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Mercoledì 31 MARZO 2021
Dalle donne medico dell’Anaao un libro per ri-costruire la salute del futuro a misura di tutti

In un libro “La sanità che vogliamo. Le cure orientate dalle donne” le priorità declinate al femminile che mirano a suggerire cambiamenti strutturali in sanità nel rispetto di chi lavora sul campo. Un progetto inviato al programma Next generation Eu. Morano: “Il governo delle donne in sanità passa attraverso specifici processi trasformativi. È questa l’unica via per l’autorevolezza. È questa la vera scommessa del futuro per noi”.

Un elenco di priorità declinate al femminile che mirano a suggerire cambiamenti strutturali in sanità nel rispetto di chi lavora sul campo, analizzando criticamente le carenze e prospettando percorsi realistici per sostenere le nuove generazioni.
 

Questo il frutto di un lavoro delle mediche e dirigenti sanitarie dell’Anaao Assomed che, insieme a professioniste di altri contesti, architette, psicologhe, economiste, filosofe, giornaliste, in un libro “La sanità che vogliamo. Le cure orientate dalle donne” edito da Moretti&Vitali, hanno inquadrato in 3D l’ospedale, la città, il quartiere, i trasporti, il verde, le difficoltà di comunicazione fra i territori (Medicina Generale, Consultori, Rsa), ossia quanto si dovrebbe fare per ri.costruire la salute del futuro. Un vero e proprio un progetto inviato al Programma Next Generation EU.
 
Il libro destinato a quante/i vogliano condividere e fare proprie le riflessioni e proposte per sperimentare nuovi modelli improntati al femminile sarà presentato il 1 aprile ore 15 su www.lasanitachevogliamo.it.

“Dopo la prima fase di lockdown, come professioniste in Medicina – commenta Sandra Morano, Coordinatrice dell’Area Formazione Femminile dell’Associazione e curatrice del libro - abbiamo discusso le nostre esperienze, analizzato le criticità dei presìdi e delle organizzazioni nelle singole realtà, alzato infine lo sguardo sulla necessità di cambiare il modello di governo della salute nella sua interezza, e non a compartimenti stagni. Per questo abbiamo lavorato a livello interdisciplinare con professioniste che si occupano di trasformare anche altri contesti: architette, psicologhe, economiste, filosofe, giornaliste”.
 
La pandemia, prosegue Morano, “ha mostrato tutti i limiti di un sistema che ha mortificato il Ssn e lasciato ai margini l’approccio femminile alla cura. Oltre ai danni arrecati da anni di Sanità bancomat, l’inefficacia delle direzioni, l’inutilità delle piramidi dirigenziali, l’assenza di uno sguardo lungo da parte della politica. E le immagini da scenari bellici, le bare scortate dall’esercito, le case di riposo usate come reparti post intensivi, il balletto penoso dello scaricabarile, la ricerca di scudi penali nelle retrovie, le susseguenti fasi di annunci/fumo negli occhi, hanno fatto misurare in chilometri e in anni la distanza della realtà dai decisori politici e amministrativi”.
 
“Noi lavoratrici del Ssn, non ci fidiamo più – aggiunge Morano – nell’illusorio abbraccio col liberismo imperante, senza creatività né etica, a una classe dirigente caratterizzata dall’assenza di uno sguardo femminile è mancato, e manca tuttora, il coraggio di una visione olistica della cura. E nonostante l’infaticabile impegno del Ministro Speranza, ancora non appaiono in agenda le premesse per un necessario cambio di rotta nel settore da cui più dipende la vita del Paese. Quello che la pandemia ha evidenziato, assieme ai limiti di un intero sistema, è, in ultimo – conclude Morano - la necessità di avviare una radicale trasformazione, di ripartire nell’unico modo possibile, e cioè tornando alle competenze, ma arricchite dall’apporto della differenza”.
 
Le proposte delle donne per una sanità a misura di tutti.
A partire dai numeri appare evidente che il lavoro delle donne, in particolare di cura, può essere sinonimo di crescita e di benessere per tutto il Paese.
Valore Prezzo Benessere della cura. Dall’Area Formazione Femminile Anaao Assomed provengono esperienze e proposte su una differente organizzazione del lavoro: contratto, conciliazione, congedi-maternità, malattia, differenze nella retribuzione e nella progressione di carriera. Perché presto sarà l’attuale massa di donne a transitare tutti, curanti e curati, verso una Sanità che, così come è organizzata, non è sinonimo di benessere per le donne, e nemmeno per gli uomini.
 
Fare i conti con la differenza. Donne/Uomini /Maternità. Il coronavirus ha fatto emergere, insieme alla superiorità numerica delle donne, il nodo irrisolto del loro essere differenti, prima che pari. La maternità non è più un destino, ma porta con sé una differente relazione con una società che non la comprende e non la valorizza. E allora, invece che piegarsi o adattarsi, bisogna ribaltare le priorità, ristabilire il valore (e non il costo) della dimensione procreativa e del prendersi cura. Un talento che non è da tutti, e che in questi terribili mesi ha tenuto insieme il Paese.
 
Ridisegnare i luoghi di cura. È ormai urgente potenziare il territorio, inteso come fonte di servizi e relazioni, prendendo in considerazione, a partire dal dialogo e dall’ascolto di chi lo abita, l’insieme del percorso di vita delle persone. Una svolta consiste nel progettare strutture innovative, a partire da quelle per la nascita, costruite in relazione circolare, e non gerarchica, con l’attività dei presidi territoriali esistenti e con la specializzazione degli ospedali, coinvolgendo il domicilio e facendo fronte alle esigenze della comunità di riferimento.
 
Ripensare il territorio: Medicina di base, Comunità per anziani, Consultori Familiari. Toccherà dunque alle donne ricostruire la continuità tra salute e malattia, tra cura e benessere, tra territorio e ospedale, tra vita e morte. Dobbiamo smettere di standardizzare l’arte medica, tornando a privilegiare le nostre unità di misura come la relazione tra curante e curato, l’etica professionale, la felicità. Semplificare, avvicinare, e rendere più concrete le soluzioni ai problemi.
 
Scuola e Salute al tempo della pandemia. Scuola e Salute devono lavorare insieme nel circolo virtuoso alla base della Sanità che vogliamo. Le soluzioni prospettate dalle donne partono dal presupposto che si tratta di diritti non contrapposti, ma complementari.
 
L’Università, le Mediche, l’Accademia. Anche alla base della piramide universitaria ci sono soprattutto donne: a loro il compito di ri-formare l’Educazione seguendo canoni di insegnamento al femminile. Non si tratterà di una mera sostituzione di sessi, ma della costruzione di insegnamenti, ricerca e assistenza in Medicina orientate verso l’abbattimento di iniquità, sessismo, colonialismo curriculare.
 
“Le donne possono governare la sanità rimanendo fedeli a se stesse – conclude Morano – si può immaginare un’alternativa all’attuale governance di stampo liberista? Guardando alla presenza femminile, se pure la percentuale di donne direttrici di Struttura Complessa o di Azienda Sanitaria fosse superiore all’attuale 16% la trasformazione non sarebbe automatica. Anche il cosiddetto aspetto “manageriale” ha bisogno di una formazione ad hoc per poter indicare orientamenti al femminile. Il governo delle donne in sanità passa attraverso specifici processi trasformativi. È questa l’unica via per l’autorevolezza. È questa la vera scommessa del futuro per noi”.

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