quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 09 APRILE 2021
Recovery Plan. Card: “Includere nel Piano il sostegno agli anziani non autosufficienti. I Distretti sono pronti a contribuire”

La Confederazione Associazioni Regionali di Distretto aderisce alla proposta del Network Non Autosufficienza per includere il sostegno agli anziani non autosufficienti e le loro famiglie nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Da Col e Trimarchi: “L’assistenza domiciliare e residenziale, sono pietre angolari del sistema distrettuale. Card pronta contribuire per esperienze e competenze”

Card, la Confederazione Associazioni Regionali di Distretto e Network Non Autosufficienza uniscono le forze per costruire un futuro migliore per gli anziani non autosufficienti. I Distretti scendono infatti in campo e aderiscono alla proposta per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Network.
 
Gli esperti del Network Nna sono partiti dall’osservazione che i dati su età e profili di fragilità delle persone decedute con il Covid-19 indicano che i più colpiti sono gli anziani non autosufficienti. Da qui la loro decisione: elaborare un progetto per gli anziani e le loro famiglie con nuove proposte di Pnrr per la non autosufficienza, al fine di evitare che ci si dimentichi paradossalmente proprio di coloro che ne hanno pagato il prezzo maggiore. Tra le 10 ragioni individuate nelle proposte, a titolo esemplificativo si ricorda quella relativa a ‘partire da cosa, non da quanto’: “Per la non autosufficienza sono previsti circa 7,5 miliardi di euro, 5 dei quali destinati alla riforma della domiciliarità nel periodo 2022-2026. Secondo inostri calcoli – ricordano Cristiano Gori e Franco Pesaresi del Network Nna – questa è la cifra giusta per accompagnare una riforma importante e iniziare a offrire ad anziani e famiglie risposte più adeguate. La proposta, tuttavia, non parte da ‘quanto’ (la consistenza degli stanziamenti dedicati) bensì da ‘cosa’ (le azioni da sviluppare). Il vero pericolo non è che i fondi siano inferiori a quelli sperati, ma che il Piano per l’Italia di domani resti privo di un progetto riformatore per un settore tanto fragile”.
 
Card, spiegano Paolo Da Col e Antonino Trimarchi del Centro Studi Card, ha subito condiviso l’obiettivo di questo progetto riformatore per persone di alta fragilità, in cui affrontare con gli esperti del Nna il problema centrale, ossia, “come far confluire le prestazioni ricevute dalle persone non autosufficienti in progetti personalizzati unitari, per ricomporre l’attuale frammentata e confusa molteplicità di enti, sedi e percorsi differenti; andare a costituire un sistema di governance unitario di responsabilità, oggi divise fra tre livelli di governo: Stato, Regioni, Comuni; aggregare così le tre filiere correlate: prestazioni monetarie, servizi sociali e servizi sociosanitari”.
“Sono due gli argomenti su cui Card più era pronta contribuire per esperienze e competenze – sottolineano Da Col e Trimarchi – l’assistenza domiciliare e residenziale, pietre angolari del sistema distrettuale”.

Nella linea di intervento 4.4 “Riforma dei servizi domiciliari” queste le proposte condivise congiuntamente:
a) va data priorità allo sviluppo dei servizi domiciliari;
b) va superato il paradigma del cure clinico-sanitario ed assumere quello più proprio per la non autosufficienza del care multidimensionale;
c) occorre costruire progetti personalizzati che partano da uno sguardo globale sulla condizione dell’anziano, sui suoi molteplici fattori di fragilità, sul suo contesto di vita e di relazioni, organizzando le risposte di conseguenza;
d) è opportuno allargare lo sguardo e riconoscere le esigenze delle reti informali di supporto, e quindi la presenza di professionisti che siano un punto di riferimento certo nel tempo per i soggetti coinvolti, e di sostegno per caregiver familiari e badanti;
e) è urgente rimediare alla palese inadeguatezza degli attuali modelli di intervento per le persone con demenza o Parkinson.

