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Venerdì 08 OTTOBRE 2021
“Assumere i 66mila precari reclutati durante emergenza Covid”. La proposta di Fiaso

Il presidente della Federazione Migliore: “Colmare le carenze di organico, sviluppare i progetti del Pnrr e investire in formazione su personale destinato a rimanere nelle aziende sanitarie”

Assumere i precari della sanità reclutati durante l’emergenza Covid. È la proposta inviata dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere alla presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministri, ai presidenti di Camera e Senato, ai capigruppo parlamentari e alla Conferenza delle Regioni, per consentire la stabilizzazione del personale che nell’ultimo anno e mezzo ha affrontato in corsia l’emergenza pandemica.
 
Due le proposte di emendamento all’articolo 20 Dlgs 75/2017 ipotizzate. La prima prevede che possa essere assunto a tempo indeterminato chi è stato reclutato a tempo determinato, anche mediante conferimento di incarico di lavoro autonomo ovvero di collaborazione coordinata e continuativa a decorrere dalla data di deliberazione dello stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei ministri, da aziende ed enti del servizio sanitario e abbia maturato, al 31 dicembre 2022 almeno dodici mesi di servizio. La seconda, invece, allunga al 31 dicembre 2024 i requisiti per la stabilizzazione introdotti dalla c.d. Legge Madia: possono essere assunti coloro che sono stati reclutati a tempo determinato, a decorrere dalla data di deliberazione dello stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei ministri, da aziende ed enti del servizio sanitario e abbiano maturato, al 31 dicembre 2024, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale almeno trentasei mesi di servizio.
 
“L’iniziativa – spiega la Fiaso - nasce dalla necessità di rafforzare le dotazioni organiche delle Aziende sanitarie e ospedaliere che negli ultimi 18 mesi hanno potuto contare sul contributo straordinario di oltre 83mila nuovi operatori. La fase di reclutamento eccezionale avviata con l’emergenza, con forme contrattuali e procedure flessibili, infatti, ha determinato un consistente incremento del numero dei precari che lavorano nel SSN. Grazie al loro impegno e alla loro professionalità le Aziende hanno potuto far fronte in modo efficace ad un momento storico senza precedenti”.
 
Sulla base dei dati trasmessi a fine aprile 2021 dalle Regioni e Province autonome al Ministero della Salute, nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021 risultano essere stati reclutati 83.180 operatori. Il personale sanitario reclutato nel periodo di emergenza in condizione di precariato consiste di 66.029 professionisti. Va sottolineato come i 21.414 medici reclutati in questo periodo costituiscano il 21 per cento della forza esistente ad inizio pandemia; inferiore ma sempre significativa quella degli infermieri, il 12,5 per cento. Il restante personale (29.776 unità) è costituito da operatori sociosanitari ed altre professionalità necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria (tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, assistenti sanitari, biologi, etc.). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state sul 12,5 per cento dei medici, il 27,4 per cento degli infermieri, il 23,7 per cento delle altre figure professionali.
 
“Si tratta – scrive Fiaso - ora di riconoscere a questi professionisti il ruolo ricoperto, attraverso una più rapida procedura di stabilizzazione alle dipendenze del SSN. Oltretutto, in un momento in cui il collocamento in quiescenza obbligatorio della generazione degli anni ’50 sta provocando allarmanti esigenze di turn over per garantire i livelli essenziali dei servizi sanitari e socioassistenziali”.
 
“L’obiettivo della proposta di Fiaso è quello di valorizzare l’esperienza maturata durante l’emergenza Covid nelle aziende sanitarie e ospedaliere e riconoscere la professionalità e il lavoro svolto dagli operatori sanitari reclutati nel corso della pandemia – spiega il presidente Fiaso, Giovanni Migliore – Ma non è una semplice gratifica per quanto fatto in questi 18 mesi nei reparti o negli hub. Si tratta di costruire insieme il futuro del servizio sanitario nazionale e, per farlo, non si può non investire in risorse umane. Le assunzioni consentirebbero da subito di colmare le carenze di organico, determinate da anni di restrizioni della spesa e dall’imbuto formativo, superando la precarietà, e di soddisfare il fabbisogno organizzativo per lo sviluppo del PNRR, mettendo in sicurezza il sistema sanitario di fronte ad eventuali nuove emergenze pandemiche. Ma, soprattutto, ci permetterebbero di programmare e di investire in modo efficiente ed efficace le risorse assegnate alla formazione, destinandole esclusivamente al personale realmente ingaggiato a tempo indeterminato nell’organizzazione del SSN”.

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