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Giovedì 25 MARZO 2021
Da gennaio a oggi sono 1,7 milioni le vaccinazioni Covid effettuate nelle farmacie inglesi

Il dato comunicato da NHS England il 22 marzo. E si pensa ad allargare il numero dei presidi coinvolti sia in Inghilterrra dove sono attivi dall'inizio della campagna che in Galles e Scozia dove le vaccinazioni in farmacia non sono ancora partite. 

Il “cruscotto” allestito dall’OMS per divulgare l’andamento globale della pandemia mostra dei dati confortanti per il Regno Unito: il 24 marzo i contagi registrati nelle ultime 24 ore sono stati 5.379 e i decessi 112, in un paese in cui cumulativamente sono morte per la COVID-19 oltre 126.000 persone.
 
La spiegazione è evidente: ha funzionato la vaccinazione di massa. Nella sola Inghilterra sono stati immunizzati poco più di 24,4 milioni di cittadini, e di queste vaccinazioni 1.700.000 sono state eseguite, da gennaio, nei siti vaccinali gestiti dalle farmacie. Un dato ufficiale riferito dal vice direttore del Servizio farmaceutico di NHS England, Alison Henley-Jones il 22 marzo.
 
E’ un risultato notevole, ma che va oltretutto rapportato al fatto che questi siti sono in numero ridotto, circa 200, rispetto alle 11 mila farmacie inglesi.
Infatti si deve considerare che l’arruolamento, volontario, è avvenuto in seno a uno schema che per ora privilegia i grandi centri vaccinali, come quelli allestiti negli stadi e in altre grandi strutture, quelli ospedalieri e, al terzo livello, gli ambulatori dei medici di medicina generale e, appunto, le farmacie. Quindi non una prestazione, per ora, da affidare all’assistenza di primo livello.
 
Questi siti locali, devono garantire almeno 1.000 vaccinazioni a settimana, con un’operatività dalle 8 alle 20, sette giorni su sette, e il Servizio sanitario inglese ha deciso di attivarli nelle zone in aree in cui era necessario raggiungere popolazione a rischio che difficilmente era coperta dalle strutture più grandi. Infatti l’esecuzione delle vaccinazioni contro la COVID-19 rientra tra i servizi rinforzati delle farmacie inglesi, cioè quelli commissionati dalle autorità sanitarie locali, e non tra quelli avanzati, che invece sono contrattati a livello nazionale.
 
Considerando tutti questi aspetti, pare addirittura prudente la dichiarazione di Malcolm Harrison, chief executive della Company Chemists’ Association (che rappresenta 6.000 farmacie appartenenti a catene), secondo il quale questa è la punta dell’iceberg, e che coinvolgendo tutta la rete il volume delle prestazioni si moltiplicherebbe.
 
Una proiezione che il Servizio sanitario inglese ha condiviso, dal momento che è stato riaperto l’arruolamento e si è anche previsto di poter attivare farmacie con una capacità di 400 vaccinazioni a settimana, laddove l’apertura di questi siti più piccoli possa migliorare la copertura in supporto a quelli più grandi.
 
Questa prospettiva - riferisce la rivista della Royal Pharmaceutical Society - ha convinto anche i servizi sanitari di Galles e Scozia, che sulla vaccinazione scontano un certo ritardo rispetto all’Inghilterra. In Scozia sono già state raccolte le adesioni di 30 presidi nel solo distretto delle Highlands e in Galles cinque distretti su sette hanno emanato bandi per raccogliere le adesioni.
 
Ovviamente anche in Oltremanica si stanno facendo i conti con la restrizione delle dosi disponibili, e quindi sono state inviate alle farmacie istruzioni per la gestione delle dosi e delle prenotazioni. Ma questo non toglie che il ruolo delle farmacie si è dimostrato molto efficace e se, come molti sostengono, l’immunizzazione contro la COVID-19 potrebbe diventare annuale come quella antinfluenzale, il coinvolgimento non potrà che aumentare.

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