L’investimento prospettato, proseguono Da Col e Trimarchi, permette di passare dalla copertura Adi del 6.5% al 10,1% (nel 2026) e più che raddoppiare le 18 ore annue per anziano (crescita del 152%). La maggior parte dei beneficiari avrà una presa in carico per tutta la durata del periodo necessario, ben più lunga di quella attuale. L’obiettivo è mantenere al livello attuale (350mila-410mila circa) gli anziani che ricevono cure domiciliari prestazionali e arrivare a regime a un milione circa di persone che usufruiscono di cure domiciliari integrate, comprese le palliative, di cui almeno 500mila di lungo periodo. Con l’incremento di risorse previsto, la spesa pubblica passerebbe dagli attuali 1,7 miliardi (1,3 Adi e 0,4 Sad) a 3,0 miliardi di euro nel 2026. Le stime relative alla spesa complessiva (5,32 miliardi euro hanno ipotizzato l’uso di pacchetti integrati di ore di assistenza domiciliare differenziati per intensità dell’assistenza e composizione professionale: uno, ad esempio, per rispondere alla fase della postacuzie, orientato a sostenere bisogni più intensivi ma con durata limitata, da attivare per favorire le dimissioni protette e la continuità ospedale-territorio; altri da dedicare alle esigenze di long-term care, senza previsione di un limite temporale, con un’offerta di tre diversi pacchetti di intensità sanitaria (alta/media/bassa) ed uno dedicato agli specifici bisogni delle demenze (con supporto alla famiglia, all’adattamento domestico, all’orientamento).

Per gestire l’incremento di ore di assistenza saranno necessarie, a regime, 30mila operatori a tempo pieno equivalente delle diverse professioni, circa il doppio delle attuali. A queste risorse si aggiungono 13,75 milioni di euro da erogare in un’unica soluzione, nel 2022, per la realizzazione in ciascuno dei circa 600 distretti sociosanitari del Paese di una centrale operativa digitale per la gestione dei servizi domiciliari, della telemedicina e del telemonitoraggio, con dotazione ad ogni Distretto di 25mila euro per l’acquisto delle tecnologie necessarie.
“Va tenuto conto che il Pnrr – aggiungono ancora Da Col e Gori – non permette di utilizzare la leva decisiva dell’incremento della spesa corrente; tuttavia, quella disponibile in termini di risorse, gli investimenti una tantum, consente comunque di compiere alcune azioni significative. Si prevede, quindi, un investimento straordinario nella domiciliarità per accompagnarne la riforma complessiva e avviare l’ampliamento dell’offerta. Due le motivazioni: non è possibile operare una profonda rivisitazione di servizi così sotto-finanziati, aumentandone le responsabilità, senza incrementarne i fondi; le pressanti esigenze della popolazione interessata e l’attuale scarsità dell’offerta suggeriscono di non perdere altro tempo nel dare il via a un ampliamento quanto mai necessario”.
 
La seconda serie di interessanti proposte condivise da Card è poi contenuta nella Linea d’intervento 4.5 “Riqualificazione delle strutture residenziali”. “Il Distretto non può non partecipare ad una radicale rivisitazione anche di questo ambito di prestazioni Lea – sottolineano – è delineato un piano nazionale per la riqualificazione delle strutture residenziali, mirato ad assicurarne il necessario ammodernamento ed a rafforzarne la dotazione infrastrutturale, grazie ad investimenti ad hoc.”
 
In sintesi questi gli obiettivi individuati congiuntamente:
1) Assicurare spazi di vita adeguati (offrendo uno spazio di vita personale tale da garantire dignità e privacy).
 
2) Favorire le relazioni con i familiari, parte integrante ed essenziale della quotidianità degli anziani residenti (favorendo maggiore presenza nella struttura e la comunicazione anche nei momenti in cui si trovano all’esterno).
 
3) Conciliare sicurezza e libertà di movimento (costruendo spazi di vita sicuri ed evitando sempre la contenzione fisica).
 
4) Adeguare le dimensioni delle residenze (intervenendo su quelle di dimensioni eccessivamente grandi o piccole).
 
5) Accrescere le relazioni con il territorio (potenziando le relazioni tra la struttura e la comunità locale e promuovendo per la residenza il ruolo di nodo della rete sociosanitaria ad alta frequentazione dei cittadini, anziché di meta terminale).
 
Il finanziamento è di 1,75 miliardi di euro, da assegnare con bandi regionali a progetti di rapida cantierabilità, con un contributo pubblico medio a posto letto di 70mila euro per interventi maggiori, di 12.500 euro per quelli minori.
 
Infine, concludono Da Col e Trimarchi merita citare la linea 4.6: La valorizzazione di Regioni e Comuni: “Ciò è in linea con i mandati di integrazione orizzontale dei Distretti. Se è ben vero che gli interventi illustrati vengono disposti dal livello centrale, la loro realizzazione vede in prima linea le Regioni e i Comuni, questi ultimi primi interlocutori dei Distretti, che potranno validamente contribuire a questo irrinunciabile progresso. L’operazione da compiere è cruciale e delicata: trovare il punto di equilibrio tra un maggiore ruolo dello Stato e la valorizzazione delle autonomie locali, raccordate/integrate nei Distretti”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA