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Venerdì 09 LUGLIO 2021
Fine vita. Prima della legge pensiamo alle Cure Palliative



Gentile Direttore,
accolgo con preoccupazione e profondo dispiacere la notizia dell’approvazione, da parte delle commissioni Giustizia ed Affari Sociali, del testo di Legge base sul Fine Vita. Tema delicato quello del fine vita e della gestione dei cosiddetti malati terminali. Non è facile parlarne né, tantomeno, affrontarlo. Ma in uno Stato di diritto civile e moderno, prima di affrontare la terminalità con una legge sul fine vita, mi preoccuperei di potenziare e rendere efficienti le Cure Palliative, nate appositamente per gestire il fine vita.

Mi viene in mente una similitudine un po' forte ma che può rendere l’idea: è come se per risolvere il problema dell’affollamento delle carceri si approvasse una legge sulla pena di morte. Sicuramente non sarebbe un gesto da Stato laico e civilizzato. E allora perché non realizzare appieno quello che enuncia la legge 38/2010 sulle cure palliative e poi, semmai, pensare a situazioni estreme da gestire con una legge ad hoc sul fine vita?

Le cure palliative sono una disciplina con immense potenzialità. Purtroppo, però, ancora oggi in Italia non c’è uniformità nell’applicazione, nella gestione nonché nell’organizzazione delle stesse da regione a regione e, in alcuni casi, anche da provincia a provincia o anche da Azienda Sanitaria ad Azienda Sanitaria. Ad esempio in molte regioni le reti locali di cure palliative esistono solo sulla carta e alcune ASL non hanno ancora deliberato su tali reti.

Ancora, circa l’accreditamento delle reti di cure palliative, solo poche regioni virtuose hanno intrapreso questa strada mentre la maggior parte naviga in una palude di ignoranza ed incompetenza. Per quanto riguarda invece la formazione degli operatori che lavorano nei reparti e nelle Unità di Cure Palliative Domiciliari è stata istituita la specializzazione in Cure Palliative ma, a tutt’oggi, non si conosce l’ordinamento didattico né, tantomeno, in quali Università verrà attivato il corso di specializzazione. E comunque, se per i medici è stato istituzionalizzato un percorso formativo, questo non esiste per le altre figure che lavorano nelle equipe di cure palliative (infermieri, fisioterapisti, psicologi ed assistenti sociali) per i quali la formazione è appannaggio di Università con poca esperienza nel campo delle cure palliative e con corsi tenuti da docenti la cui formazione è soprattutto teorica.

Verifichiamo chi sono i professionisti che, ad oggi, lavorano in cure palliative, con quali titoli accedono a tale lavoro e con che tutela per i pazienti seguiti. Supportiamo le famiglie ed i caregiver con leggi che riducono la burocrazia e favoriscono l’assistenza domiciliare. Uniformiamo ed ottimizziamo i percorsi per accedere alle cure palliative. Introduciamo il medico palliativista in ospedale come figura centrale e non come specialista di serie B da coinvolgere soltanto quando si deve liberare un posto letto. Sviluppiamo le cure palliative di base con coinvolgimento massimo dei medici di famiglia. Insomma rendiamo la Legge 38/2010 pienamente operativa e, forse, ci accorgeremo che potrebbe non servire alcuna legge sul fine vita.

Dr. Francesco Scarcella
Medico Palliativista

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