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Giovedì 15 LUGLIO 2021
Pnrr. Fvm: “Il Governo apra uno spiraglio alle borse di studio anche per le altre professioni sanitarie”

In una lettera indirizzata ai vertici del Governo, il presidente della Federazione Aldo Grasselli sottolinea come oggi "medici veterinari, farmacisti, psicologi, biologi etc, sostengono le loro specializzazioni a proprie spese, spesso non hanno accesso ai servizi del Ssn e non entrano 'in squadra' in modo funzionale ma seguono studi essenzialmente accademici mentre attraverso contratti di formazione lavoro e borse di studio potrebbero essere utilmente inseriti anche in percorsi di apprendimento sul campo".

La Federazione veterinari, medici e dirigenti sanitari plaude l'iniziativa del Governo plaude l’aumento di 4.200 contratti di specializzazione che ne porterà a finanziare 17.400 in totale. Il presidente Aldo Grasselli però, in una lettera indirizzata a Draghi, Speranza, Messa e Franco chiede di aprire uno spiraglio anche alle borse di studio per le altre professioni sanitarie "se non ad un nuovo modello di specializzazione attraverso contratti di formazione/lavoro nei Teaching hospital e nei servizi territoriali di tutti i professionisti della dirigenza medica e sanitaria".
 
"Medici veterinari, farmacisti, psicologi, biologi etc, sostengono le loro specializzazioni a proprie spese, spesso non hanno accesso ai servizi del Ssn e non entrano “in squadra” in modo funzionale ma seguono studi essenzialmente accademici mentre attraverso contratti di formazione lavoro e borse di studio potrebbero essere utilmente inseriti anche in percorsi di apprendimento sul campo al fianco dei medici specializzandi", scrive Grasselli.
 
"La sanità ha bisogno anche di loro. Va benissimo aumentare le risorse per la formazione medica, ma è il momento di rivedere la qualità della spesa non solo aumentare le voci storiche senza una analisi critica e innovativa sui nuovi bisogni. L’allocazione delle risorse del Pnrr e una innovazione strategica della formazione del personale del Ssn devono essere funzionali ai bisogni complessivi della sanità pubblica e avviare il cambiamento di alcuni paradigmi che negli scorsi decenni hanno fossilizzato il sistema del turn over, penalizzando i livelli quali-quantitativi delle prestazioni del Ssn e frustrando le aspettative e le potenzialità dei laureati di molte professioni sanitarie", conclude Grasselli.


 

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