quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 11 LUGLIO 2012
Parkinson. Per fare la diagnosi basta una telefonata

Un algoritmo sviluppato dal MIT identificano nella voce i primi segni della patologia. In futuro non solo si potrà così riconoscere il morbo al più presto e cominciare a trattarlo, ma il metodo potrebbe essere utile anche nel caso di altre patologie, come ansia o depressione.

Una telefonata ti allunga la vita, diceva un tempo una pubblicità italiana. Da domani potrebbe magari non prolungarla, ma cambiarla sicuramente: presto potrebbe infatti essere possibile diagnosticare il morbo di Parkinson con una semplice chiamata a un computer. Alcuni scienziati del MIT, hanno sviluppato un algoritmo capace di diagnosticare la patologia dal suono della voce, senza il bisogno di esami invasivi. Il progetto è stato presentato a Edimburgo all’ultimo convegno TEDglobal, una delle più famose conferenze sull’innovazione del mondo.
 
Il problema della diagnosi del Parkinson è centrale, poiché i farmaci riescono a rallentarne la progressione, ma ancora non esiste cura. Ma identificare il morbo è difficile: fino ad oggi è possibile farlo solo con lunghi e costosi test, che possono essere condotti solo in ospedale o in clinica, tanto che molti casi rimangono senza diagnosi.
Tutto questo potrebbe però cambiare con il nuovo approccio. I ricercatori hanno infatti testato il metodo ottenendo risultati stupefacenti: processando 263 registrazioni di 43 persone diverse, l’algoritmo ideato dagli scienziati del MIT è stato capace di riconoscere i pazienti affetti da Parkinson nel 99% dei casi. Il programma era stato precedentemente “allenato” a riconoscere 10 diverse disfonie e a cercarle nelle parole dei pazienti, ai quali veniva chiesto di ripetere sei o sette sillabe in cui la lettera “a” era pronunciata in modo diverso.
In particolare l’algoritmo processava la voce per identificare in essa cambiamenti rilevatori, come problemi nel controllare le corde vocali, il palato, o l’intensità dei suoni, tremolii nel tono, mancanza di fiato o raucedine, anche se talmente lievi da essere difficilmente percettibili all’orecchio.
 
Ad oggi gli scienziati hanno anche messo in piedi un sito, http://www.parkinsonsvoice.org/, all’interno del quale ci sono i numeri da chiamare per aiutare il progetto. “Sia che tu non sia malato, sia che tu conviva con il morbo di Parkinson, aiutaci a raccogliere le informazioni vocali che ci servono per costruire un sistema di screening e monitoraggio dei sintomi della patologia”, si legge sulla homepage del sito, nel quale però ancora non esiste un numero da chiamare in Italia. L’obiettivo del team è quello di raggiungere le 10 mila chiamate, in modo da avere un campione abbastanza significativo sia di pazienti che di persone sane.
Progetti simili stanno partendo anche per altre patologie: degli spin-off di quest’iniziativa – sempre condotti dal MIT – sono stati messi in piedi per riconoscere depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress.
 
Laura Berardi

© RIPRODUZIONE RISERVATA