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Sabato 01 MAGGIO 2021
Il Commissario Figliuolo a Repubblica: “Dopo gli over 65 anni proporrò di vaccinare tutti, al di là dell’età. Anche dal medico di famiglia, in farmacia, in azienda e pure in vacanza”

La proposta, che il Commissario all’emergenza Covid si dice pronto a presentare al Governo, è stata anticipata questa mattina al quotidiano romano in una lunga intervista dove Figliuolo fa il punto della campagna vaccinale e delinea le prossime tappe per arrivare a vaccinare tutti gli italiani entro settembre come promesso. “Non posso dire che domani riusciremo a fare un milione di vaccini ma intanto sono sicuro che la macchina possa salire molto più su dei 500 mila”.

Per il Generale Figliuolo, chiamato al posto di Arcuri dal Governo Draghi, ieri è stato senz’altro un giorno da ricordare dopo la conferma del raggiungimento del traguardo delle 500mila dosi di vaccino somministrate al giorno.
 
Ma ora l’obiettivo è non solo quello di mantenere con regolarità quel ritmo ma anche quello di aumentarlo e soprattutto di arginare una possibile onda “no-vax”, complice l’avvicinarsi del clima estivo e vacanziero ma anche la falsa sensazione di sicurezza che potrebbe venire da dati di contagio in discesa e, soprattutto da parte dei giovani, di un senso di non pericolo derivante dal fatto che in età giovanile il Covid fa meno male.
 
Ma il Commissario generale si dice pronto e sta studiando le sue contromosse che oggi ha anticipato in una lunga intervista al quotidiano La Repubblica di cui pubblichiamo alcuni stralci.
 
Da 140mila a 500mila vaccinazioni. “Quando ho assunto l'incarico, il primo marzo, - esordisce Figliuolo - eravamo sotto i 140 mila vaccini al giorno. Per ottenere la progressione ci volevano due cose: le dosi e il controllo, cioè il "contatto" con Regioni e Province. Inoltre siamo passati da 1.400 a 2.430 centri di vaccinazione. Per l'approvvigionamento abbiamo agito in tandem con il presidente del Consiglio, facendo pressione su Big Pharma e portando avanti interlocuzioni con l'Europa”.
 
Vacciniremo ovunque. “Non posso dire che domani riusciremo a fare un milione di vaccini – aggiunge - ma intanto sono sicuro che la macchina possa salire molto più su dei 500 mila. Non dobbiamo fare scorte, ma veleggiare tra 1'88 e il 92% di dosi utilizzate rispetto alle consegne. In Italia c'è tutto, grazie a Speranza abbiamo accordi con i medici di famiglia. Hanno aderito 30 mila, con 10 fiale al giorno siamo a 300 mila. Poi ci sono 10 mila farmacie. E 60 mila dosi le possono fare i dentisti”.
 
Poi ci sono anche le aziende. “Abbiamo censito 730 punti vaccinali aziendali. Il sistema è aperto – sottolinea il Generale - e potrebbe crescere a dismisura. Speriamo di aprire alle aziende il prima possibile, appena messi in sicurezza gli over 65. A parità di buona salute, nessuno si scandalizza se una persona di 38 anni che lavora alle presse o nel turismo arriva prima di una di 54 perché la sua azienda è stata più veloce. Lo proporrò al presidente del Consiglio. Speriamo di arrivare a fine maggio all'obiettivo”.
 
In campo anche le farmacie col metodo "walk-in" in cui si vaccina chiunque voglia. “Sì”, conferma il Generale che spiega: “Coperti gli over 65, la mia idea, ancora non condivisa con chi prenderà la decisione finale è di dire a tutti quelli che hanno più di 30 anni: andate e vaccinatevi. Poi ovviamente continueremo a immunizzare anche l'ultimo dei fragili. Ma quando gli scienziati ci diranno che l'incidenza della malattia non è rilevante per le diverse fasce d'età, vorrei che si dicesse: chi ha più di 30 anni si presenta e si vaccina. Poi decideremo le modalità con le Regioni, anche per evitare le resse che abbiamo visto”.
 
Vaccini anche d’estate. “E’ un'idea che sta maturando. Pensiamo di utilizzare strutture presso centri montani o estivi, che potrebbero dare un appeal a quel tipo di utenti. Tutti siamo stati giovani, e sappiamo che i giovani a volte si sentono onnipotenti e pensano: "Tanto non lo prendo". Ma così possono colpire congiunti più anziani. Saremo proattivi, vedremo come strutturare questo piano, ma lo faremo”.
 
E anche nelle scuole. “Sì, stiamo seguendo quello che accade nel mondo scientifico e quello che fanno gli altri Paesi. Può
diventare un modello. Io sono stato ragazzo negli anni Settanta, quando ci vaccinavano pure nelle scuole: stiamo iniziando a pensare anche a idee di questo tipo”.
 
Il problema “no-vax”. “Pensiamo ad AstraZeneca – incalza Figliuolo - bisogna lavorare sulla comunicazione, far capire che un evento collaterale avverso ha dei valori infinitesimi, molto più bassi di quelli della pillola anticoncezionale. Poi ci sono i no-vax, che nel Nord-Est del Paese raggiungono anche il18%. Nelle altre Regioni siamo intorno al10-12%. Il fenomeno è statisticamente rilevante se si sale sopra al 5%, dunque c'è. Quella differenza si può assorbire, ma temo la stagione più calda: pensare che il rischio sia scampato potrebbe farci passare dal "me-vax" al no-vax. Bisogna fare attenzione all'effetto "tana libera tutti"“.
 
E se il non vax è un sanitario?. “Percentualmente è un numero molto residuale. La norma è chiara e prevede fino alla risoluzione del rapporto di lavoro. Va fatta informazione e formazione. È inammissibile far rischiare i pazienti. Poi, fatto tutto, ci sono i direttori delle Asl, ognuno si prenda le sue responsabilità. Governare tutti con la pacca sulla spalla è bellissimo, ma bisogna raggiungere i risultati. La legge c'è, bisogna fare quello che si deve”.
 
Il futuro del Commissario-Generale. “Riguardo al mio futuro - chiosa Figliuolo a Repubblica - ho fissato l'obiettivo di vaccinare gli italiani. Puntiamo a farlo entro settembre. Poi il presidente del Consiglio deciderà. Io rimango a disposizione dell'Italia, con tutta la mia struttura”.

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