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Giovedì 03 GIUGNO 2021
La 194 è un’ottima legge



Gentile Direttore,
leggo le fredde considerazioni economiche del Prof. Rocchi sulle spese sostenute dallo Stato per la 194, “somme rilevanti” che non possono costituire una “priorità” e che “consigliano una migliore utilizzazione dei soldi dei contribuenti piuttosto che destinarli all’interruzione di gravidanza”. Lo studio, sovvenzionato da un gruppo di associazioni cattoliche, porta a concludere che i costi della 194 potrebbero essere “investiti in un fondo con rendimento pari al servizio pagato dallo Stato”.
 
Nello stesso numero di QS la Dott.ssa Francesca Romana Poleggi annuncia tout court il fallimento della 194 mediante argomenti educativi e morali, ad esempio che la 194 “legittima il padre a lavarsi le mani della gravidanza imprevista”, quasi che, se la donna avesse tenuto il figlio della colpa, egli, il padre, sarebbe corso a nozze riparatrici.
 
Di fronte a tanto scempio della realtà, sia per essere stato medico di famiglia fin da prima della 194, sia per le mie esperienze nell’organizzazione sanitaria, non posso esimermi da qualche considerazione.
 
Primo: ogni prestazione rappresenta un costo per il servizio sanitario che non è soltanto quello del singolo atto ma quello del professionista impegnato, dell’organizzazione, della struttura e così via. Sono il Parlamento e il popolo italiano, col referendum confermativo, che hanno deciso di inserire questi oneri nelle prestazioni obbligatorie del servizio pubblico. Le “somme rilevanti”, che lo Stato spende e il Prof, Rocchi contesta (e che sono a bilancio), fanno parte di quella enorme costruzione, il SSN, che l’Italia si è data per ovviare alle disuguaglianze in tema di salute comprese quelle delle donne. La giustizia è un costo costituzionale dello Stato.
 
Secondo: “utilizzare meglio le risorse destinate alla 194” sostiene il Prof. Rocchi. Almeno avesse proposto di investire in aiuti alle donne in difficoltà, in educazione sanitaria, in tutela della salute delle donne! Anche da un economista è lecito attendersi una proposta con qualche apertura sociale, non siamo a Wall Street.
 
Terzo: ho visto nella mia lunga carriera le drammatiche conseguenze dell’aborto clandestino anche in termini di vite umane e, dopo la legge, i tormenti e le ansie delle donne che vi dovevano ricorrere. Questo studio dimentica l’abbandono delle donne, le tragedie personali e familiari, le violenze, le morti, la sofferenza umana che esiste e cerca risposta nei valori di un sistema pubblico che non vuole lasciare solo nessuno. L’aborto è un dramma, sempre presente nella storia dell’umanità e le donne sono sempre state abbandonate in questa tragica situazione.
 
Al contrario di quel che sostiene la Dott.ssa Poleggi in molte Regioni i consultori funzionano e il sistema pubblico offre soluzioni pur negli scarsi finanziamenti erogati da tutti i Governi, compreso quelli affidati a Ministri del Centro Destra, la maggioranza dal 1980 a oggi. Nell’IVG vanno messi in conto i benefici sociali oltre a quelli clinici, cioè ai costi delle complicanze dell’aborto lasciato nelle mani delle mammane.
 
Infine. Ma davvero qualcuno pensa che la denatalità sia frutto dell’interruzione di gravidanza? La genitorialità e l’interruzione di gravidanze indesiderate sono due fenomeni culturali, antropologici e sociali assolutamente incomparabili. L’incremento della ricchezza porta alla denatalità: perfino la Cina ora consente tre figli per coppia. Mai, in nessuna epoca, l’aborto ha influito sul controllo delle nascite. L’aborto è un modo doloroso per risolvere una situazione personale di abbandono non per controllare il tasso di natalità di un paese.
 
La Dott.ssa Poleggi ha un simpatico tono del tipo “se seguiti così finirai all’inferno”. Ma se esiste ancora l’aborto clandestino non è perché in questo paese si è sempre ostacolato l’educazione sessuale e chi ne ha colpa? I problemi di salute pubblica derivano dalla solitudine delle donne in difficoltà non dalla 194.
 
Non è con la banalizzazione di un dramma o con il terrorismo delle fake news che si affrontano simili problemi sociali e culturali bensì con l’umiltà dell’ascolto e della comprensione. La 194 è un’ottima legge. Chiunque sarebbe lieto di non avene bisogno, però, grazie a questa legge, l’abortività si è drasticamente ridotta e non di poco.
 
Antonio Panti
Già Presidente Ordine Medici di Firenze, componente della Commissione Deontologica FNOMCeO
  

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