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Giovedì 15 APRILE 2021
Pensioni di reversibilità sempre più ridotte



Gentile Direttore,
la «reversibilità» è una prestazione economica di tipo previdenziale (non assistenziale) erogata dall’ente previdenziale preposto, che spetta ad alcuni parenti di lavoratori/trici dipendenti e autonomi/e o di pensionati/e che sono deceduti/e con posizione previdenziale in diritto acquisito o titolari di pensione; nel caso Inps è secondaria a una contribuzione specifica da parte del lavoratore/ratrice durante la vita lavorativa (contributo IVS - invalidità, vecchiaia, superstiti).
 
Venne istituita nel 1939 (Regio decreto 14 aprile 1939 n. 636 convertito in Legge 6 luglio 1939, n. 1272) a tutela delle donne che, non avendo una pensione propria, alla morte del coniuge restavano prive di un reddito minimo. Riconosciuta ai figli minori e studenti, in seguito venne estesa anche all’uomo.
 
Il primo ente che introdusse la reversibilità anche al vedovo per morte della moglie medico fu l’Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici) che tra l’altro conserva la reversibilità dei coniugi al 70% (senza alcun taglio), mentre l’Inps e altri enti riconoscono il 60% al coniuge solo.
 
Con la riforma Dini del 1995 venne tagliata agganciandola al reddito del coniuge superstite come se fosse una forma assistenziale. Con i tagli la prestazione venne ridotta.
 
Una miseria…ma non basta, perché assommata ai redditi del coniuge superstite, verrà fiscalmente assoggettata al prelievo IRPEF in base all’aliquota marginale del 38, 41, 43% e all’addizionale regionale e comunale … rimarrà un pugno di mosche, un 18%? o forse anche meno, un 16%? un 15 dell’iniziale? … altro che il 60% contrattuale del trattamento del de cuius, per cui si versano i contributi... in un periodo triste della vita, improvvisamente, venendo meno una delle due pensioni, il coniuge superstite avrà anche uno squasso economico: due pensioni che negli anni hanno perso il loro originario potere d’acquisto (le pensioni purtroppo sono un debito di valuta e non di valore e negli anni si svalutano) erano appena sufficienti per una vita decorosa dopo una vita lavorativa, ma venendo meno uno dei due trattamenti, ridotto quasi a zero, può portare a uno stato di povertà in situazioni di vita che per l’età comportano invece molte più spese per medicine, dottori e assistenza alla persona, mancando un vero sociale pubblico, solo in parte supportato dal volontariato, non certamente sufficiente e soverchiato troppo spesso dalle tante altre realtà per lo più fortemente speculative.
 
Bontà del legislatore, i tagli non si applicano se vi sono figli minori, studenti o inabili. Il percettore delle reversibilità deve stare inoltre molto attento anche al proprio reddito personale. La percezione di un reddito annuo (attenzione: i redditi vanno anno per anno) al di sopra di tre volte il minimo INPS espone infatti il coniuge superstite solo (senza figli a carico) all'indebito pensionistico. Insomma una prestazione pagata con fior di contributi durante la vita lavorativa non solo viene quasi cancellata …. ma è anche un incubo che amareggia la vita.
 
C’è poi da chiedersi come mai sono rimaste aperte invece altre porte, anzi da chiuse le hanno aperte: le coppie che hanno costituito l’unione civile hanno diritto alla pensione di reversibilità dopo la morte del partner (legge Cirinnà - Inps messaggio 5171/2016), non esiste più per il diritto alla reversibilità il requisito di un numero minimo di anni di matrimonio, è stata cancellata anche la causa ostativa della differenza d’età tra i due coniugi.
 
Ma la scure permane e grande è sempre la rabbia … e sono passati oltre 25 anni … ma i tagli continuano a colpire; grandi vittime sono soprattutto le donne che hanno portato avanti il ménage familiare (ora riconosciuto come vero e proprio lavoro) e, nel contempo, esercitato una attività lavorativa, insomma due lavori.
 
Una scure impietosa che dà diritto al coniuge superstite soltanto a una misera reversibilità. Lo Stato ha avuto bisogno di soldi e ha taglieggiato la vedovanza, ma non sarebbe stato più logico e moralmente onesto colpire gli evasori? Basta infierire sempre sui pensionati, su chi ha sempre servito con lealtà il suo Paese pagando fior di tasse e contributi previdenziali per una tranquillità nel postlavorativo. E si potrebbe anche dire «basta fare l’assistenza coi soldi della previdenza….».
 
prof. Marco Perelli Ercolini
Vicepresidente FEDERSPEV
 

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