecco come. IL DOCUMENTO.

Con un documento di 105 pagine, consegnato ieri al presidente del Consiglio Mario Draghi, il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha dettato quelle che a suo avviso dovrebbero essere le riforme da attuare per rendere più concorrenziale e snello nelle procedure il nostro Paese, accompagnando la ripresa dopo la crisi provocata dalla pandemia Covid.
 
Rustichelli è infatti convinto che la concorrenza sia la chiave per uscire dalla crisi e a dimostrazione di questa tesi ricordaun’ampia letteratura che conferma come l' allentamento delle regole di concorrenza abbia prolungato la recessione degli anni Trenta; come, al contrario, l'indulgenza nel controllo delle concentrazioni non abbia favorito incrementi di efficienza e una maggiore stabilità finanziaria durante la crisi finanziaria globale del 2009 e nell' esperienza maturata dall'economia giapponese negli anni novanta” e di “come, infine, i settori caratterizzati da una più intensa dinamica concorrenziale siano stati quelli che prima di altri hanno ripreso a crescere e a recuperare competitività, mentre i settori protetti con misure restrittive della concorrenza sono stati quelli dove l'impatto negativo sulla produttività è risultato più marcato”.
 
Al di là di come la si possa pensare in proposito quello che ci ha stupito è la convinzione di Rustichelli che, tra i settori che dovrebbero essere oggetto di una forte iniezione concorrenziale pubblico-privato per uscire dalla crisi pandemica, vi sia anche la sanità.
 
Andando controcorrente rispetto a quanto ormai universalmente riconosciuto rispetto alla necessità di rafforzare il ruolo pubblico nella sanità proprio a seguito della pandemia, Rustichelli si dice convinto della necessità: “dell'adozione di misure che garantiscano una maggiore apertura all' accesso delle strutture private all'esercizio di attività sanitarie non convenzionate con il SSN” e di “una più intensa integrazione tra pubblico e privato”, che, scrive, “può, infatti, consentire di soddisfare meglio la crescente richiesta di assistenza e di protezione dei cittadini, senza tagli alla spesa sanitaria”.
 
In sostanza la vecchia ricetta liberista di spostare parte dell’onere della spesa sanitaria sul cittadino che a sua volta, anche se questo Rustichelli non lo esplicita, si troverebbe nelle condizioni di pagare di tasca propria molte prestazioni ovvero di tutelarsi con copertura assicurative o mutualistiche.
 
Opzione legittima, ci mancherebbe, ma che certo stride a nostro avviso, e parecchio, con la necessità, totalmente di segno contrario, di rafforzare le tutele sanitarie pubbliche e renderle effettivamente esigibili in tutto il Paese.
 
Ma per Rustichelli quella è la via e a Draghi propone infatti una ricetta che sembra uscita da qualche documento di matrice liberista di almeno venti-trenta anni fa. Leggere per credere.
Scrive Rustichelli: “Per garantire una più efficiente allocazione delle risorse pubbliche e una maggiore libertà di scelta degli assistiti in termini di luogo di cura e di medico, si ribadisce la necessità di un intervento che aumenti le condizioni di concorrenza nell'accesso delle strutture private all' erogazione delle prestazioni sanitarie.
Nel settore sanitario, l'apertura alla concorrenza deve, infatti, essere perseguita come strumento che, incentivando la libera scelta di medici, assistiti e terzo pagante, consente l'allocazione efficiente delle risorse, sia sotto il profilo dell'efficacia delle prestazioni sanitarie che sotto quello del rispetto del vincolo di spesa.
Una più intensa integrazione tra pubblico e privato può, infatti, consentire di soddisfare meglio la crescente richiesta di assistenza e di protezione dei cittadini, senza tagli alla spesa sanitaria
”.
 
E per farlo il Garante propone al Governo di:
1. modificare l'art. 8-ter, comma 3, del d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, prevedendo che l'accesso dei privati all'esercizio di attività sanitarie non convenzionate con il SSN sia svincolato dalla verifica del fabbisogno regionale di servizi sanitari;
 
2. modificare gli artt. 8-quater e ss. del d.lgs. 30 dicembre, n. 502, alfine di riformare il sistema di accreditamento al SSN di strutture private eliminando il regime di accreditamento provvisorio;
 
3. a garanzia di un accesso equo e non discriminatorio degli operatori privati al circuito del SSN, inserire nell'art. 8-quinquies del d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 una norma che preveda selezioni periodiche regionali, adeguatamente pubblicizzate, che facciano seguito a verifiche sistematiche degli operatori già convenzionati ed alla conseguente eventuale razionalizzazione della rete in convenzionamento;
 
4. incrementare l'informazione disponibile sulle performance delle strutture pubbliche e private, in termini di efficienza gestionale e di qualità del servizio, al fine di orientare la domanda verso le strutture più e efficienti.
 
Questo per quanto riguarda il sistema sanitario nel suo complesso.
 
Ma un altro capitolo Rustichelli lo dedica specificatamente al farmaco. Un campo dove, a suo avviso, occorre intervenire per la “promozione di un contesto regolamentare che:
1) faciliti la comparabilità, anche nelle procedure di gara, tra farmaci biologici aventi le stesse indicazioni terapeutiche;
 
2) permetta di incrementare il potere negoziale della domanda, con particolare riferimento ai farmaci che possono rientrare nella classe C "non negoziata";
 
3) con riferimento agli obblighi di assortimento dei medicinali da parte dei grossisti, permetta di rimodularli su soglie quantitative flessibili basate sulla domanda espressa dal territorio, in modo consentire forme più efficienti e flessibili di organizzazione imprenditoriale, continuando a garantire la disponibilità di farmaci sul territorio.
 
4) permetta di rimuovere i vincoli esistenti con riferimento alle procedure di registrazione dei medicinali equivalenti prima della scadenza del brevetto,
 
5) nonché incentivare la realizzazione di farmaci galenici”.
 
Nel dettaglio il Garante propone quindi di:
1. eliminare il divieto assoluto, nelle procedure pubbliche di acquisto per i farmaci biosimilari, di mettere in gara nel medesimo lotto principi attivi differenti, anche se aventi le stesse indicazioni terapeutiche, laddove l'AIFA si sia espressa nel senso di una loro equivalenza dal punto di vista terapeutico.
 
2. correggere le distorsioni concorrenziali che inficiano la negoziazione del prezzo di rimborso dei farmaci da parte del SSN con l'introduzione nell'ordinamento di una previsione normativa che disegni dei meccanismi che rafforzino la posizione negoziale dell'AIFA, incentivando le imprese farmaceutiche ad avviare e concludere rapidamente la contrattazione con esito positivo, e al contempo garantiscano la continuità terapeutica ai pazienti. Ciò, suggerisce il Garante, potrebbe avvenire, ad esempio, attraverso:
- l'introduzione di una classe temporanea nella quale classificare i farmaci in attesa di definizione del prezzo, eventualmente oggetto di un accordo di prezzo temporaneo i cui termini economici potrebbero essere prestabiliti;
- l'introduzione nell'ordinamento di un meccanismo di "risoluzione della controversia " tra AIFA e le imprese istanti, in modo da evitare che la procedura di negoziazione sul prezzo di determinati medicinali fallisca e, laddove neanche tale meccanismo conduca ad un esito negoziale positivo, la previsione che tali farmaci siano inseriti in una classe ad hoc specificamente destinata a includere solo ed esclusivamente questi prodotti (ovvero quell
i che non sono rimborsati dal SSN, non perché non siano di per sé meritevoli di rimborso, ma perché non è stato raggiunto un accordo di prezzo).
 
3. di ripensare gli obblighi di assortimento dei medicinali da parte dei grossisti e di rimodularli su soglie quantitative flessibili che riproducano la domanda espressa dal territorio, in modo da consentire forme più efficienti e flessibili di organizzazione imprenditoriale che continuino a garantire la disponibilità di farmaci sul territorio;
 
4. di abrogare la disposizione di legge, che, in occasione del periodico aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale da parte di AIEA, subordina la rimborsabilità dei farmaci equivalenti alla scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare dei medicinali di riferimento.
 
5. di eliminare l'obbligo per l'allestitore di preparati galenici di realizzare in via autonoma il principio attivo necessario al preparato, quando il farmaco prodotto industrialmente risulti altresì coperto da brevetto.
 
C.F.

© RIPRODUZIONE RISERVATA